Eugenio Borra è ormai una colonna del punk italiano, al pari - o quasi - di pesi massimi come Steno o Kozza. Dopo la sua avventura con i primi gruppi a Torino, Youngang e Banda del Rione, si è fatto una casa sua con i Bull Brigade.

Inquadrare quest'opera ad oggi è piuttosto complesso, perché sappiamo cosa è uscito prima e cosa è uscito dopo, vedendo quindi "Vita libertà" schiacciato tra due dischi diversissimi come "Il fuoco non si è spento" e "Strade smarrite". Credo che i Bull Brigade, purtroppo, siano peggiorati nel tempo: il lodevole intento di Eugy di rinnovarsi lo ha portato da un grintosissimo Oi! con le palle quadrate e un pop-punk più facilone che a tratti sfiora sonorità trap visto che, a farci caso, la timbrica da lui usata, mozza e roca, non differisce poi tantissimo da quella di molti trapper, offrendoci così un sound che a mio avviso mal si presta a raccontare le storie che vengono narrate in "Strade smarrite". Nel disco in questione però questo processo è solo agli inizi e in effetti è un'unione tra i nuovi e i vecchi 'Brigade. Ci sono momenti cazzuti e momenti meno cazzuti, ma per ora non vale l'equazione "non cazzuto=di bassa qualità".

L'attacco è "Mai confonderla". Certo, ben altra pasta rispetto alla monumentale "Dopo la pioggia" (per non citare "Quale destino per noi"...) ma la canzone si difende veramente bene, con una melodia ruffiana ma valevole. Di un altro livello la più metallara "Motorcity", con un bridge bruttino che non intacca la resa di un pezzo bellissimo con un coro assurdo: "Resta con noi prigioniero di un sogno, dentro notti così... Motorcity: punk e skins!". Bellissima anche "Perduto amore", tornano accenni "orecchiabili" nel ritornello inseriti in un brano di spessore. Segue la quadratissima "Pirati del Po" per lasciare spazio alla title-track; il confronto con la title-track del disco precedente è perso ma non impietoso, assolutamente, portando questa traccia a chiudere il lato migliore del disco. "L'ultimo pentito" non è eccezionale, ma sul finale sfodera il colpo di coda, un assolo hard rock a metà tra Iron Maiden e Guns and Roses. Sul brano "P.S.M." torneremo dopo, citando adesso invece la conclusiva "Troppo distanti", gradevole ma prevedibile e non incisiva, con un sound che - diciamo - i Bull Brigade ne hanno sforgiati di più robusti. Il featuring con Aban sembrerebbe ricollegarsi al discorso sulla trap fatto inizialmente, ma non è così; ritengo infatti che questo brani sfugga alla descrizione di malriuscita contaminazione rap nel punk, regalando invece una canzone ben congegnata con una buona impostazione e un ritornello ottimo. Chi non è fan del rap o semplicemente non è avvezzo a certe sonorità storcerà il naso, ma il brano è "oggettivamente" buono.

Bene, conclusa la descrizione track-by-track apprestiamoci alle considerazioni del disco nella sua interezza. Il disco gode di salute propria e non è solo un fratellino dell'insuperabile "Strade smarrite", ma diciamo che almeno cuginetto lo è. In effetti non si può negare che Eugy stia continuando a cantare le sue memorie e il modo in cui queste sue memorie si uniscono al mondo (e alla sua stessa persona) che cambia e cambiano con esso; il risultato però è un pochino di già sentito, di poca innovazione nei testi, portando i testi di questo disco a essere nulla di nuovo rispetto a quelli di "Strade smarrite", ma un po' peggiori in quanto meno originali. È ancora forte l'imprinting della madre Torino, ovviamente, ma questo non è un male. Diciamo che il percorso del gruppo intrapreso fino a questo disco non è ancora "troppo ripetitivo" e offre quindi vari spunti ottimi, non solo al livello testuale ma anche musicale. Qua infatti un punto cruciale: i Bull Brigade dimostrano che non c'è scritto da nessuna parte che se fai punk devi essere una capra a suonare. Suonano ammodino, come si dice dalle mie parti. Eccheccazzo, ma quei riff, quegli assoli, quelle sezioni ritmiche. Tanto di cappello, qua non gli si può dire nulla. Del resto era già evidente in "Strade smarrite", ma il confermarsi della band non può che far piacere.

Alla fine della fiera cosa abbiamo quindi? Per chi ha amato il debutto della band, disco col quale il confronto è inevitabile e corretto, le atmosfere e la grinta sono sicuramente meno intense e del resto i componenti del gruppo invecchiano (maturano, ma anche invecchiano...) e, come disse un milite ignoto su qualche webzine riferendosi al fatto che gli Iron Maiden non suonino live "Purgatory", "ci sta che a una certa età non vuoi più esprimerti in un certo modo". È vero, fa male vedere che a tratti i Bull Brigade vorrebbero ancora esprimersi in quel modo ma "non ce la fanno", ma in fondo quanto peso può avere questa cose per una band del loro tipo? Un disco bellissimo quindi: sì, non un capolavoro trascendentale, ma un disco veramente bello, che fa una bella doppietta col precedente e forse qualcuno glielo preferisce pure. Tante belle canzoni, belle da ascoltare e da suonare. Qualche filler? Certo, ma perdonabile. Voto: 83/100.

Elenco e tracce

01   Mai Confonderla (00:00)

02   Motorcity (00:00)

03   Perduto Amore (00:00)

04   Pirati Del Po (00:00)

05   Vita Libertà (00:00)

06   L'Ultimo Pentito (00:00)

07   P.S.M. (00:00)

08   Troppo Distanti (00:00)

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