Bummer" tradotto in italiano: "pacco", ma anche "fallito".

Nome a dir poco azzeccato per questo trio del Kansas, miserrimo Midwest della lontanissima America.

Musica scomposta, disturbante. Squallide visioni messe in piedi con acuto cinismo.

Undici brevissimi capitoli in una mezz'oretta di impuro delirio uditivo ed il consueto corollario di frastuono assordante, minaccioso, limaccioso, pescando a mani bassissime da degenerate band dei lontani anni novanta: Cows, Alice Donut ed anche Unsane.

Con la voce che spesso è debitrice della follia di un certo Mike Patton.

Rumore selvaggio, basso megalomane, chitarre rotanti, arroventate. Cantato strappato, mangiandosi parole e frasi intere, ai confini dell'assurda cacofonia ma noi adoriamo tale sporcizia, tale pattume...

Eccovi dunque servito questo ordigno infernale, lanciato a velocità illegale in una nuvola caliginosa, nel clangore generato dal disagio.

Osservatelo avanzare indisturbato, mentre travolge qualsiasi brandello di sogno americano andato in frantumi e abbandonato lungo pianure depresse, senza meta predicando il Nulla cosmico.

Tragico paradigma sonoro della disgregazione in atto, defecando fiamme e vomitando catrame.

Astenersi fieri intellettuali radical chic in cerca di innovazione, costoro l’hanno segregata nello scantinato di una fattoria abbandonata nel Kansas, poi hanno buttato la chiave dopo averci ruttato sopra.

Sempre ammesso che la rabbia abbia bisogno di nuove forme di espressione per essere efficacemente udibile.

Ah … “I Want To Punch Bruce Springsteen In The Dick” ? … t(r)itolo dell’anno.

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