I Bush, a tre anni di distanza dal loro album che gli ha definitivamente consacrati e fatti conoscere al mondo, Razorblade Suitcase, capiscono che è ora di cambiare strada ed iniziano ad attuare una profonda sperimentazione con "The Science Of Things", un album che presenta un sostanziale uso di elettronica, drum-machines, samples e loops vari.
Si parte subito con Warm Machine, e si capisce subito che qualcosa è cambiato, il pezzo parte bene anche se si perde un po' in un chorus leggermente banalotto. Si prosegue con Jesus Online, un gran bel pezzo in cui i Bush fanno capire di saper utilizzare molto bene l'elettronica, il brano inizia con un basso acido per poi esplodere nel ritornello, la formula è quella classica del grunge ma gli arrangiamenti qui fanno la differenza. Chemical Between Us, che è sicuramente la canzone piu' conosciuta dell'album, il cui video è stato per molte settimane ai primi posti delle classifiche mondiali. Altro brano da segnalare è certamente Prizefighter, il pezzo piu' "Grunge" dell'album, che si ricollega in parte ai lavori precedenti, ma decisamente piu' originale e ricoperto in strati di arrangiamenti sinuosi. E' presente in questo lavoro anche la moglie di Gavin Rossdale, la ex cantante dei No Doubt Gwen Stefani, che duetta nel brano Spacetravel, anche se il suo contributo al brano è pressochè inutile, infatti la sua voce è appena percettibile.Ma le vere perle dell'album sono sicuramente tre; 40 Miles from the Sun, Dead Meat e Letting The Cables Sleep, questi brani fanno alzare il livello qualitativo dell'album in maniera decisiva, e si dica quel che si voglia dei Bush, ma molte band darebbero un braccio per poter avere nel loro repertorio canzoni del genere. Dead Meat è la perfetta sintesi dei nuovi Bush con quelli vecchi, parte con la voce appena sussurrata di Gavin, per poi lasciarti senza fiato all'esplosione del ritornello. Le due ballads invece ti portano semplicemente in un'altro mondo, sia 40 Miles from the Sun che Letting The Cables Sleep, con dei testi stupendi, creano un'atmosfera alienante nell'ascoltatore.
In definitiva, un'ottimo album di questa band che ha sempre dovuto fare i conti con la critica di essere dei cloni dei Nirvana, a parer mio vera solo in parte e sopratutto maggiormente riscontrabile nel loro primo album, ma che già con Razorblade Suitcase si percepiva un distaccamento ed una maggiore personalita; e con questo lavoro, ingiustamente trascurato, prendono una strada nuova e si allontanano definitavemente da questa critica creando canzoni assolutamente personali e di livello qualitativo molto buono, anche a livello di testi, basti leggere quello di Letting The Cables Sleep, scritta da Gavin Rossdale per un'amico che aveva contratto l'HIV.
Un'album da ascoltare senza pregiudizi ed a mente aperta, solo in questo modo lo si potra' apprezzare appieno.
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