Spesso apostrofati come la malriuscita risposta britannica al grunge americano, da sempre hanno preso si esempio dai più venerati colleghi d'oltreoceano, ma non hanno mai disdegnato un approccio più 'cool', più caldo più in generale melodico, mi viene infatti da pensare a dei loro classici come "Everything Zen" o la stupenda "Glycerine".
Da oggi, sono passati ben 17 anni dalla morte di Cobain, seguito nell'oltretomba da Layne Staley nel 2002, ebbene i Bush di Gavin Rossdale alla faccia dei prevenuti sono ancora li, tornando dopo 10 anni di silenzio con "The Sea Of Memories".
Tanto di ottima apertura con "The Mirror Of The Signs" e che lo si voglia chiamare grunge o rock alternativo poco cambia, ciò che importa è che convince. Rimasi positivamente sorpreso quando casualmente su Virgin Radio ascoltai il singolo "The Sound Of Winter" uno dei punti d'apice del disco e mi venne da pensare: "se Rossdale dimostra ancora di saper scrivere in questo modo e la band riesce a mettere su una struttura musicale di tale livello, il disco sarà di ottima fattura". A dimostrazione che tutto sommato, le mie previsioni non furono del tutto sbagliate, vi è anche una buona traccia come "All My Life", altresì a ricordarci che stiamo nel 2011 e il rock se non è morto, è in coma, patendo parecchio la pressione del denaro, ci sono pezzi come la orecchiabile "Afterlife" e il pianoforte di "All Night Doctors" che non convincono del tutto, e che in particolare sanno un pò di forzato. Proseguendo l'ascolto del disco non sembrano esserci episodi particolarmente brillanti, dopo un paio di tracce che sanno di usato, risultano tutto sommato gradevoli pezzi come "She's A Stallion" e "Stand Up" mentre "The Heart Of Matter" sembra rimettere il disco sui buoni binari dei primi pezzi, ma non è abbastanza. A chiudere l'album il lento "Be Still My love" che nonostante i ritmi blandi, non demerita. Da sottolineare infine la presenza in diverse tracce di frasi enunciate da una voce femminile, frasi apparentemente non correlate al pezzo, ma forse unite tra loro da un unico significato.
Per chiudere possiamo dire che i Bush hanno ancora un loro valore e peso specifico, ma a distanza di 10 anni dall'ultimo disco ufficiale probabilmente potevano fare qualcosa di più. In linea generale sembra quasi che si siano limitati rispetto alle effettive potenzialità, tuttavia è giusto anche sottolineare come ormai la band londinese non è più giovanissima, con Rossdale e il batterista Robin Goodridge ormai prossimi ai 'cinquanta'. Tutto sommato un gradito ritorno anche per chi a distanza di anni, vede dietro di loro i fantasmi dei vari Cobain e compagnia, fantasmi che con un sound ormai lontano dal grunge dei nostalgici anni '90, sembrano ormai definitivamente scacciati, forse anche loro persi negli abissi del 'mare di ricordi' della band inglese.
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