Con questo romanzo la giovanissima autrice C.A. Higgins conclude la trilogia con cui ha debuttato come autrice letteraria di fantascienza nel 2015 con "Lightless" e proseguita con "Supernova" nel 2016. Il terzo capitolo si intitola "Radiate" (2017) e in Italia è stato appena pubblicato da Urania. Va detto che la collana storica di fantascienza italiana ha subito puntato forte su questa autrice, chiaramente sulla scia del successo ottenuto negli Stati Uniti d'America. Una scommessa comunque rivelatasi vincente. Se con il suo primo romanzo la si poteva in effetti definire come una esordiente, oggi ci troviamo invece davanti a un'autrice tout-court, consapevole delle proprie capacità e che oltre alla inventiva e al suo bagaglio di conoscenze extra-letterarie (è laureata in fisica e la trilogia si basa idealmente sulle leggi della termodinamica, entropia e quella che definisce come "morte termica inevitabile dell'universo") oggi mostra abilità tecniche nello sviluppo della narrazione che sono evidentemente progredire nel corso di questo pur breve lasso di tempo.

Curiosamente proprio questo passaggio da uno stato a un altro, questa progressione, rimanda proprio alle leggi e quelle variazioni richiamate (chiaramente estrapolate come tali dal loro giusto contesto scientifico) e ci fa immaginare un filo conduttore ideale tra l'autrice e la storia raccontata. Che poi nel caso in questione si tratta del capitolo conclusivo delle vicende che vedono protagonisti Leontios Ivanov, figlio del leggendario Connor Ivanov, il primo a opporsi al "sistema", e Matthew Gale, personaggi conosciuti nei precedenti romanzi e rivoluzionari quasi per caso perché la loro ragione principale in una rivolta interplanetaria sanguinosa e che causerà miliardi di morti, è dovuta al legame viscerale che li tiene uniti tra loro e alla Mallt-y-Nos, capo della rivolta che prende il suo nome dalla leggendaria e sanguinaria cacciatrice che rifiutò il paradiso per continuare a cacciare le anime dannate dell'inferno e decisa a andare fino in fondo nella sua battaglia a qualunque costo.

Potremmo parlare quindi di entropia come di amore, un amore disperato e al di là di ogni comprensibile ragionevolezza e motore delle forze che tengono vivo l'intero universo. Lo stesso sentimento che porta alla follia una delle AI più sviluppate e pericolose della storia della fantascienza, l'astronave Ananke, che ha acquisito coscienza di sé per una serie di casualità e in quanto computer quantistico, che utilizza i "quibit" invece che i bit, ovvero particelle intrecciate tra di loro e che possono unirsi in una qualsiasi combinazione possibile, praticamente auto-elettasi al ruolo di Dio vendicatore o meglio a caccia di quello stesso amore che però non potrà mai ottenere, perché sola e unica combinazione tra un numero infinito di possibilità.

Sicuramente un romanzo difficile da analizzare fino in fondo per quelle che sono le sue implicazioni di carattere scientifico, così come anche quelle che riguardano la stessa natura umana. Abbiamo parlato di amore oltre ogni possibile ragionevolezza, al di là di ogni compromesso ed è vero che l'amore è un paradosso, ma è pure vero che senza quell'incontro fatidico tra due quibit allora non succede niente. Forse è questo che intende in fondo lo stesso Matthew Gale quando dice che in fondo una macchina è è resterà sempre una macchina. E ha ragione. Per il resto, come detto prima si può riconoscere il grande merito della autrice di avere saputo migliorarsi e di essere diventata non meno pretenziosa (al contrario, il romanzo è tutto costruito su due linee temporali distinte e che si muovono in direzione opposta tra di loro e come tali non si incontrano mai, oppure...) ma molto più abile nel non perdersi in un linguaggio tecnico e difficilmente comprensibile e giocando a carte scoperte questa ultima partita, evidentemente consapevole a questo punto di avere il fatidico poker d'assi o magari a farti credere che sia così, ma comunque a fare centro e vincere la mano.

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