Odio verso le feste comandate viscerale e ricambiato.

Starsene lontano da tutto e da tutti, cellulare staccato e cuffie alle orecchie. Farsi una doccia dopo una tappa dal kebabbaro e stendersi sul letto, Lucky sopra il comodino, vino a portata di mano: emozioni che scorrono incontrollate. Sentire il bisogno di quella brezza che strazi, tormenti, che faccia sprofondare nel baratro dell'affanno interiore. Abbassare le palpebre, alleggerirsi e pian piano rendersi conto di quanto l'ambiente sia diventato confortevole ed anestetizzante, il giusto premio per i continui sforzi verso qualcosa di atipico ed agognato. Sentir riecheggiare ''Contro.Luce'', la sua polvere straziante e respirare a fondo quel vivo senso di angoscia che emana. Suggestioni amplificate. Un pò di vino...

''Quando chiudere gli occhi somiglia un pò a morire

Quando chiudere gli occhi vuol dire svanire

Deve esserci un modo per togliere le spine

Deve esserci un modo per spegnere il dolore del cuore

Senza farlo sanguinare''

Parole familiari, italianità finalmente abbracciata. Presente e passato che si legano indissolubilmente annunciando un domani senza luce. Una pioggia incessante che si rassegna lentamente al buio. Un tarlo che dilania il tempo, deteriora, che lacera l'esistenza e che trasforma il corpo in materia oscura con ancora sangue nelle vene. Colonna sonora sensuale che non fa sconti, che non lascia via d'uscita. Lamenti consapevoli, limpidi. Un chiodo arrugginito piantato a forza nella carne viva. Ancora un pò di vino...

''Sporco nel cuore, falso nel vero

Luce nel cielo, bianco nel nero

Di un solo pensiero lasciato indietro

Lasciato nel mezzo di un solo sentiero'' 

Sublimazione dell'abbandono. Tentativo di renderlo necessario dopo averlo conosciuto in tutta la sua essenza. Lo stesso cammino del precedente ''The Unsaid Words'' e prima ancora di ''A Calling to Weakness'', due meraviglie d'inestimabile dolore. E qui...riuscire a far meglio. Ambient, Darkwave, gemiti elettronici al servizio della meditazione incontaminata. Ventuno brani tra espansione e lentezza, tra suoni filtrati, effetti, innesti etnici mediorientali, orchestrazioni e sperimentazione; melodie che ti si piantano in testa e crescono, attimo dopo attimo, per poi sbocciare definitivamente, sempre dentro, fra palate di sofferenza e sgomento. L'ultimo sorso di vino...

''Finestre senza sbarre

Mondo senza voce

Ombre senza pace

Buio controluce'' 

Colpevole ed ermetico, dispotico e struggente. Soffice, benevolo, a tratti impercettibile. Idilliaco. Un disco che ha il potere di enfatizzare ben oltre il limite dell'umanamente tollerabile le sfumature della tristezza. Dopo essersi rassegnati ai 70 minuti di ''Contro.Luce'' anche aver fatto sei al Superenalotto, anche aver trovato un lavoro a tempo indeterminato sembra una disgrazia insanabile. Roba pericolosa. Roba che avvelena l'anima. 

Alzarsi dal letto, asciugarsi le lacrime, svuotare il portacenere, scostare le tende e fissare giù...fissare nel vuoto. Evitare ad ogni costo di farla finita.

 

 

 

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