Noi italiani abbiamo un'innata capacità nel malgiudicare i fenomeni artistici. Tronfi di orgoglio per il nostro Rinascimento, la classicità e Giosuè Carducci, tendiamo a schernire il vero talento mortificandolo e, dopo aver gettato nel dimenticatoio artisti dalle buone potenzialità, aspettiamo che la storia torni indietro sui suoi passi per rivalutarli (i nostri tempi vanno dai 30 ai 200 anni e oltre). Lo abbiamo fatto con Giorgio Gaber, Pierpaolo Pasolini e lo faremo con Oriana Fallaci come con molti altri intellettuali.

Allo stesso modo, Carmen Consoli è ormai entrata nella fascia di artisti apprezzati da parte della critica e totalmente incompresi da gran parte del pubblico. Perchè? Semplicemente perché ha dimenticato di fare un album di cover di vecchie glorie italiane e tradurlo in spagnolo, così da arraffare un bel Grammy (Intelligenti pauca) e ha preferito sfoderare il suo lato cantautoriale lasciandosi ispirare per questo suo ultimo lavoro dalle atmosfere grottesche e contraddittorie della Sicilia, la sua terra natia, la stessa di Giovanni Verga al quale il disco deve in parte le storie che ogni traccia racconta, storie di misera quotidianità scandite da quella mentalità tradizionale, a tratti grezza, che caratterizza l'isola (e anche un buon numero di noi italiani.).

"Eva contro Eva" è il titolo di questo nuovo album che fa il verso (come molti avranno già capito) ad un famoso film del 1950 "All about Eva".Le prime due canzoni del disco, "Tutto su Eva" e "Maria Catena" affrontano un tema di pirandelliana memoria: l'impossibilità da parte di ogni individuo di evadere da uno schema prestabilito dagli altri, da una forma che lo priva di qualsiasi autonomia e integrità, riducendosi ad un personaggio e recitare la parte che gli è stata assegnata. Si passa poi ai cupi personaggi della "Dolce attesa", che siedono spettatori d'avanti al dramma di una donna convinta di essere incinta pur non essendolo, alla drammatica figura di una donna che aspetta da anni il ritorno dal fronte del figlio senza riuscire a convincersi della sua morte ("Preghiera in gola") e alle nevrotiche notti di "Piccolo Cesare" timoroso che la "Coscienza popolare...offenda la ragione ed alimenti ideali di uguaglianza".

Le descrizioni delle anime che popolano questi testi sono vivide e la "Cantantessa" ti obbliga quasi ad affezionarti alle medesime come se facessero parte delle nostre singole realtà, il tutto accompagnato da una musica dalla struttura apparentemente semplice che fa eco all'antica tradizione popolare italiana facendo ricorso a sonorità semplici, tribali, ancestrali. La quinta traccia "Il pendio dell'abbandono" (già colonna sonora del film di Faenza "I giorni dell'abbandono") concentra in un testo breve il sublime che si nasconde dietro la solitudine, una commistione di sentimenti contrastanti come il senso di smarrimento e la cosciente convinzione che prima o poi "Un vento caldo annuncerà il risveglio di tempi migliori". Il cd si chiude con "Madre terra", scritta insieme alla africana Angelique Kidjio; la descrizione di un'esperienza panica (in altri termini una mezza scopata con la natura), "il signor Tentenna", primo singolo e pezzo più scadente e "Il sorriso di Atlantide"

La Consoli con questo "Eva contro Eva" conferma assolutamente il suo stile e le sue capacità musicali ma di sicuro non è sufficiente per inserirla nel grande alveolo dei cantautori italiani come possono far presumere (Anzi sospettare) gli evidenti richiami al grande Fabrizio De Andrè.

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