“Sam manca ancora molto?” Non che non sia piacevole questa lenta discesa lungo la valle di Morgantina in questa sera di un agosto di fuoco, almeno qui l’aria è gradevole. Certo fa strano; dai miei ricordi in un posto così, la sera era d’obbligo almeno una felpa, mah?!?! Permane immutata, però, la magia di un luogo che ha mantenuto la bellezza dei tempi in cui i greci vi allevavano le pecore, come si continua a fare ancora oggi.
Abbiamo i biglietti per il concerto già da marzo. La data è perfetta, di ritorno da Salina: arancini di Antonello e concerto. Il tempo è trascorso pregustando l’atmosfera data dall’unione di un luogo incantevole, il Parco Archeologico di Morgantina, e la musica dal vivo. Eppoi c’è Carmen Consoli!!! Piace, e molto, ad entrambi.
Nell’ekklesiasterion l’occhio di bue illumina Carmen di nero vestita e per me non è un caso, nemmeno il taglio dell’abito lo è. Il luogo e la mise mostrano una Elettra pronta a vivisezionare “La Madre” con fendenti di chitarra acustica, flauti etnici e tamburelli. A cantarne le decadenti bellezze, il magnifico passato ed il misero presente in una notte di agosto, passione e magia.
Anche se nel corso del concerto è stato dato spazio a tutti i grandi classici della carriera di Carmen Consoli - non potendo mancare brani celebri come “L’ultimo bacio” o “Venere” e “Parole di burro” - come suggerito fin dal titolo (“Terra ca nun senti”) il concerto-evento è stato, soprattutto, una narrazione in note della Sicilia. Tanto che, ai suoi grandi successi, la Consoli ha alternato suoi testi meno noti oltre a brani tradizionali siciliani e canzoni di artisti nati nella sua terra, come Franco Battiato e Rosa Balistreri.
Ecco che, quindi, trovano spazio tracce della cantantessa funzionali alla vivisezione della Madre Terra Sicilia. Una scomposizione chirurgica della Trinacria eseguita con sapiente utilizzo del “liccasapuni” (affilata lama siciliana) che, se ti chiami “Cammela”, non puoi non saper usare. Con la consapevolezza che, così come l’uccisione di Clitennestra non ha ristabilito un ordine finale, allo stesso modo l’esecuzione della Sicilia potrà generare solo ulteriore disordine.
Si inizia fornendo le “istruzioni per l’uso” e il concerto si apre con “Masino”, una storiella popolare siciliana sulla superstizione, in modo da mettere subito in chiaro come ai siciliani piace tramutare in risata le peggiori tragedie, non prendersi mai troppo sul serio. Perché altrimenti si rischia di impazzire!
In “Mio zio” la denuncia della violenza sulle donne. La maldicenza in “Maria Catena”. Ma il gioiello più prezioso è “A’ finestra”, pienamente comprensibile nelle sue sottili sfumature di linguaggio e pronuncia, solo da chi vive a Catania e dintorni. Carmen osserva il mondo dalla sua finestra: una visione critica e introspettiva della società il cui unico fine è la ricerca del guadagno. Dove l’erosione dei rapporti umani genera la conseguente necessità di empatia e comprensione.
Tra i brani prestati, bellissima l’esecuzione di “Caruna (I pirati a Palermu)”, cavallo di battaglia di Rosa Balistreri ma i cui versi sono di Ignazio Buttitta. Il testo narra le invasioni turche, ma in senso lato, è rivolto all’annessione della Sicilia da parte dello stato Italiano. Tutto i pirati hanno rubato, non resta che piangere, Sicilia piangi.
Per “Rosa canta e cunta” basta citare i versi: “C'è cu t'inganna c'è cu cumanna/e cu 'n silenziu mutu sinni sta/è lu putiri ca 'nforza li putenti/è lu silenziu c'ammazza l'innuccenti/grapu li pugna, cuntu li dita/restu cu sugnu scurru la vita”.
E poi “Terra ca nun senti”, terra generosa con gli stranieri ed avara con i suoi figli. Non vuoi viverci ma non puoi starne lontano. C’è chi cerca la vendetta nell’abbandono, c’è chi non riesce a staccarsi e manda giù bocconi amari, quotidianamente. Nasce così la distinzione tra siciliani di scoglio e di mare aperto: “di scoglio sono quelli che, se si allontanano dalla Sicilia, avvertono forti crisi di astinenza e devono assolutamente tornare. Di mare aperto sono quelli che fanno della loro “sicilitudine” una specie di patrimonio personale e lo utilizzano per vivere una vita diversa. In Sicilia ci tornano perché sta loro nel cuore, ma comunque scelgono di proiettarsi su un altro orizzonte” (dall’intervista di Marcello Sorgi a Camilleri).
L’attesa di questo siciliano di mare aperto è stata ripagata. Siniscalco al basso e contrabbasso, Puccio Panettieri alla batteria, Adriano Murania al violino e chitarra acustica e Massimo Roccaforte alle chitarre e mandolino, cui va una speciale menzione per la misurata e imprescindibile presenza, hanno accompagnato Carmen nella valorizzazione del grande tesoro della “world music” siciliana.
Tornando all’auto, la piacevole discesa è diventata una faticosa salita. Guarda caso, mi accorgo solo adesso che i rovi e gli arbusti che costeggiano il marciapiede realizzato coi fondi UE lo invadono completamente e per tutto i suoi due chilometri e più. Del resto siamo nel pieno della stagione turistica in un Parco Archeologico riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. E nella regione con il più alto numero di forestali …
“Chi non dovevi, uccidesti; e ora, quello che non dovresti patire, patisci [...] Io non ho altro premio di questa vittoria che una triste sozzura”
11 agosto 2024 - Barbablù Fest di Aidone (EN) - Area Archeologica di Morgantina
Tracklist
- Masino
- Per niente stanca
- Fiori d’arancio
- Il pendio dell’abbandono
- Mio zio
- Le cose di sempre
- Parole di burro
- Pioggia d’aprile
- L’ultimo bacio
- Caruna (I pirati a Palermu)
- Rosa canta e cunta
- Stranizza d’amuri
- Geisha
- Maria Catena
- A’ finestra
- Terra ca nun senti
- Blunotte
- Confusa e felice
- Bonsai #2
- Amore di plastica
- In bianco e nero
- Venere
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