Ciao ragazzi, proseguiamo la nostra analisi del cinema "minore" italiano sulla scia della precedente recensione di "Sposerò Simon Le Bon", verificando se, per caso, non sussista un trait d'union fra il cinema gggiovane degli anni '80 ed il cinema gggiovane di oggi: il che, nella mia prospettiva, vorrebbe quasi dire: occhio Italia, non sei cambiata troppo negli ultimi vent'anni, se non per aspetti "sovrastrutturali".
Per verificare la fondatezza della mia intuizione niente di meglio dell'esame di uno dei peggiori film mai concepiti nel nostro Paese, rispetto al quale non può valere nemmeno l'effetto nostalgia che di solito valorizza anche questi lavori: alludo a "College" ('84), della premiata coppia Castellano & Pipolo, avviata ormai alla pensione dopo i fasti televisivi e cinematografici dei precedenti lustri e gli exploit con Celentano e compagnia cantante.
Trama piuttosto insulsa: una ricca ereditiera (interpretata da Federica Moro, icona per eccellenza della bellezza e del look anni '80) viene spedita dagli esecutori testamentari dei (si suppone defunti) genitori in un esclusivo collegio, apparentemente dislocato in Brianza. L'istituto in questione - frequentato da sole ragazze, rampolle di famiglie in vista - è situato nei pressi di un'Accademia navale (in Brianza?!?), a propria volta frequentata da rampolli con i bicipiti a posto ed il fascino della divisa.
La vicinanza fra poli opposti crea una ovvia tensione elettro amorosa, sulla base del sempiterno climax ascendente: dissimulata indifferenza, odio apparente, giocosa tensione, reciproco interessamento, innamoramento, matrimonio.
Che palle, mi direte voi. E che schifo, aggiungo io: perché, se la storia è banale, o, meglio, la ripetizione di cliché pesantemente abusati da cinema, letteratura di serie b, romanzetti d'appendice e quant'altro, la messa in scena è quantomeno confusa, con un soggetto ed una sceneggiatura che la titano rispetto al canovaccio di fondo: il film si risolve, in sintesi, in una accozzaglia di scene senza capo né coda, spesso basate su coreografie finto spettacolari (aerobica, nuoto sincronizzato, pattinaggio delle collegiali), o su gag telefonate e punto divertenti sulla vita scolastica.
L'errore più grave in cui sono incorsi dei maturi professionisti come Castellano & Pipolo va ravvisato, a mio parere, nella volontaria latitanza di scene comiche affidate a caratteristi di vaglia sovente utilizzati in altri film di genere, con l'effetto di rendere il film affine ad un video clip di oltre un'ora, piuttosto che ad un'umile operetta di genere.
Ciò determina, pertanto, l'assoluto invecchiamento di un lavoro destinato all'oblio, se non per aver dato la stura (nell'89) ad una omonima serie televisiva, in cui i difetti del film sono in parte compensati dal ricorso a caratteristi di vaglia, come Fabio Ferrari e Fabrizio Bracconeri reduci dai fasti de "I ragazzi della III C".
Nulla da ricordare, pertanto, se non la scultorea frangetta di Federica Moro e le musiche di Claudio Simonetti. Tutt'al più ricordatevi del cameo del bravo Riccardo Rossi, credo in uno dei suoi primi film (pare doppiasse Toppy in Daitarn III ma vi chiedo di verificare).
A questo punto i miei quindici lettori si chiederanno: ma Il_Paolo, e la tua tesi iniziale circa i rapporti fra il cinema gggiovane dell'epoca e quello gggiovane di oggi, ovvero la sussistenza di un sinistro legame fra l'Italia di allora e quella attuale, fra gli anni '80 e gli anni '00, fra collegiali, cadette ed i loro figli?
Cari ragazzi, il sempre Vostro Il_Paolo preferirebbe tacere, salvo darvi un nome e cognome per riflettere: il telefilm tratto da questo lavoro fu scritto e sceneggiato da Federico Moccia, il quale potrebbe aver messo mano, non accreditato, pure al soggetto ed alla sceneggiatura di questo film (ma imdb non conferma).
Silentemente Vostro
Il_Paolo
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