A volte la fine arriva inaspettata, improvvisa. Per Caleb Scofield, bassista dei Cave In, la fine è arrivata in una sera qualunque di marzo dello scorso anno, mentre viaggiava in auto per tornare dalla famiglia. Mancava da casa da una settimana, impegnato nelle registrazioni delle canzoni nuove della sua band. L’auto però perde il controllo, sbanda, e si schianta. Caleb muore sul colpo a 39 anni, lasciando moglie e un figlio. E lasciando i suoi compagni musicisti orfani, arrabbiati, sgomenti.

Fine delle trasmissioni. Per i Cave In sembrava tutto finito, ma il tempo ha sanato il dolore e ha dato loro la spinta necessaria per concludere il disco iniziato quando Caleb era in vita. Dovevano finirlo in suo onore. Dovevano chiudere la carriera con un grande omaggio a Caleb.
Final Transmission è impregnato di dolore, ma anche di grande musica. Pieno di quel sentimento che tutti abbiamo provato quando abbiamo perso qualcuno che amavamo. Final Transmission è musica di alto livello, densa di significato ed emotivamente intenso.
Il disco si apre con il brano che dà anche titolo all’album: una registrazione di una melodia che lo stesso Scofield aveva ideato pochi giorni prima della sua scomparsa: un abbozzo di quella che sarebbe magari potuta diventare una grande canzone dei Cave In, ma che invece è stato utilizzato come ricordo, come introduzione al disco dedicato alla sua memoria.
L’album, oltre ad essere un tributo ad un amico, è anche un coraggioso ritorno ai fasti di un tempo. I fasti metal che hanno reso i Cave In maestri di questo genere. Nei nove brani che compongono Final Transmission si sente il groove di Stephen Brodsky (anima della band nonché leader dei Mutoid Man e recentemente compagno di avventure della splendida Marissa Nadler), si sente l’anima metal che da sempre fa parte della band, si sentono reminescenze stoner e blues che rallentano il suono rendendolo denso di cuore.
Epica e drammatica è “All Illusion“, che ricorda le ballate muscolose dei Planes Mistaken For Stars, con Brodsky che sfoggia un cantato sommesso, un timbro intimo ed incisivo. Nella successiva “Shake My Blood” il suono è un emozionante e lento hard-rock, con l’andamento di una ballata blues piena di sentimento.
Night Crawler” e “Winter Window” sono due dei brani che più ho amato dell’album. Entrambi hanno l’inconfondibile stile stoner dei Queens Of The Stone Age, influenzati a loro volta dai recenti dischi dei Mutoid Man (l’altra band di Brodksy).
Final Transmission sfoggia il suond migliore dei Cave In. Un dietro-front che li riporta al poderoso stile che li ha fatti diventare maestri della musica pesante e pensante. Non solo un grande omaggio a Caleb Scofield e un grande addio alle scene (almeno così pare), ma anche e soprattutto un grande album. Musica di indiscussa qualità, in cui la passione e la tecnica vanno a braccetto creando sintonia straordinaria.

Il pezzo che chiude l’album, “Led To The Wolves” è stato interamente scritto da Scofield. Sia il testo, sia i riff di chitarra appartengono a lui, sono nati dalla sua splendida mente di enorme musicista qual era. Seppur sia il brano più post-hardcore dell’intero album, il più sfrenato e violento, è anche il pezzo che più di tutti commuove.

Fine della trasmissione. I Cave In in vent’anni ha scritto un pezzo di storia della musica metal e hardcore, ed ora chiude il sipario con il loro album più onesto e sincero, più strappalacrime e intenso della loro intera carriera. Final Transmission è bellissimo, stringe il cuore, fa piangere e sfoggia un suono pazzesco. Brodksy & Co. hanno deciso di riunirsi per un’ultima volta concludendo il lavoro già iniziato con il loro amico e compagno Caleb Scofield: un atto di coraggio che vale l’ascolto. E chissà, magari per i Cave In non è veramente la fine delle trasmissioni, ma una nuova ripartenza per essere uniti e ancora più forti di prima.

Carico i commenti... con calma