Berlino, 1982. In un mondo sull’orlo della guerra nucleare, diviso in blocchi e, soprattutto, diviso dal Muro, sta per accadere qualcosa che, nel bene e nel male, cambierà per sempre gli equilibri della musica “alternativa” italiana ed europea. Anzi, via quell’”alternativa”, qui si cambia la musica. E basta. Eh si, perché dall’incontro fortuito (guarda a volte le coincidenze) tra un ex operatore psichiatrico ed un punk emiliano in “libera uscita” nella Berlino ad est del Muro nascerà una “cosa” che semplicemente scriverà la Storia (con la S maiuscola) della musica di fine Novecento. Esagerati? Forse. Ma l’importanza storica di quello “strano animale”, tanto per citare “Il Migliore” Togliatti, che prenderà il nome di CCCP Fedeli alla Linea è innegabile. Non tanto dal punto di vista strettamente musicale quanto da quello concettuale il trio/quintetto tedesco-emiliano riuscì infatti non solo ad allontanarsi dalle classiche formule anglo-americane ma riuscì a creare un vero e proprio universo parallelo, fatto di immagini, sensazioni, riferimenti e, soprattutto, un’enorme dose di ironia, non sempre capita da tutti e che sarà alla base di più di un fraintendimento.

Dopo aver accantonato l’idea di suonare con un batterista, i tre “ingaggiano” il più “anni Ottanta” dei musicisti: la drum machine. Ritmi spezzati, privi di qualsiasi melodia, con un basso pulsante ed una chitarra tagliente fanno quindi da base ai versi declamatori, allucinati e allucinanti di Giovanni Lindo Ferretti, autentico “Johnny Rotten padano”. La premiata ditta Ferretti-Zamboni-Negri, quest’ultimo con gli anni vittima di una sorte di damnatio memoriae nei suoi confronti, parte quindi per un giro di concerti nella “rossa” Germania, ma qualcosa non va. La proposta è talmente particolare, o forse troppo “avanti”, che il pubblico semplicemente non reagisce. Tutti fermi. Immobili. Che si fa? E qui c’è il colpo di genio: mettere in scena delle “situazioni”, stranianti e assolutamente “particolari”. Signore e Signori, ecco a voi Danilo Fatur, Artista del Popolo, e Annarella Giudici, Benemerita Soubrette. La storia dei CCCP Fedeli alla Linea può cominciare.

Mettiamo le cose in chiaro fin da subito: qui di pseudo-anarchismi inglesi e di “richiami londinesi” c’è poco-nulla, se non forse musicalmente. Il mondo di Zamboni & Soci è un altro e si divide tra due estremi (o estremismi?): la “rossa” Emilia da una parte, con il PCI che riscuoteva consensi bulgari, e il mito-fiaba dell’URSS dall’altra. Che il PCI da lì a breve sarebbe entrato in crisi e che l’URSS fosse sull’orlo della rottamazione poco importa, l’universo concettuale dei Nostri è talmente ricco e complesso che nessuna crisi politica può metterlo in discussione, non ancora almeno. Ed ecco quindi schegge impazzite in cui fanno capolino capi di stato sovietici, quartieri “alternativi” di Berlino e punk islamici. Si, perché anche la religione ha e avrà un’importanza fondamentale nella formazione di Ferretti, giunto negli ultimi anni a volte a parlarne anche troppo. Se l’URSS è un mondo sognato, immaginato, l’Emilia è invece una realtà concreta, spesso dipinta come mediocre e provinciale, soprattutto al cospetto di mondo, quello arabo-islamico, spesso mostrato come alternativo a quello occidentale, sognato e immaginato tanto quanto quello sovietico. Come si evince facilmente dal titolo, il disco in questione non è altro che una raccolta di due EP del gruppo, Ortodossia II, ristampa di Ortodossia, e Compagni, cittadini, fratelli, partigiani, entrambi editi tra il 1984 ed il 1985. Tra gli appelli ai “compagni esteuropei” di Live in Punkow e i “coiti molesti” di Mi ami?, canzone d’amore molto sui generis, tra il “tributo di un gruppo di punk italiani al mondo islamico tutto” di Punk Islam ed Emilia paranoica, autentico cavallo di battaglia dei cinque, si snodano immagini di quel mondo che in maniera indelebile segnerà il rock italiano ed europeo degli anni Ottanta e Novanta. “La morte è insopportabile per chi non deve vivere”: Morire, con la sua “lode a Mishima e Majakovskij” resta forse il brano più bello della raccolta, con un'introduzione strumentale che a distanza di oltre venticinque fa ancora venire più di un brivido. Il mondo dei CCCP è questo: un'Emilia che sembra uscita da un romanzo di Guareschi e sufi arabi, Alexaderplatz e l'autostrada che parte da Carpi, tutto infarcito da un corollario di immagini in cui, volutamente, non si vuole far capire quanto questi ci sono o ci fanno.

Il salto definitivo sarebbe avvenuto nel 1985 con "1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi del conseguimento della maggiore età", lavoro che, accompagnato da un titolo “wertumulleriano”, avrebbe conferito ai Nostri il posto che leggittimamente meritavano nella storia della musica italiana.

CCCP-Fedeli alla Linea

Giovanni Lindo Ferretti: voce

Massimo Zamboni: chitarre

Umberto Negri: basso

Danilo Fatur: Artista del popolo

Annarella Giudici: Benemerita soubrette


  1. Live in Punkow

  2. Mi ami?

  3. Spara Jurij

  4. Punk Islam

  5. Militanz

  6. Sono come tu mi vuoi

  7. Morire

  8. Emilia Paranoica

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