Ero partito con propositi differenti, ovverosia di non scriver nulla a riguardo, però i Ceremony dal vivo mi hanno fatto cambiare idea abbastanza repentinamente e, soprattutto, da sabato sera non riesco a schiodarmi dalla testa l'ossessivo e compulsivo ripetersi della parola sicksicksicksicksicksick piazzata ovunque. Son problemi gravi. L'unica è raccontarvi di come dalle parti di Echo Park, grazie all'organizzazione FYF, c'è stato il release show party del gruppo di Rohnert Park e del loro nuovo "The L-Shaped Man" che, in California, è un po' sulla bocca di tutti. Ovviamente non mi sto riferendo ai salottini imbacuccati di Brentwood, ma quel che ho scoperto (abbastanza da gnorri della situazione) è che la band capitanata da Ross Farrar qua è venerata a dir poco. Ok, giocano in casa, son californiani (anche se NoCal, non SoCal) direte voi, tutto vero, ma il trasporto con cui la gente fa la fila fuori dall'Echoplex è già abbastanza elettrico di per se. Si arriva verso le 8, il tempo di sentire dei messicani suonare la cucaracha a Echo Park che, seguendo le migliaia di formiche sul marciapiede, (no, non c'è nessuna metafora hipster, c'erano solo un fottuto migliaio di formiche sparse ovunque) ci si mette in fila con braccialetto 21+ ben riconoscibile fra la miriade di smanicati, toppe, magliette che variano da Amebix, Germs, Judge, fino ad arrivare ad act più recenti tipo Punch e Comadre. Il motivo è ben spiegato dal line-up, un mix fra vecchia e nuova scuola, come gli stessi Ceremony diranno più d'una occasione durante il loro show, infatti a fargli compagnia ci sono i Negative Approach di Mr. John Brannon. Ah, si poi ci sarebbero altri due gruppi: i Mrs.Magician e i Gun Outfit. Qua si dovrebbe aprire una parentesi e visto che è pur sempre un live report la apro, ma al paragrafo successivo, dai.

Che dire dei Magician, il loro background è sicuramente interessante, incidono per la Swami Records di John Reis. I loro lavori son prodotti da lui. Vengono da San Diego proprio come i Drive Like Jehu, hanno quel mood un po' cazzaro, per nulla impegnato, fatto di camicie di flanella, occhiali direttamente dal 1985 e surf fino al tramonto. Cosa c'entrino con la serata non mi è dato a saperlo (Farrar mi ammonirà dicendo che i gruppi son stati scelti personalmente dai Ceremony) visto che siam dalle parti di un garage rock, un po' lo-fi, un po' punkettaro, gradevole e, forse, insieme ai Gun Outfit è la proposta più ricercata del gig, ma per l'appunto, è un live dove l'audience chiede e vuole ben altro, soprattutto quando impaziente sa che dovrà aspettar un'ora per veder il palco maciullato dai Negative Approach. Il sound dei Mrs.Magician però non mi dispiace affatto, ha un bel tiro, giocano con gli effetti, con il delay, si divertono e portano a casa una manciata di applausi convinti, anche dal sottoscritto che non ha nelle sue corde questo sound. Ripasserò su Bandcamp, va. Nel cambio palco incontro una ragazza fotografa che ho conosciuto al live dei Loma Prieta/Pianos Become The Teeth che non sa minimamente cosa aspettarsi dai due main act di serata; semplicemente le dico che forse quelle transenne piazzate lì fra palco e pubblico non reggeranno a lungo e per gli scatti è meglio metter in mostra al meglio l'insegnamento di cogliere l'attimo decisivo e fuggire via, prima che la reflex vada gentilmente a rotoli per terra. No, la citazione bressoniana non l'ho fatta realmente. Ah, ma prima ci sono i Gun Outfit. Che dire pt.2? Ancor più lo-fi e psichidelici (forse?) dei Mrs.Magician, ancor più gigantesco what the fuck durante il loro set. Poveri disgraziati, inoltre. Dopo un soundcheck rapidissimo, per tutta la mezz'oretta gli salta più volte la chitarra solista. Son dispiaciuto per loro. Già non eran in una facile situazione, ma se per giunta la strumentazione t'abbandona son proprio cojones amari. Con il sorriso sulle labbra e stringendo i denti chiudono però in modo efficace, conquistando alcuni consensi e forse punti simpatia per la sfortuna avuta presso il pubblico che oramai inizia a incitare il nome di Brannon. Le cose iniziano a farsi serie.

Premetto una cosa: odio le fottute transenne. Pirla io a mettermi sempre in prima fila direte voi, ma quando la ressa (lo show scoprirò a fine serata essere andato sold out) inizia a spingere appena s'intravede una striminzita Ludwig scocciata, incerottata con del nastro adesivo a formare la sigla "NxAx" s'incomincia a non respirare affatto. E il concerto deve ancora iniziare. Devo spender parole di presentazione per il gruppo dalla MoTown? Leggende viventi basterebbe, dai. Non m'importa manco una cippa dei discorsi reunion storica, blablabla, che senso ha, il solo veder comparire un furioso John Brannon fra cortina di fumo e luci bianche accecanti basta per rendermi felice. Dal 1981 con amore, classe '61, ma con la rabbia in corpo di quando ancora ventenne andava a creare uno dei primissimi esempi di hardcore punk incendiario all'americana. La setlist è una mitragliatrice impazzita che rilascia proiettili con una velocità massacrante per le mie povere ossa. Inizia il sing-along, il crowd-surfing e la security dell'Echoplex fatica a contenere i tentativi di sconfinare in zona palco. Mosh pit violentissimo alle spalle, ondate vigorose in prima fila che ben si mischiano con le ritmiche buttate giù a raffica, con un'acredine degna dei bei tempi che furono aka gli eighties. Brannon incita continuamente con il suo CH-CH-CHECK IT OUT e i cori di risposta fan sì che i NxAx acquisiscano ancor più forza e veemenza. I 30 minuti scorrono come se fossero stati 10, io nel frattempo ho già salutato le mie labbra. Olè. Applausi scroscianti sacrosanti e ora tutti pronti a immergersi nei Ceremony.

In apertura dicevo che questo show doveva riguardare "The L-Shaped Man" quindi, erroneamente, m'ero fatto sta idea che il gruppo di Rohnert si sarebbe concentrato a imprimere il più possibile nella mente del pubblico la virata post punk già iniziata con "Zoo". Il buon Nando Martellone s'avvicina a me dicendomi: esticazzi. Il grande capo Estiqaatsi è effettivamente il padrone di serata dello show della creatura di Ross Farrar ed Anthony Anzaldo. I Ceremony su Matador si son snaturati? Estiqaatsi. Il revival Cure - Joy Division - The Chameleons - Whatever è derivativo e inutile? Estiqaatsi. Io non so ancora che disco sia "The L-Shaped Man" dopo questo concerto, posso dirvi che "The Party" dal vivo è un pezzo fighissimo e dotato di una grandinata di adrenalina non indifferente. L'inizio è soffuso, quasi intimo e...fottutamente ingannevole, perché dopo aver fatto il singer post punk tormentato in "The Separation", Ross scende dal palco, scavalca la transenne e urla: "this is for the hardcore fans" e da "Violence, VIolence" ripiomba "Kersed"che distrugge ulteriormente la barriera di esaltazione messa piuttosto in alto dai Negative Approach prima. Per l'appunto: burn to the fucking ground. Non si torna indietro e io che pensavo di godermi la svolta post punk vengo ricatapultato in uno dei più classici concerti hardcore punk senza finezze, limitazioni, freni. Solo tanta frenesia e i Ceremony sul palco in questo son dei direttori d'orchestra eccezionali. Farrar sembra un Iggy Pop posseduto, a torso nudo, si butta a terra, torna in mezzo al pubblico, lancia il mic. Anzaldo (chitarrista solista) si strappa la camicia, tatuaggi straight edge in bella vista e sui riff di "Open Head" presa dal disco "Rohnert Park" mi suona praticamente sulla testa, anche lui fregandosene altamente delle transenne. In prima fila si è stritolati e i pezzi di "The L Shaped Man" servono a far pigliar un attimo una boccata d'aria intrisa di sudore, anche se la verve rimane molto punk e poco post/dark wave, tuttaltro. L'adrenalina non smette mai di fluire, c'è tempo per una cover dei Dead Kennedys annunciata con "We are from fuckin' California" e vabbé, vi lascio immaginare voi quale sia il pezzo prescelto. L'impianto sonoro potente dell'Echoplex permette una perfomance annichilente e straziante che raggiunge il suo culmine nella conclusiva "Sick". Osssessiva, dissacrante, io non c'ho capito più un cazzo. Ho visto tizi planare dal palco, me lo ricordo perché il segno di una Converse ce l'ho sulla fronte, transenne finite a terra e un'ammassarsi concitato su Farrar che urla con le sue ultime forze la cantilena ripetitiva che fa di Sick l'anthem dei Ceremony. Amen.

Le distorsioni si placano e il dj set curato da Wes Eisold (sì, proprio lui American Nightmare/Cold Cave) torna a invadere l'Echoplex. È un bel sentire, sicuramente non lo schifo propinato in certi locali in Italia nei dj rock/metal/punk set. Mamma mia. Mi piglio la miglietta "Sick of Living in America" e m'incammino nella frescolina nottata californiana. Allucinato, spaesato, ma divertito come non mai, forse perché di concerti hardcore punk vecchia scuola era da parecchio che non ne facevo e l'atmosfera è sempre unica. Passeranno gli anni, i continenti, ma l'attitudine rimane quella. Ah, la svolta più tranquilla dei Ceremony? Estiqaatsi, per quella c'è tutto il tempo che si vuole per apprezzarla e capirla meglio, per ora c'è solo da dire sick of hardcore.

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