Chitarre scintillanti, grooves inarrestabili, beats ipnotizzanti, ritmi infuocati... ovviamente non sto parlando di questo album, che sancisce la fine del progetto dialettale Charlie & The Cats.

"Baciami l'orso", uscito nel 1996, è un lavoro stanco, tutt'altro che ispirato, figlio delle tensioni che vennero a crearsi tra il frontman Charlie Cinelli e il frontman-ombra Alan Farrington: dimenticatevi l'irrefrenabile goliardia di "Greatest Tits", il groove di "Orzinuovi" e l'eclettico dinamismo di "Vakaputanga".

Nonostante tutto non mancano canzoni in stile tipicamente Cats: Höpei che Spöha è il classico rock senza pretese tanto caro a Charlie, Behcia Blues prosegue sulla stessa falsariga ma con un pizzico di goliardia in più, Nel Carmen è un interessante dialogo sperimentale dall'andamento jazz che può far sorridere ma nulla di più. Purtroppo non bastano tre canzoni a rendere un album memorabile o, quantomeno, sufficiente, infatti è la qualità media del lavoro che lascia interdetti: se è possibile registrare pochi momenti positivi è altrettanto vero che la maggior parte delle canzoni passa senza farsi notare. Di valido resta ben poco: merita una menzione l'epica Aggettivi 3, un compendio di sette minuti di epiteti e ingiurie bresciane.

In conclusione: un finale amarognolo per uno dei gruppi più amati dal pubblico bresciano, che ci lascia con un album che, qualora ciò sia possibile, si farà apprezzare soltanto dai fan di vecchia data. Charlie Cinelli intraprenderà una fortunata carriera cantautorale, mentre i restanti Cats (di marmo) Farrington e Valbusa non saranno in grado di bissare il successo dei bei tempi.

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