Ricordo lo spezzone di un'intervista ad un produttore abbastanza conosciuto in cui il suddetto dichiarava qualcosa come: "Mi piace lavorare con i gruppi emergenti, quando un gruppo famoso ti chiama è perché ha già finito le idee da un pezzo".
Purtroppo per i finnici Children Of Dodom la frase calza a pennello. Non solo perché il gruppo si è avvalso di un produttore esterno, nello specifico Matt Hyde, ma anche a causa delle idee che sembrano latitare da tempo in casa Alexi & Co.
Già nel 2008 "Broodrunk" buttò un'ombra sulla band. Le intenzioni del disco erano forse quelle di ritornare a un sound un po' più diretto dopo le tentazioni modernista di "Are You Dead Yet". Fatto stà che l'album del 2008 si rivelò un passo falso, non solo compositivamente ma anche a livello di ricezione; i vecchi fan non vi trovarono l'originalità e il guizzo del passato e quelli conquistati col lavoro precedente (soprattutto negli States) rimasero spiazzati dalla "siccità" del sound.
Il nuovo "Relentless Reckless Forever" (titolo leggermente meno adolescenziale sarebbe stato più apprezzato) purtroppo non sfugge ai problemi che afflissero il suo predecessore.
La sensazione è quella di un gruppo che, per paura, inerzia o effettiva perdite di idee abbia paura di mettere i piedi in un'unica staffa riconoscibile e soprattutto credibile. Il neonato di casa Bodom appare spaesato e incerto, e i propri genitori hanno tentato di coprire queste deficenze con titolo e produzione (come al solito) bombastica.
01. "Not My Funeral"
Già l'opener pone qualche dilemma. Se apri un disco mediocre con una traccia non eccelsa le cose non quadrano sin da subito. Ci sono echi di passato qua e là, ma non basta. Il mix tra vecchio e nuovo appare abbastanza insipido e persino l'andatura sostenuta appare stanca e svogliata. Le armonie fanno di meglio ma il profilo del brano rimane comunque basso.
02. "Shovel Knockout"
L'inizio del brano non è niente male, ma perde mordente con il procedere. Tenta di giocare la carta del manierisimo, e nonostante l'ottimo riff portante, la parte melodica sà davvero troppo di "già sentito".
03. "Roundtrip To Hell And Back"
Una delle tracce migliori, per quanto molto lontana dall'essere un capolavoro. Si presenta come un mid-tempo corrazzato dalle armonie abbastanza efficaci. Il ritornello e la sezione che lo segue sono però di scarso impatto e il solo virtuoso ma non espressivo ha l'effetto di azzoppare il brano.
04. "Pussyfoot Miss Suicide"
Titolo scadente e puerile a parte, ha un buon attacco, seppur funestato dalle non riuscitissime accelerazioni improvvise. Si tenta di giocare la carta del duello tra chitarra e tastiera, ma il passato è andato e la soluzione risulta appena gradevole.
05. "Relentless Reckless Forever"
Purtroppo l'ennisimo ottimo riff non sviluppato a dovere. Con il procedere va meglio ma l'incastro è poco riuscito. Occasione manca per quello che sarebe potuto essere uno degli highlight del disco.
06. "Ugly"
Un altro inizio potenteincapacedi dare tensione costante a tutto il brano. Accettabile, ma eccessivamente derivativa, la parte melodica del brano. Peccato per il buon riffing di matrice speed.
07. "Cry Of The Nihilist"
Dà l'impressione di essere un pezzo atipico in misura maggiore di quanto effettivamente sia. Il riffing è ricarcatissimo ma la canzone nella sua totalità non sembra funzionare e ancora una volta le melodie sono ruffiane e scontate.
08. "Was It Worth It?"
Il primo singolo presentato al mondo che abbiamo ampiamente avuto modo di conoscere. "Was It Worth It"è un brano "passabile" cantato da una voce filtrata. E' buona per essere party-song (come lo stesso Alexi l'ha definita). Un buon guitar playing accompagna discrete parti soliste.
09. "Northpole Throwdown"
Forse il pezzo migliore dell'intero lavoro e quello che presenta maggiori similitudini col passato, che però prova a rielaborare. Le chiarissime influenze thrash vanno a sposarsi con tastiere efficaci, di matrice indubbiamente nordica, in modo naturale e scorrevole. La sfida chitarra-tasteiera ci riporta per qualche secondo a quando i C.O.B. erano fra i primi della classe.
Quello che dispiace è che nel disco ci sono elementi effettivamente diversi dal passato, ma sono sfruttati e sviluppati male. Ad un ascolto attento si nota inoltre come il modo di suonare di Alexi (caratteristica portate del gruppo) si a ora composta da lick "atonali" mentre nel passato venivano adottate soluzioni neo-classicheggianti. I pezzi poi sono più intricati che in passato ma non nella struttura, attenzione, bensì nell'ossatura dei riff e nelle armonie che ora non cercano sempre l'effetto immediato.
Eppure quanto di innovatico c'è viene affogato in un mare di confusione e derivazione stilistica, come se il gruppo fosse indeciso se suonare "nuovo" o "old-school", e fallisca anche nel trovare in un'ideale punto di mediazione.
Quello che sarebbe auspicabile dalla band non è il ritorno forzato ai primi lavori ignorando i cambiamenti instrinsechi e necessari dei musicisti. I vecchi lavori funzionavano "semplicemente" perché composti bene. Le parti che componevano i brani erano esaltantanti per diverse ragioni (tra cui anche per la tecnica, cosa in cui i finlandesi sembrano addirittura retrocessi) e tutto era eterogeneo ma mescolato perfettamente. Anche lavori come "Hate Crew Deathroll" e il suo successore avevano il loro motivo di esistere nell'aggiornamento di uno stile e di uno spirito orginario ancora riconoscibile.
Quello che possiamo augurare ai Children Of Bodom è di recuperare una qualsiasi bussola per muoversi nel meandri stilistici e che li guidi su una via meno tortuosa possibile.
Nel frattempo, affido "Relentless Reckless Forever" alle sabbie del tempo consapevole che prima o poi il lago di Bodom tornerà a luccicare, attirando di nuovo strane ombre nei pressi delle sue sponde.
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