Poco di più, poco di meno.

In poche parole così definirei “Relentless Reckless Forever”, ultimo album dei Children of Bodom uscito pochi giorni fa.

Dalle mie parole potete intuire il mio punto di vista: i Children of Bodom nel corso di questi anni (dal 97 se non erro) hanno effettuato un processo di mutamento e di “limazione” (se esiste questa parola, visto che World me lo da come errore) nella capacità creativa, lento e costante. Da album ad album le differenze si notano nelle sfumature e ormai i COB sono cresciuti dal primo "Something Wild". E dopotutto credo ormai difficile un cambiamento radicale nell’orientamento musicale… il marchio COB è diventato da tempo parte integrante del metal moderno.

Passando a quest’ultima creazione direi che non ci sono grosse sorprese, né positive e né macabre. Ma ci sono piccoli accorgimenti e sfumature che lo contraddistingue dal suo predecessore.

In primis direi che le tastiere sono poco usate e si limitano a creare lunghi tappeti rossi dove sopra ballano tutti gli altri strumenti.

La batteria è come sempre essenziale ma non sciapa e con un aggettivo la definirei “clavicolante” (se esiste questa parola, visto che World me lo da come errore).

La voce nel nostro biondo non cambia per un pelo ormai da dieci anni, e questa volta non fa eccezione… non sto sostenendo che sia brutta, anzi a me piace, ma è ormai staticissima da un decennio.

Il basso è utilizzato a tratti e in pochi episodi, ma come nei precedenti album si limita (quando il biondo lo crede giusto) distendere lunghi tappeti rossi(al posto delle tastiere… fanno spesso a turno) dove sopra ballano tutti insieme gli altri strumenti (questa volta anche le tastiere ballano).

In ultimo tutto il complesso delle chitarre elettriche lo definirei stabile ormai dal “Are You Dead Yet?”: gli assoli un po’ troppo sboroni ed eccessivi a sfondo neoclassical (da sempre) e le ritmiche smorzate e variegate (da sempre anch’essa).

Ma ci sono anche alcuni aspetti positivi che ho riscontrato.

In primis direi che la capacità creativa sia maturata al punto giusto finalmente. E tra le canzoni potrete trovare riferimenti a molti loro album precedenti. In particolare ho riscontrato (felicemente) scene di presa più progressive del solito. I COB hanno sempre inserito ritmini o passaggi a cadenza irregolare, ma questa volta si estendono anche al ritornello, ai cori, agli assoli di tastiere… Ho trovato parecchie cose a sfogo controtempo e rallentamenti di media difficoltà, in oltre si sente benissimo che le tracce sono frutto di una ricerca profonda, le melodie si incantano bene e ogni giorno vorrete riascoltarle… Diciamolo, per questo aspetto sono molto contento.

Una cosa assai strana è che non c’è nessuna canzone dedicata al BODOM che ha praticamente martoriato periodicamente tutti gli album, eccetto questo ovviamente. Non so, io la credevo quasi un rito satanico per la rievocazione delle anime affogate in quel lago, ma forse mi sbagliavo. Dopo il “Lake Bodom”, “Silent Night, Bodom Night”, “Children of Bodom”, “Bodom After Midnight”, “Bodom Beach Terror”, “Bastards of Bodom” e “Lobodomy” la catena si spezza, si sta aprendo una nuova era per I bambini di Bodom? Chi lo può sapere…

Elevata è l’assimilazione di questo lavoro (come ogni lavoro dei COB), anche se le canzoni sono poche e il tutto misura solo 39 minuti. Ma vi posso assicurare che mi stà tenendo incollato all’aipod da una settimana ormai.

In definitiva direi che è un album da ascoltare sicuramente, dopotutto stiamo parlando di Children of Bodom e chiunque metallaro se li sia trovati dinanzi nella propria vita ne è fuoriuscito incantato e ammaliato da tanta tecnica e dal genere inclassificabile e trascendente. Ma sia ben chiaro, come detto sin dall’inizio non sarete ne entusiasti ne schifati di questo ultimo lavoro.

A proposito di “genere indecifrabile e trascendente”: per farvi tutti felici metterò soltanto il tag “Metal”, così eviteremo discussioni in bilico da ormai mezzo trentennio.

(Se volete ascoltare la mia teoria: i COB giaciono sul “Baricentro” di un triangolo equilatero. Ai vertici di questo triangolo di sono rispettivamente “Melodic Death”, “Black” e “Neoclassical”. Così ci leviamo di mezzo pure sto Power che lo trovo stupido(pensate agli Stratovarius affiancati ai COB). Io li considero infatti più Neoclassical che Power, sia per gli assoli e le ritmiche e sia per l’uso delle tastiere moderato (come nel Neoclassical) e non principale ed essenziale (come nel Power appunto).)

(in allegato uno spezzone di “Shovel Knockout” che trovo interessante almeno vocalmente)

Spero che la recensione e soprattutto l’album in questione vi siano piaciute.

By LuGrezzo

Elenco tracce samples e video

01   Not My Funeral (04:54)

02   Shovel Knockout (04:02)

03   Roundtrip to Hell and Back (03:46)

04   Pussyfoot Miss Suicide (04:09)

05   Relentless Reckless Forever (04:40)

06   Ugly (04:13)

07   Cry of the Nihilist (03:30)

08   Was It Worth It? (04:05)

09   Northpole Throwdown (02:54)

Carico i commenti...  con calma

Altre recensioni

Di  Digirock

 "Il neonato di casa Bodom appare spaesato e incerto, e i propri genitori hanno tentato di coprire queste deficenze con titolo e produzione bombastica."

 "Quello che dispiace è che nel disco ci sono elementi effettivamente diversi dal passato, ma sono sfruttati e sviluppati male."