Già vi vedo! Color grigio. La tonalità di grigio è quella “grigio da 11 mesi di ufficio”. Già vi vedo cercare riparo dal sole cocente sotto la minuscola porzione di ombra che l’ombrellone proietta sulla sabbia. Raggomitolati come cani eccovi soffrire con uno strato di cemento di crema solare, oppure eccovi là spavaldi andare alla ricerca dell’eritema solare. Mare, sale, vento che vi impana come una cotoletta alla milanese. L’olio non c’è, ma la temperatura dell’acqua non è che sia molto più bassa. Quest’anno invece del Bartezzaghi di turno de “La Settimana” perché non leggere un bel libro?! E se IlLibro del Debasio lo avete già letto e avete bisogno di un consiglio? Beh allora ci sono io! Volete una lettura rinfrescante, rigenerante, fluida e senza pensieri con le pagine che volano leggiadre in un vorticoso susseguirsi di azione, sesso, battute spaccone, risate e happy ending?
Ecco, se è questo che volete levatevi dalla palle.
CHIP WAR
Io lo so che le pagine dei libri non si dovrebbero piegare ma con questo “Chip War” ho creato un esercito di orecchiette. I precisini, quelli che mettono i vestiti in ordine di colore e che io chiamo amichevolmente “serial killer”, disapproverebbero scuotendo severamente la testa. Però è anche colpa dell’autore, Chris Miller, perché questo libro ha una densità di informazioni pari a quella del piombo. Scrivo queste sparute e stanche righe perché comunque è una lettura maledettamente interessante ed intrigante: un testo che espone fatti senza retorica e giri di parole. È la storia di come i microchip siano cresciuti fino a diventare la colonna portante dell’economia globale.
Uno sviluppo a ondate impetuose che parte alla fine degli anni 50’ quando Jack Kilby inventa il circuito integrato (chip): un pezzettino di semiconduttore (silicio) su cui sono incisi transistor: interruttori elettrici che accendendosi (1) o spegnendosi (0) producono gli elementi fondamentali dell’elaborazione digitale. Sostanzialmente siamo sommersi da un numero pressoché infinito (0) e (1). Nel 1965 Gordon Moore defìnì il principio secondo il quale ogni due anni sarebbe stato possibile riuscire a raddoppiare la potenza di calcolo dei chip riducendo le dimensioni degli stessi a misure infinitesimali coniando la cosiddetta "Legge di Moore". Contro ogni pronostico, grazie allo sviluppo della fotolitografia con luce ultravioletta, il principio regge ancora e nel 2027 si dovrebbe raggiungere la misura di 1 nm (un singolo e fottutissimo nanometro pari ad un miliardesimo di metro). Il costo dei macchinari più avanzati di fotolitografia superano i 100 mln. di dollari e sono principalmente prodotti da un' azienda olandese la ASML. L’azienda più importante di DRAM (chip di memoria usato per immagazzinare i dati temporaneamente) è la sud coreana Samsung. La più grande azienda di produzione di chip è la taiwanese TSMC fondata dal guru Morris Chang.
Gli Stati Uniti sono stati il paese leader nella progettazione e produzione di chip e questa situazione di onnipotenza è praticamente durata fino agli anni ’80. In quel periodo il Giappone con aziende come Sony, Canon e Nikon è entrata nel settore DRAM diventando il paese più importante anche nel processo di fotolitografia. Gli U.S.A. facendo crescere la coreana Samsung sono riusciti a ridurre le ambizioni nipponiche che negli ’80 puntavano addirittura a diventare l’economia più grande del mondo. I costi delle fabbriche di semiconduttori sono diventati insostenibili e persino aziende immense come Intel hanno dovuto abbandonare l’idea di gestire tutto il processo esternalizzando la produzione dei propri chip affidandosi a delle "fonderie" come TSMC. In questo momento gli U.S.A. hanno la leadership nel software, progettazione e hanno un peso fondamentale in Stati alleati quali Olanda, Taiwan, Corea e Giappone che rappresentano dei colli di bottiglia per fotolitografia, DRAM e produzione di chip. Il controllo del settore ora dipende anche da paesi geograficamente vicini alla Cina che rappresenta, al contempo, il più grande mercato a cui le ingorde aziende americane si rivolgono e l’antagonista geopolitico per eccellenza.
Senza tirarla troppo per le lunghe questo libro tratta di una storia affascinante ed inquietante. Uno sviluppo tecnologico verticale nel quale delle aziende sono esplose o crollate nel giro di pochi anni per degli investimenti sbagliati, per non avere capito quale sarebbe stata la via da scegliere e quella da abbondare. Questo libro tratta tra le altre della storia di IBM, Intel, Nvidia, Smic, TSMC, Huawei, Samsung, Canon, Nikon, GCA, Fairchild, Micron, Microsoft, Texas Instrument, STMicroeletronics, ASML, progetti falliti, truffe miliardarie, sovvenzioni statali, furti tecnologici, attività di spionaggio, concorrenza sleale, sanzioni unilateriali con conseguenti ritorsioni economiche se non belliche etc...
Ora possiamo anche dire che non ce ne frega un beneamato cazzo e che tutto questo è incredibilmente complicato, palloso e non ci interessa. È estate e io voglio prende il sole. Però volenti o nolenti l’economia mondiale è fondata su questi wafer di silicio e altri metalli sempre più rari. Belli croccanti, da inzuppare nel latte con un po’ di crema alle nocciole sopra. I chip sono presenti ovunque e se stai guardando in streaming una serie del cazzo sul tuo telefonino o se sei in smart working in canotta con una mano nelle mutande è colpa/merito di questi “cosi”.
Le interconessioni economiche, politiche e militari sono intrecciate a tal punto che il predominio di questo comparto è di fondamentale importanza e potrebbe scatenare nel prossimo futuro una nuova crisi proprio a Taiwan. Come siamo arrivati a questo punto? Chris Miller cerca di delineare dal punto di vista americano quali siano stati gli errori commessi. Che ruolo ha avuto la globalizzazione e quali sono le prospettive per il prossimo futuro?
Una critica che mi sento di fare al libro è ambientale. Non c’è una pagina, cazzo manco una, nella quale si indichino i costi terrificanti dell’estrazione dei semi conduttori. L’inquinamento derivante dall’estrazione di terre rare crea un suolo incapace di sostenere le colture e la contaminazione delle risorse idriche. In paesi come Cina, India e Indonesia la valutazione di impatto ambientale diciamo che non è proprio in cima alla lista usando un delicato eufemismo e Trump va fiero del suo pollice nero. I danni permanenti che l’estrazione crea al nostro minuscolo pianetucolo sono enormi con evidenti conseguenze anche alle nostre latitudini.
“Chip War” parla esclusivamente in termini di corsa tecnologica e lotta al nr. 1. Ve lo consiglio anche se so che non lo leggerete mai!
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