I Chrome, dopo "Half Machine Lip Moves", raggiungono il vero successo, ovvero quella sensazione di essere riconosciuto all’interno di un movimento, di una sfera culturale, di un manovrare l’immagine reale. C’è bisogno di continuare a dare adito a questa dirompente scuola di vita, nonostante l’incombere della sempre più forte autodistruzione ideale.

Il fondamento del “pensiero Rottoniano” salva l’intellighenzia e il proliferare di nomi imponenti, quali Tuxedomoon e Pop Group. Distanti dai tre accordi saturi dei watt.

I Chrome sono uno spettacolo pirotecnico del Cosmo, nell’Ultraworld, sprofondati in celle nello spazio.

Dopo aver messo in musica le catastrofi dei duemila anni futuri da noi, si giunge nel 1981 a "Blood on The Moon". Bagliori e giochi artistici della copertina introducono il lavoro. Pensiamo a dove eravamo rimasti. Nettamente superiore alla nostra immaginazione è la medaglia che intasa la nostra luce. Una concezione sempre differente la loro.

Si preannuncia lo stile che si distorcerà progressivamente. L’impatto crudele del plasmare, tutto ciò che viene realizzato solo nella “moda”, spezza la linea della band.

“The Need” è la personale lezione di accordi e struttura. Il macigno che esplode nelle corde e il vero spirito, alimentato dagli effetti vocali. Nulla si spezza, nulla si frantuma, se non si affronta l’avverso, l’inverosimile: “Innervacum" si contorce su un ritmo ripetitivo, grazie alle corde estese nel tempo, fino a non trovare più la forma.

La titletrack è spaziale, vicinissima al tribalismo degli A Certain Ratio, mentre "The Strangers" e "Insect Human" lanciano droni a tavoletta. Favolose le parti centrali delle canzoni, sempre dotate di un break validissimo, grazie ad effetti divini e fantascentifici.

Quella "Perfumed Metal", così distorta e anticipatrice della pesantezza di "3rd From The Sun", conclude quest'altro lavoro firmato Chrome.

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