"Senza te morirei/senza te scoppierei/senza te brucerei/tutti i sogni miei..."

Uno dei ritornelli più famosi della musica italiana, in un altro album di perle qual è "Sabato pomeriggio". Sì, l'ho risentito recentemente e non c'è una nota o canzone che stoni di livello, di qualità, di forza...funziona tutto bene.

La cura francese a Baglioni è servita: dopo "E tu..." un altro disco di maturità nella forma del concept, dove tutte le canzoni sono legate dal tema dell' "aspettare" (che dà il titolo alla traccia di introduzione e di ripresa dell'album).

E dentro l'attesa dell'uomo si viaggia attraverso un brano crepuscolare, gozzaniano, molto bello di ambientazione romana e non torinese:"Carillon": una donna anziana guarda tutte le vecchie cose elencate nella canzone*, ricordandosi di bei momenti del passato e sentendosi adesso inutile come "...un vecchio carillon/che non va più". 

Da un'atmosfera passata, polverosa a una più vivace su un meridionale lavoratore ma troppo sognatore ("Alzati Giuseppe"): tanti desideri e progetti, ma nulla di concreto. Viene invitato ad alzarsi, a darsi da fare e a non aspettare più.

Si giunge all'attesa di un uomo seduto alla fermata del metrò che guarda un poster di un luogo di vacanza e, fissandolo, vorrebbe fuggire via lontano ("Poster"). Ma allo stesso tempo intorno a lui varie altre persone e situazioni...

Un intermezzo dove si canta che i bambini giocano ai giochi dei maschi e le bambine ai giochi delle femmine. Ed entrambi ragionano che i più grandi giocano a "mamma e papà" ("Tutto qua!").

Poi ricominciano le perle ("Tutto qua" per me non lo è): in "Doremifasol" l'uomo confessa al suo amore che non è riuscito a dirle un pò di cose perché nella sua testa di musicista ci sono solo le sette note.

Un appuntamento d'amore (la "prima volta") deluso per la ragazza che aspetta il ragazzo dalla Lampada Osram, installata a Roma per le olimpiadi del 1960, scandito dai minuti che passano e piccole situazioni in quella attesa.

Si torna ai desideri per una vita migliore, a un'atmosfera vivace con "21X", su un operaio che spera di fare il 13 al Totocalcio per soddisfare alcuni desideri (villetta con piscina, vacanza di due mesi in Val Gardena ecc...**), scordandosi dei milioni attirato da un odore di ragù e dando un bacetto ai suoi bambini.

In fattò di "romanità" Baglioni non rinuncia scrivendo un pezzo su Sisto V, un papa cinquecentesco che, in un periodo, successivo alla Riforma, combattè il degrado spirituale e morale della città con misure serie ed energiche attirandosi l'ira della popolazione come anche di pezzi importanti della Chiesa.

Nella seconda strofa del pezzo viene chiesto al papa di chiudere gli occhi e far finta di niente ("...meno giudizio/e più fede comanna er Sant'Uffizio...") e lasciare a tacere la lingua, se "nun vulesse finì come n' capretto arrosto" (non sembra un pò mafioso?).

Nella strofa finale si chiede (ironicamente ?) a qualcuno che preghi e pensi agli affari suoi ("preghi tanto/e campi poco").

Come nell'album precedente, anche qui Baglioni torna nella zona della prima moglie, nata sulle Alpi bellunesi.

"Lago di Misurina" è la rielaborazione di una delle leggende riguardo alla nascita del lago: Misurina è una bambina che cammina su un prato, fermandosi ogni volta a una stessa ora su una rupe.

Viene spiata da un certo Sorapis (nella leggenda, il padre) che la guarda ogni giorno, finché un bel momento non se la trova fra le braccia.

Sorapis chiude gli occhi, china la testa e aspetta ogni giorno e ogni notte sino a che non diventa di pietra. Con le lacrime che gli scendono dagli occhi si forma un lago verde (quello di Misurina).

Ed aspettare (lunga attesa!) mentre tutto passa ("il 9 barrato, il Paradiso, la Primavera ecc...").

E si conclude con la fine dell'amore, tra ricordi di un bel tempo e un invito a non andarsene, mentre il giorno declina (naturalmente, "Sabato pomeriggio"!).

"Solo", di due anni dopo, sembra esserne una conseguenza "narrativamente" postuma. Il primo periodo d'oro è finito, ma il nostro Claudio continuerà a mietere successi.  

*Si ricordi "L'amica di nonna Speranza" di Gozzano

**In quegli anni Pasolini parla di "imborghesimento" della classe operaia.

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