Strano gruppo i Clock Dva negli anni '80; non tanto per i suoni, comunque sempre poco allineati nel panorama Industrial, quanto per il fatto che quando sembrano sul punto di sciogliersi ecco che sfornano un capolavoro (la stessa cosa succederà nella reunion del 1990, anno in cui presenteranno "Buried Dreams", il disco più duro e sperimentale della carriera, a dieci anni dagli esordi).
Nel 1983, dopo la morte del bassista Turner e momentanee diaspore in progetti paralleli ecco che il frontman Adi Newton decide di circondarsi di un gruppo di nuovi collaboratori (fra cui il chitarrista John Valentine Carruthers e il produttore/tastierista Hugh Jones) e rifondare di fatto il suono della band.
Scompaiono le monolitiche atmosfere Industrial del precedente Thirst, a favore di una musica più fruibile, comunque notturna e metropolitana ma decisamente più assimilabile alla scena post punk britannica.
Sostanziali novità del suono di Advantage sono un inedito gusto per vocalità più aperte (a tratti quasi epiche) e la presenza di arrangiamenti fiatistici più aggressivi mentre batteria e drum machine scandiscono trame quasi dance sul sottofondo delle multiformi distorsioni chitarristiche di Carruthers.
Un suono che si arricchisce costantemente di colori via via diversi, sostenuto da una scrittura in grado di cogliere molteplici sfumature, dai momenti più struggenti a quelli più dissonanti, fra dolore solitario e estatica esaltazione.

Al posto di scantinati vuoti e fabbriche abbandonate predate da mutanti, l'ambientazione stavolta sembra essere quella, romanticissima, di una grande e piovosa metropoli in cui si aggira un protagonista da film noir col più classico e polveroso degli impermeabili; passano continuamente davanti i fantasmi di detective dall'anima perduta con la loro scia di amori impossibili, incontri al buio e lacrime perdute nella pioggia.
Il senso di minaccia cresce di brano in brano (o meglio, di racconto in racconto) via via che la cavernosa voce di Newton ci guida verso camere d'albergo testimoni di indecifrabili misfatti, sulle tracce di messaggi in codice recapitati da fatalissime bionde mentre ascensori aperti ci aspettano per condurci verso qualche tipo di "eternità"...

Da ascoltare in macchina a tutta velocità lungo qualche viale deserto coi capelli al vento, mentre respirate a pieni polmoni il "profumo di notte e asfalto bagnato" della Parigi che è dentro di voi.

Ah già, consigliato a chi dice che gli anni '80 erano tutta merda.

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