Musica italiana d’esportazione.

Uno di quei dischi per i quali potremmo vantarci all’estero e fingere di possedere nuovamente una scena rock florida ed ispirata. “A World of Wonder” direbbero gli anglofoni ascoltando i primi battiti cardiaci di questo mostrum a più teste che risale il Mediterraneo a grandi bracciate.

Da solo, il climax esponenziale di “Building Society – Renovation” rende l’idea di cosa ci si possa aspettare posando il disco sul piatto.

Anche volendolo definire un album afrobeat sarebbe una forzatura. Le influenze si sentono (Fela Kuti approvi?), così come quelle del jazz etiope (su tutti il grande Mulatu Astatke) e certe trame psichedeliche alla Sun Ra, ma qui, bisogna dire, c’è molto altro.

Ciò che sento è assolutamente moderno, assecondato dai tempi ma al tempo stesso cullato all’interno di una poetica antica, mai nostalgica.

In sede di registrazione, spesso e volentieri itinerante, la tigre s’è avvalsa di musicisti autoctoni, rendendo questo lavoro un viaggio d’ascolto, prima che fisico. Un’esperienza umana e artistica universale.

Il suono è scarno e aspira a piantare radici profonde. È sufficiente qualche nota d’organo e poche plettrate per ricordare quel dicembre troppo caldo, perso ad aspettare buone notizie dal mondo.

Ma anche una semplice chitarra, se ben “texturizzata”, come in “Life As a Preened Tuxedo Jacket”, riesce comunque a farci ballare in tempo dispari.

La loro musica è condivisone quindi (un aspetto che si nota molto bene sul palco) e contaminazione. Va ascoltata lentamente, non c’è fretta nell’introduzione strumentale “Rabat” o nell’incedere della suadente “Fan For a Twenty Years Old Human”, che si prende le dovute pause e intreccia melodie di fiati oziosi.

Anche visivamente si esprime in maniera molto personale, con Gianluigi Toccafondo che ha curato e disegnato fotogramma per fotogramma del singolo “Federation Tunisienne de Football”.

Serve a qualcosa accennarvi al fatto che i due membri titolari del progetto preferiscano tenere le loro identità celate? Può aiutare a stuzzicarvi la fantasia dirvi che il compianto Enrico Fontanelli (principale compositore degli Offlaga Disco Pax) abbia partecipato alle registrazioni?

Secondo me no. Sono informazioni che non aumentano la percezione del valore intorno a questo progetto, le canzoni crescono di ascolto in ascolto, dotate di vita propria.

Forse è proprio dal vivo che mettono in mostra tutte le loro capacità, trascinandovi in viaggio lungo il Mediterraneo, navigando a vista, almeno fino alle Colonne d’Ercole, poi chissà.

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