"Non vogliamo una rivoluzione che non si possa ballare".
Questo può essere un po' il motto dell'electroclash, uno dei fenomeni piu' nuovi e vivaci degli ultimi anni, e tutto berlinese. O meglio: gli artisti vengono da ogni parte del mondo (Peaches è canadese, Le Tigre sono di New York, le Chicks on Speed da varie parti del globo), ma è quando arrivi a Berlino, che diventi electroclasher, come recita il testo di "Kick it", il duetto tra Peaches e Iggy Pop: "Come on a knocking where its rocking non-stop/And make your way to Berlin".
Fenomeno marcatamente femminile e queer, che tuttavia non ha escluso i maschietti (T.Raumschmiere, Who was who etc), l'electroclash risprende a piene mani la prima elettronica anni 80, quella dei suoni analogici caldissimi, il primo hip hop, il punk, e la new wave.
Ne esce così qualcosa di davvero fresco e intrigante, di sexy senza essere gattamorta, un concetto che alle divette del pop manca, evidentemente...
Un po' meno famose e cool di gruppi come Le Tigre (che ora incidono per la Universal, come si sta lassù??) e Chicks on Speed, ci sono Annika e Gina, cioè le Cobra Killer, ragazze-carine-residenti-a-berlino-e-un-pò-pazze quindi electroclashers. Suonano in gruppi garage, poi approdano all'elettronica insieme e incidono per la Digital Hardcore rec, l'etichetta di Alec Empire, leader degli Atari Teenage Riot.
Conclusa l'esperienza, e mandato a quel paese Alce Empire, non proprio come due belle signorine dovrebbero fare, incidono un secondo album, e per il terzo, "76/77" optano per la Monika Enterprise, etichetta electro-femminista di Berlino, che, coadiuvate da ottimi musicisti (Eric D. Clark, T. Raumschmiere, Patric Catani) ha permesso loro di fare davvero un buon lavoro, e di esprimere le loro grandi potenzialità.
Iniziando dalla copertina: Annika e Gina sono dietro un vetrina, ma niente reminescenze di Amsterdam, anzi: fasciate con bende da medicazione, calze contenitive e vestiti vecchi e demodè, sembrano due manichini della Germania est. Totale grigiore, insomma. Passiamo avanti. Prima traccia: "Let's have a problem": electro ballabile con una ripresa ironica, carina e ammiccante di "Have love, will travel" dei Sonics (uno dei gruppi preferiti delle rrragazze) con testo stropiato in modo piuttosto ridicolo (ehm, non ricordo le parole esatte, ma lo è!), poi segue "mund auf augen zu (stecker raus, ich dreh' durch)" irresistibile canzone dance anni '80 in tedesco.
È soprendente la capacità di queste ragazze nel creare ritmi anche solo con le parole (come "Tenthousand tissues" il cui testo è solo il titolo ripetuto), ritmiche sempre diverse, ma ugualemente coinvolgenti, ripescando a piene mani dal suono '60 (come in "Cobra movement", goiosa quasi surf) e da ritmi electro ("I like it when it burns a bit" un pezzo che farebbe ballare pure i sassi). E soprende anche la ricchezza nei suoni e negli arrangiamenti, ma banali, e mai alla moda.
Una specie di "lato oscuro" del pop, scassato, bello, e tutto da scoprire.
Elenco tracce testi e video
04 L.A. Shaker (03:30)
Four corners and a king-sized bed.
A china-lamp breaks beside my head.
All those fragments on the floor.
Who closed that curtain and the balcony-door?
The tiles were made to make me slip.
Fitted carpet takes me in sips.
I should have known in the early state:
This room was made to liquidate.
Arsenic in a four-star-meal.
The law doesn`t allow to appeal.
Cyanide through the air-condition.
L.A. is shaking in its best tradition.
I drink acid out of the tab.
I carry my face in a plastic-bag.
No escape,they owe my fingertip.
I`m damned to dance on Sunset Strip.
Sidewalk-desserts,automobiles stalk.
Lights are orders: walk- don`t walk.
Paramount pictures from the suicide hill.
The angels came up just to kill.
L.A. Shaker on the median-stripes.
L.A. Shaker on a video-tape.
L.A. Shaker in a sushi-bar.
L.A. Shaker with his shades on the beach
Carico i commenti... con calma