Con “Astral Disaster” i Coil si scoprirono figli leggitimi della Musica Cosmica Tedesca. Si tratta di una sorta di magniloquente e cupa sinfonia elettronica che omaggiava gruppi mitologici come i primi Tangerine Dream e i Cluster. L’evoluzione dei Coil era già evidente in dischi come “Musick To Play In The Dark” e “Time Machines” ma in questo disco si proiettano in una dimensione metafisica e Cosmica al di là del tempo e dello spazio. L’album venne pubblicato inizialmente solo in vinile il 31 dicembre del 1999 in sole 99 copie. Partecipano al lavoro, oltre a John Balance e Peter Christopherson, anche Tighpaulsandra e Drew McDowell. Successivamente venne per fortuna data alle stampe la versione in cd. L’inizio è affidato ai ronzii elettronici di “The Avatars”. Poi è la volta della lunga “The Mother Ship And The Fatherland”, un viaggio oscuro alla ricerca di paesaggi perduti e mistici verso pianeti alieni: la musica, come una macchina del tempo, mi ha riportato indietro nel 1971 a un disco epocale come “Zeit”. L’atmosfera è quieta e pacata e molto meditativa. La successiva e breve “2nd Sun Syndrome” è debitrice invece dell’elettronica dei primi Cluster. “The Sea Priestess” è l’altro pezzo forte del disco: viene introdotto da un coro mistico che mi ha ricordato i grandissimi Popol Vuh, un brano davvero eccezionale che ci trasporta alla ricerca del sé perduto. La voce recitante del mitico John Balance evoca scenari esoterici e occulti ispirati dalla sua visita presso l’abbazia di Cefalù in cui soggiornò Crowley. Ci risvegliamo dalla meditazione con “I Don’t Want To Be The One” in cui è presente come ospite Gary Ramon dei Sun Dial alla chitarra. La versione in cd comprende anche la lunga “MU-UR”, un brano lungo e dilatato di ambient-cosmica, degna colonna sonora a un viaggio allucinante nello spazio e caratterizzato da un siderale loop di piano. “Astral Disaster” è un disco di altissimo valore e uno fra i migliori dell’intera discografia Coil. Se ancora non lo conoscete fatelo vostro. Stupendo l’artwork di Steven Stapleton.
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Altre recensioni
Di Cervovolante
"L'album riesce a distillare in musica un senso di desolazione, come se le onde dell’oceano e la vita marina sacrificata trovassero qui una voce oscura e al tempo stesso sublime."
"Coil riescono, senza l'uso di parole chiare, a evocare la maestà di un oceano ferito, il peso dell’inquinamento che si sedimenta strato dopo strato e l’indifferenza umana di fronte a questo disastro."