Un album molto strano.

Trovo che questa sia l'unica definizione che possa esprimere appieno ciò che ho provato sentendo la prima volta questo bizzarro intreccio di jam, improvvisazioni e follie realizzate dal Colonnello e dal suo allucinante compare Buckethead.

L'unione di queste due assurde personalità ha portato alla creazione di "The Big Eyeball In The Sky", il quale tra l'altro si vanta anche della partecipazione di Bryan "Brain" Mantia alla batteria (già componente dei Primus dal 1997 al 2002), di Bernie Worrell (tastierista dei Parliament-Funkadelic e dei Talking Heads) e di Gabby La La ai chorus in un paio di canzoni, della quale - a mio parere - non si sentiva certo la mancanza.

Come è facilmente intuibile, quest'adunanza di artisti dalle influenze musicali e stilistiche molto differenti fra loro ha portato alla creazione di un Lp molto variegato e, se vogliamo dare anche una definizione negativa, a tratti disomogeneo. Infatti, è possibile rilevare un leggero senso di spaesamento in varie parti del lavoro, come se ci si aspettasse qualcosa che poi non arriva; in altre parole, sembra che certe tracce, aldilà di un buon groove e di una tecnica esecutiva strabiliante, lascino quasi l'amaro in bocca, rendendosi conto che, se solo fossero state elaborate un po' di più, sarebbero risultate molto più incisive.

In pratica, questo album è pieno fino all'orlo di idee geniali, ma in vari casi abbandonate a se stesse. Basta ascoltare qualche pezzo per accorgersi di questa "incompletezza": ad esempio, "Hip Shot From The Slab" si distingue subito fra gli episodi meno riusciti. In questa traccia non c'è nessuno sviluppo né evoluzione: per tre minuti viene solo ripetuto il "tattarataataaaraaatattaraa" del ritornello cantato (cantato?!?) da Gabby La La, intervallato dagli onanismi ultravirtuosi di Buckethead e dal basso di Claypool che tuttavia non riesce a salvare la situazione, quasi soffocato dal coretto irritante che copre l'intera composizione. Un altro esperimento mal riuscito è proprio la title-track, che guarda caso vede ancora la partecipazione della cantante (cantante?!?) sopracitata: "The Big Eyeball In The Sky", se a un primo momento risulta divertente e orecchiabile, stanca quasi subito per la sua eccessiva ripetitività. Escludendo questi unici momenti deludenti (Gabby La La di merda), tutto il resto del disco risulta meglio realizzato e più ispirato.

Evitando di fare un lungo, noioso e pesante track-by-track, parlerò solo dei pezzi che mi hanno impressionato di più: l'opener "Buckethead" presenta delle buone partiture tastieristiche, specie a metà del brano, e un fulminante assolo del succitato mostro di bravura Buckethead, iperveloce ed implacabile. Un inizio esaltante, che sta a pari merito al primo posto con "Ignorance Is Bliss": questo pezzo non sembra nemmeno scritto da Claypool, specie per gli inserti melodici (violino?); anche in questa, verso la fine è presente un assolo se possibile ancor migliore di quello precedente. Molto buone anche "Elephant Ghost" e "Scott Taylor": tracce dalla lunga durata, creano un tappeto sonoro (in particolare la prima) omogeneo e compatto, lasciando libero spazio alla creatività malsana del Bucket.

Sicuramente, tirando le somme, questo è un concept molto buono, soprattutto grazie alla notevole capacità tecnica dei singoli musicisti: "Brain" e il Colonnello offrono una solidissima base per le sfuriate elettriche di Buckethead e le incursioni di Worrell, e in qualche episodio il risultato è a dir poco eccelso.

Peccato però che questa verve artistica non sia sfruttata al massimo: se alcune tracce fossero state meglio rielaborate, questo lavoro sarebbe completo e inattaccabile sotto ogni punto di vista.

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