Ricordo che quando ho iniziato ad ascoltare musica (più o meno un po' troppi anni fa), mi potevo permettere al massimo un paio di dischi al mese.

Ricordo la cura con cui ogni volta sceglievo l'album che avrei comprato, la "cerimoniosità" con cui mettevo piede nel negozio e quanto fossero grandi le aspettative che accompagnavano il primo ascolto. Ricordo di aver sfogliato booklet con la stessa cura e la stessa devozione con cui ripassavo a memoria la sezione di biancheria intima del Postalmarket, di aver custodito gelosamente autografi estorti dopo ore di paziente attesa, e di aver sognato di poter scambiare quattro chiacchiere con qualcuno dei miei musicisti preferiti. Non perché avessi davvero qualcosa da chiedere o da dire, ma per l'emozione che quel "contatto ravvicinato" mi avrebbe potuto dare.

I Colour Haze hanno saputo rinnovare in me quelle sensazioni. Nonostante il peer to peer e le discografie intere scaricate nell'arco di un solo pomeriggio. Nonostante la superficialità di tanti, troppi ascolti distratti, davanti allo schermo di un pc. Nonostante il non riuscire più a sentirsi davvero "fan"(anatico) di un gruppo o di un artista.

Quella che leggerete è soltanto una piccola intervista a Stefan Koglek, chitarrista e cantante del terzetto di Monaco: una manciata di domande che, se ai tempi della loro ideazione mi parevano semplicemente "stupide e un po' banali", oggi, in tutta franchezza, mi sembrano addirittura imbarazzanti.

Eppure ne sono - tutto sommato - soddisfatto. Non tanto per il risultato, ma perché, quando ho visto nella mia casella la mail di risposta di Stefan, per un attimo ho provato quello stesso "brivido" di più o meno un po' troppi anni fa.

Tutto questo per dirvi: quella che leggerete non sarà la migliore delle interviste possibili. Anzi, forse non può nemmeno aspirare al titolo di "intervista"... Consideratela, piuttosto, come lo sfizio di un "vecchio" ascoltatore che, dopo non sa nemmeno lui quanto tempo, si è riscoperto "fan"(atico) di un gruppo musicale.

 

BB: "Cominciamo con una domanda molto generale sul gruppo. Avete ormai una discografia davvero invidiabile, non solo per numero di pubblicazioni, ma anche, e soprattutto, per qualità della proposta. Ad ogni uscita discografica, il vostro sound si è evoluto, tanto che ogni disco può considerarsi una tappa di un cammino musicale che vi ha portati ad avere una vostra "identità". Un tizio che ne sa un sacco più di me ha descritto (a mio avviso perfettamente) tale aspetto della Vostra carriera con questa frase: "Si potrebbe affermare che siano passati da un Garcia (John dei Kyuss) a un altro (Jerry dei Grateful Dead)".Ritieni che ci possa essere un fondo di verità in questa affermazione o consigli a me e al tizio di cui sopra di andarci piano con l'erba del vicino marocchino?"

SK: "A dir la verità, ognuno pare trovare qualcosa di diverso nella nostra musica e questo è un bene. In ogni caso, posso dire che le nostre influenze musicali sono molto più ampie di quanto di solito la gente pensi. Capita spesso, poi, che ci vengano attribuite influenze in cui non ci riconosciamo per nulla. Ad esempio, il Krautrock o i Grateful Dead vengono spesso menzionati per descrivere la nostra musica, eppure non rientrano affatto tra i nostri ascolti preferiti e non credo nemmeno che ci abbiano influenzato granchè. Sono appassionato di un'enorme varietà di generi: di ognuno cerco di cogliere l'essenza e di trasferirla all'interno di quelle che sono le nostre possibilità di espressione musicale. Certamente il concetto di "Stonerrock", così come quello di "rock trio" rappresentano ciò a cui mi sento più legato e questo credo che debba essere considerato il nostro unico "linguaggio musicale". Inevitabilmente, le influenze che subiamo da ogni tipo di musica (la classica, il folk, il jazz, il bues, il soul e il pop dei '60, la psichedelia, lo stoner, la musica alternativa contemporanea) sono cambiate nel tempo. Negli anni, abbiamo cercato di rispondere a questo mutamento, tentando di suonare una musica sempre migliore. È qui che va individuata la fonte di ogni nostra evoluzione. Ed è per questo che, in fondo, non mi sento mai davvero soddisfatto di quello che sto facendo "adesso"... In ogni caso, come ho detto, non importa quali significati o quali influenze la gente trovi nella nostra musica. Quindi, per quanto mi riguarda, tu e il tuo amico potete pure continuare a spassarvela!"

BB: "Tra me e la vostra musica c'è stata una specie di colpo di fulmine, una sorta di folgorazione istantanea come non mi succedeva da tempo. Su queste stesse pagine, è capitato che vi abbia addirittura definito come "La mia migliore scoperta musicale dai tempi dei Led Zeppelin". Hai mai provato una sensazione simile per qualche artista?

SK: "Wow! Questo si che è un complimento! In anni recenti, l'opera del compositore americano Moondog e il disco "Inspiration Information" di Shuggie Otis - che a mio parere è uno dei migliori dischi di tutti i '70 - hanno davvero cambiato il mio modo di pensare e i miei obbiettivi in fatto di musica. Credo, poi, che sia evidente il ruolo fondamentale che hanno avuto nella mia formazione di musicista artisti come Jimi Hendrix e i Kyuss, ma sarebbe impossibile fare un elenco di tutti gli artisti per i quali ho avuto una "folgorazione"! A proposito: proprio qualche giorno fa, mi è capitato di vedere in TV un concerto di un gruppo belga, gli Zap Mama ... e ti assicuro che spaccano! Ho immediatamente ordinato tutti i loro dischi! chissà mai che siano proprio loro i prossimi ad influenzare il sound dei Colour Haze ;)"

BB: "Dopo più di dieci anni di carriera, di cosa sei più orgoglioso e di cosa ti rammarichi? Quali sono stati i momenti peggiori? Quali i migliori?"

SK: "Mmm... ci sono stati un sacco di momenti non del tutto piacevoli, e un sacco di momenti meravigliosi, soprattutto mentre eravamo in tour, come è normale che sia. Non ho grossi rammarichi per quello che riguarda i Colour Haze (a differenza di quanto possa dire di altre cose della mia vita). In ogni caso, penso che anche quelle scelte e quelle decisioni di cui non vado fiero siano state parte di quel processo di crescita che ci ha portati dove siamo adesso. Quindi, tutto sommato, non mi posso lamentare. Mi sarebbe piaciuto essere più gentile con alcune persone - la vita è troppo breve per non godersi ogni singolo momento con ogni persona che è al nostro fianco -... insomma, diciamo che mi sarebbe piaciuto vivere ancora più intensamente ogni istante, far fruttare ogni singolo minuto della mia vita, ancor più di quanto abbia fatto. Se, invece, ti devo dire qual è stato uno dei momenti migliori di questi anni, al momento mi viene in mente quella volta in cui Alfredo Hernandez mi disse che Kim Thayil apprezzava molto la nostra musica... Non puoi immaginare quanto possa essere stato importante per me: credo che in quel momento il mio cuor abbia smesso di battere!"

BB: "Quali sono le cose che generano in te sentimenti "estremi" sia in senso positivo che in senso negativo?"

SK: "Ho un carattere piuttosto tranquillo, e quindi difficilmente "impazzisco" per qualcosa... Mi piacciono un sacco di cose: il sesso, i fumetti, andare a cavallo, un bel bagno caldo, il buon cibo, caffè e sigaretta il mattino appena sveglio, cose di questo tipo... Immagino che tu volessi sapere quali sono le cose che amo di più, ma anche in questo caso mi limito all'ovvio. Credo che un eventuale risposta dovrebbe riguardare: la vita, l'universo, mia moglie e la mia famiglia, i miei amici e i miei gatti. Amo tutto ciò che riguarda la musica, non importa se sia io a suonarla. L'odio sa essere altrettanto "scontato": è un sentimento di cui bisogna sempre diffidare. La cosa preoccupante, ma se vogliamo anche quella più affascinante, è che ognuno può trovare in sé stesso tutte quelle cosa da cui si genera l'odio: la violenza, la stupidità, la ristrettezza mentale, ogni sorta di istinto egoistico. È come se dentro a ciascuno di noi si svolgesse una lotta continua"

BB: "Chiudiamo con una domanda flash su "All", la vostra ultima uscita. Come ti piacerebbe che venisse giudicato dai vostri fans?"

SK: "Confesso di non avere nessuna aspettativa in particolare... mi accontenterei che venisse considerato un disco che non ha bisogno di parole per essere "spiegato". Un disco che sappia parlare di sé da solo, attraverso la propria musica".

 

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