Una volta c'erano i Lupercalia, con il loro bellissimo mix di folk e musica etnica, mediterranea ed ancestrale, la prima creatura di Riccardo Prencipe, virtuoso chitarrista classico che con questo monicker pubblicò ben due album: il debutto, completamente strumentale "Soehrimnir" (2000), col violinista Pierangelo Fevola, ed il bellissimo "Florilegium" (2002), in collaborazione col soprano Claudia Florio, edito dall'etichetta Equilibrium Music, da anni icona qualitativa e punto cardine della scena neo-folk.

Nel 2005 cambiano le denominazioni, ma la voglia di comporre dell'ottima musica è ancora viva, la fiamma dell'ispirazione brucia più ardentemente che mai nel cuore di Riccardo. I Lupercalia vengono piacevolmente relegati nei cassetti della memoria ed il progetto Corde Oblique, sua naturale evoluzione, vede la luce.

L'album "Respiri", edito dall'altrettanto valida label nostrana Ark Records, vanta d'una intimità disarmante, interamente acustica, calorosa e mediterranea. Il progetto viene definito dalla sua mente "Piccola bottega degli artisti del suono", ponendo dunque l'accento sulla sua sincerità, sulla fattura "artigianale" dell'opera, alla cui realizzazione hanno preso parte svariati ospiti, scelti dallo stesso chitarrista per donare al sound della propria creatura le tonalità più eterogenee, i sapori di terre diverse. Un'intimità fatta di paesaggi, eterei si, ma reali allo stesso tempo. Da qui l'idea di contenere delle immagini nella musica stessa, la quale cerca di ricreare le voci, i rumori, i suoni di terre dalla bellezza incantevole, in un tragitto temporale tra antichità e presente. Il percorso sonoro e visivo intrapreso in quest'album ci fa dunque viaggiare attraverso le mura di Assisi, ci conduce nel piccolo borgo medioevale campano di Caserta Vecchia, oppure su una barca ancorata nel porticciolo di Miseno nella quale lasciarsi cullare dalle onde, o ancora tra strette vie illuminate dal chiarore lunare, tra campi di grano e girasoli, sulle profumate spiagge del mar Mediterraneo per godere dello spettacolo di un tramonto.

Si viaggia accompagnati dalla magnifica ed onnipresente chitarra acustica, dagli scarni synth e dalle percussioni (ovvero gli strumenti suonati dal padrone di casa), sulle onde malinconiche del violino del sempre ispirato Alfredo Notarolberti (Ashram, Argine) e del clarinetto di Francesco Perreca. Si piange mentre si viene carezzati dai tasti d'avorio di Francesco Villani, talentuoso pianista d'estrazione classica. Si sogna quando si espande nell'aria la voce di Caterina Pontrandolfo (impegnata tra l'altro in un progetto di studi sulla musica tradizionale lucana), soprano dotato d'una estrema versatilità che le permette di variare il proprio stile passando da parti puramente operistiche a cadenze etniche ed all'interpretazione di antiche melodie. Si viene catturati quando entra in scena Catarina Raposo dei portoghesi Dwelling con il suo timbro caldo, arcano, irresistibile; quando l'angelica Alessandra Santovito (ex-Gothica, Hexperos) ci ammanta d'infinito candore. Ci si sente sciogliere e sembra di vedere la natura germogliare tutto ad un tratto quando entra in scena Corrado Videtta, mente degli storici Argine, fondendosi alla perfezione, attraverso la sua voce fatata, con l'anima di questa musica. Riccardo Prencipe non rinuncia nemmeno ad attimi di pura poesia; brevi intermezzi narrati raccontano le sensazioni armoniose che hanno accompagnato l'artista attraverso il suo viaggio, emozioni che hanno dato tanto al cuore e all'anima, emozioni che sono diventate musica.

Dopo la coinvolgente intro "Captatio benevolentiae", tra le danze tribali mediterranee di "My promise" e "Waves", costruite attorno a coinvolgenti percussioni etniche e vocalizzi magnetici, interrotte o avvolte da crepuscolari sprazzi sonori dall'intensità disarmante dove chitarra e violino magistralmente si fondono, passando per la fusione tra recitazione e folk italico di "Eventi" (che vanta d'un testo poetico che definire ricercato non basta) ecco che arriviamo a "… di Parigi", capolavoro di musica visiva annodato alle dita di Luigi Rubino degli Ashram (altro artista nazionale di cui andare fieri), ed alla chitarra di Riccardo, in grado di condurci sulle rive della Senna in una giornata primaverile, prima che la pioggia arrivi a rinfrescare un'allegra passeggiata sotto il sole. Quando dalla semplicità si riesce a creare un capolavoro. Veniamo poi trasportati verso i pacati lidi di "Ascesi", un brano evocativo dalla cadenza quasi oscura ed ipnotica, reso ancor più intrigante dal clarinetto che si fonde con il violino e con i densi vocalizzi femminili della Pontrandolfo che ricordano uno dei molteplici stili adottati nel corso degli anni dalla favolosa Francesca Nicoli dei connazionali (e validissimi) Ataraxia. Cullati dalla voce della Santovito, soffice come una piuma in "Orme" (brano di reminiscenza medioevale), approdiamo a "Fantasia sui tasti bianchi", che soltanto attraverso il titolo riesce ad esprimere la propria eterea e fatata essenza; il mondo delle favole non è mai stato così vicino.

E poi, solitario, come seduto di fronte ad un fuoco che si staglia al centro del cortile del casolare di un piccolo borgo, tra i rumori della natura che all'imbrunire cala le proprie ombre sulla terra, un solingo chitarrista ci regala un commovente e melodioso solo acustico ("A guitar sounded like a liute"). La successiva "Dentro", ennesimo capolavoro, è forse il brano che ricorda più da vicino i Lupercalia, se non altro per l'utilizzo di una dirompente voce soprano che tesse elegiache trame melodiche e recita struggenti e malinconici versi in lingua madre. Passando per la parentesi acustica (sorretta dalla solita, bellissima chitarra) di "Progressive", affoghiamo infine nel mesto canto portoghese di "Winds of fortune", il quale chiude in bellezza uno dei dischi più intensi che il panorama nazionale abbia mai offerto, grazie all'operato di un artista sincero, Riccardo Prencipe, che forse non raggiunge ancora il genio compositivo dei divini Ataraxia, ma li supera sicuramente in intensità, attraverso canzoni semplici ma dalla bellezza disarmante.

Spesso noi italiani amanti della musica oscura, andiamo a cercare profondità e sentimenti autentici nelle tradizioni popolari nordiche, ma non ci rendiamo conto che l'Italia è un paese dove certi valori sono ancora vivi, dove la scena è forte e rigogliosa, come una rosa che non appassisce mai ed esala una fragranza delicata ed indimenticabile, come un fiore dotato di innumerevoli petali, che sono uno più profumato dell'altro, ognuno dei quali va fiero delle proprie origini e del proprio nome. Corde Oblique è uno di questi.

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