Per la prima volta mi è capitato di comprare un disco con dentro, nello scarno libretto, una recensione non proprio lusinghiera: questo disco è il primo (e ufficialmente unico) del quintetto ligure della Corte dei Miracoli, disco di progressive italiano pubblicato molto tardivamente nel 1976.

Insomma uno compra il disco e prima di ascoltarlo legge nel libretto fra le altre cose: "poco efficaci risultano i contenuti lirici (sia come impostazione stilistica che nei contenuti) che seguono percorsi indipendenti dallo sviluppo strumentale. Apprezzabile invece l'apporto del pianoforte e delle percussioni, mentre l'uso del synt è ancora piuttosto elementare". La recensione è firmata ma poco importa.

Francamente non trovo opportuno la presenza di questa recensione nel disco, perchè.. insomma.. è come comprare un dolce con scritto INTERNAMENTE nella scatola che è tutto sommato buono ma c'è di meglio..però la scatola è aperta e il dolce te lo devi tenere..

Poi la trovo ingiusta, almeno in parte.

I componenti del gruppo sono 5 : al di là dei nomi ci sono 1 batterista, 1 bassista, 2 alle tastiere, 1 voce; manca la chitarra e naturalmente il sound del gruppo è dominato da pianoforte e tastiere; non averto la mancanza della chitarra, perchè gli arrangiamenti di stampo elettronico sono ben fatti e supportano bene la ritmica spesso molto complessa; non si avvertono vuoti significativi.

Non concordo perciò con "uso elementare del synt": se si ascolta la prima traccia "... E verrà l'uomo" si nota che il synt è usato sapientemente a introdurre il brano e il disco in maniera potente e originale (synt supportato occasionalmente dalla chitarra ospite di Vittorio De Scalzi); la presenza del synt poi si rivede a sostegno della ritmica e delle parti cantate, in maniera comunque efficace e abbastanza originale, in tutte le 5 tracce. 

Il recensore ha ragione, invece, quando parla delle parti cantate, non molto lunghe ma presenti in tutte le tracce.

La critica che faccio io non si riferisce ai testi ma alla linea melodica poco efficace e spesso ripetitiva, appesantita da un cantante non proprio eccezionale.

I testi prendono ispirazione dal "Notre Dame de Paris" di Hugo, dove si parla della Corte dei Miracoli e se ne descrivono le caratteristiche principali: Il disco è di fatto un Concept album.

La linea melodica emege fin troppo dal tappeto fin troppo dimesso dell'arrangiamento a supporto delle parti cantate, quasi ovunque. Questo è il peggior difetto del disco, anche perchè, l'abbiamo detto, la linea melodica è il più delle volte abbastanza banale e buttata via.

L'unica traccia dove questo non avviene (o comunque meno) è "Verso il sole", e proprio per questo ritengo sia la migliore traccia del disco.

Altro difetto del disco è anche la prolissità di alcune tracce: forse i 13 minuti dell'ultima sono un po' troppi, anche perchè qui il cantante dà veramente il peggio di sè..

In definitiva penso che questo sia un buon disco di progressive italiano (elettronico non sinfonico!!), originale e ben arrangiato, con ottimi intermezzi strumentali, che ha avuto forse la grande colpa di contenere testi di gusto Hippie  con almeno 5 anni di ritardo.  

E poi chi ama il RPI lo sa che il cantante a volte va ignorato.. però che peccato!


 Voto 4, non me la sento di dargli di meno!

Elenco tracce samples e video

01   …E verrà l'uomo (07:00)

02   Verso il Sole (06:30)

03   Una storia fiabesca (07:50)

04   Il rituale notturno (06:23)

05   I due amanti (11:39)

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