Da Ivrea, Marco Jacopo Bianchi, ex Drink To Me e oggi uomo dietro il progetto Cosmo, era chiamato a bissare il successo de L'ultima festa. Uscito nel 2016, quest'ultimo fu un disco di grande spessore, nonchè la scialuppa per traghettare, per la prima volta in Italia, la musica electro-pop, nella sua piena accezione: musica al contempo melodica e ballabile, cantautorale e elettronica. Messe da parte le screziature pseudo-filosofiche che appesantivano il precedente Disordine (non privo, comunque, di momenti di alto livello) in favore di una maggiore onestà lirica, L'ultima festa non impiegò molto tempo per affermarsi come uno dei lavori cardine della musica italiana dei Dieci.

Il nuovo album di Cosmo si intitola Cosmotronic, dal nome dato a una serie di serate elettroniche organizzate dal Bianchi e da colleghi artisti in quel di Ivrea. Si tratta di un doppio album, volto a dar completo spazio espressivo alle due anime di Cosmo: quella di cantante pop e quella di producer/dj. Il primo CD (LP per chi l'acquisterà in vinile) è quello melodico, dove Cosmo riprende il discorso lasciato in sospeso col disco precedente: si canta e si balla, o per meglio dire si canta ballando, e riflettendo. "Sei la mia città", col suo erotismo nemmeno troppo soffuso ("sei la mia città, ti vengo dentro / e se succederà, qualcosa nascerà"), è il singolo trainante, seguito dall'esuberante "Turbo" ("mi faccio un giro in giostra / vieni, fatti un giro anche tu / è divertente, non pensi a niente"); "Tristan Zarra" è l'amico strafatto di ketamina che ti viene a prendere di peso dai divanetti per trascinarti sul dancefloor. Ma, abbiamo detto, si riflette, senza però piangersi addosso: "Quando ho incontrato te" è un perdersi nella dispersività dell'oggi, con un unico punto di riferimento, nell'attesa dei tempi migliori ("passerà / come passa un sabato"); "Tutto bene" è uno scrollarsi di dosso problemi pesantissimi a colpi di fianchi, una catarsi dal dolore ("mia zia lottava dentro a un ospedale / e adesso non c'è più / e tutto quello che mi fa incazzare / non conta niente"). Con la conclusiva "Ho Vinto" emerge vistosamente l'anima danzereccia che incontreremo nella seconda parte.

Il secondo lato è pura musica techno. Cosmo si comporta da vocalist: scandisce poche parole, pronunciate col dovuto tempismo, ad accompagnare e guidare l'ascoltatore nel torrenziale flusso di bass-line in cui viene a trovarsi. Si balla e ci si diverte, anche se in certi frangenti la techno di Cosmo pare un po' scolastica: efficace, da bravo studentello di elettronica, ma priva del sottile ma indelebile marchio del producer navigato. Per la prima vera esperienza di Cosmo come producer, il risultato è sufficiente, ma niente più.

Un primo disco da 8 e un secondo da 6 compognono un album complessivamente da 7,5 - ha un peso maggiore, nel giudizio, il lato A. Cosmo si conferma come una delle voci più autorevoli e originali del pop contemporaneo, in grado di ricordarci come il ballo non sia una roba da stronzi discotecari, ma la più pura affermazione della nostra libertà fisica. Ancora una volta, si canta e si balla; mandando a fanculo la retorica - che a questo punto sarebbe facile tirare in mezzo - del ballo come atto politico, Cosmotronic è in realtà una cosa molto più semplice, almeno per la maggior parte della sua durata: una ficata.

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