Cinque persone in cinque diverse città si dilettano a fondere i propri universi sonori.
Un processo artistico in completa libertà, rizoma sperimentale alla ricerca della musica del futuro.
Una sorta di fuga dall’omologazione, o dalle semplicistiche catalogazioni, per ribadire ad alta voce la necessità di sentirsi unici.

Questi sono i Cougar, non solo musicisti preparati e padroni delle moderne tecnologie, ma soprattutto artisti in grado di liberare e plasmare la propria creatività.
Quello che vogliono è stupire, e lasciarsi stupire. Tradurre in suono quella marea che si agita nel cuore e nell’anima. Una marea che non conosce rive.
E “Patriot”, secondo lavoro del gruppo, è un disco che si nutre della propria freschezza.
Denso di melodie eteree, sospese in precari equilibri gravitazionali.
Ritmiche intricate e irregolari, ingabbiate in reti di campionamenti.
Fragori elettronici che irrompono e feriscono.
E poi ci sono le chitarre, a dettare umori contrastanti, tra aggressive distorsioni e delicati rivoli acustici.
Un magma sonoro in costante movimento, mai uguale a sé stesso, ipnotico e spiazzante.
Potremmo definirlo post rock elettronico con tentazioni psichedeliche.
Ma oltre ad essere questa una definizione tediosa, non risulterebbe nemmeno esaustiva.

Non resta che chiudere gli occhi ed immergersi nuovamente nel mondo multicolore dei Cougar.
Non può lasciare indifferenti.

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