Fa ancora più male, oggi, vedere Chernobyl. Fa male perché la Storia è “uno scandalo che dura da diecimila anni”. Quando si scatena è mostruosa, e il travaglio purtroppo non è breve. È articolato, complesso, pieno di bivi decisivi, scelte dolorose, sacrifici. Un lento scorticarsi del corpaccione, una piaga che piano divora tutto.

Non riesco a non collegare l'orrore di questa serie con quello che abbiamo letto e sentito, che leggiamo e sentiamo in questi mesi. Per tanti motivi, per le decisioni arbitrarie prese da qualche politico incompetente, ad esempio. “Ma chi ha deciso che devono essere 30 km?”. Per quella terribile catena umana che reclama vittime sacrificali. Volontari, entrano nudi nella galleria per portare fuori una pietra alla volta. Non gli è concesso un ventilatore, e ci sono 50 gradi. La scienza e la politica che si rincorrono, collaborano ma sempre fino a un certo punto. Entrambe fallibili, solo una delle due impara dai propri errori. (L'altra poi tenta di sbranarla).

Le bare portate via dai militari, i corpi vivi che sono già cadaveri, le mascherine e gli ospedali come lazzaretti. Una cancrena che il potere aborrisce, rifiuta di portare. Quando è costretta ad affrontarla, lo fa con sorda insensibilità, cola cemento sopra corpi e verità. Ce ne riversa contro le conseguenze nefaste. Ci uccide la mucca che stavamo mungendo.

È la storia del potere inadeguato (impotente se vogliamo, stucchevole spettatore, nefasto attore), quella di Chernobyl. È la storia dell'uomo scientifico che non sa. Dell'uomo industrioso che nulla può fare ormai. L'umanità che costruisce il suo mondo ma non sa affrontarne le criticità che ciclicamente imperversano. Oggi come allora siamo quasi impotenti, ciechi, fragili. Scimmie che picchiano un osso sul terreno. Il potere reagisce sempre allo stesso modo, di fronte alla catastrofe. Un moto di repulsione, negazione. Poi bisogna affrontare la lotta a mani nude, ma le piaghe si appiccicano. Le mostruosità che abbiamo partorito ci vengono incontro.

Quel nuclear error poteva fare danni inimmaginabili? Esplosioni da due megatoni? A guardare la serie pare proprio di sì, poi leggendo in giro e ancora spulciando si scopre che le inesattezze sono molte. A grandi linee possiamo dire che Hbo abbia sicuramente enfatizzato per rendere il suo prodotto più accattivante. E non sarò certo io a censurare questa scelta. Non è un documentario.

Però mi colpisce che, senza cercare in internet, non avrei potuto sospettare nulla di tutto questo. La facilità con cui la serie ci convince subdolamente su tanti aspetti dice molto della sostanziale non conoscenza che abbiamo di un fatto storico così importante. La verità è sempre malleabile e sfumata.

C'è un'atmosfera che sa di cartapecora e tante stanze scure, un po' sudice, che danno una lettura politica implicita. È cinema, la lettura che si vuole dare è palese e anche sostanzialmente condivisibile, i mezzi che utilizza poi non sono da premio Pulitzer, questo è certo.

È anche bella esteticamente, se vogliamo dirla tutta. Mi fa impazzire soprattutto il brusio ferroso di quando si espongono alle radiazioni. In generale le musiche spettrali, i colori grigiastri. I palazzoni sovietici. Nulla di estremamente originale, ma funziona. Per non parlare dei corpi violastri.

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