2010.
Forse non il miglior presupposto per fare Rock. Quantomeno non per farlo secondo il proprio ideale.
Un anno fa circa conobbi un ragazzo, giovane cantante, chitarrista e leader di un gruppo locale. Lo vidi suonare alcune cover di pezzi famosi, e non potei non notare la bravura della band.
Quando lo rividi, mi offrì un misero EP che sembrava fosse stato registrato e stampato in casa sua, e me lo regalò senza chiedere nulla in cambio. L'album della sua band era lì che mi aspettava. Affascinato e curioso, lo infilai subito nello stereo e feci partire la musica. Quello che sentii era tutt'altro che musica da gruppo sconosciuto. La musica poteva vantare di grande freschezza compositiva e uno straordinario coinvolgimento della band nella sua musica. Il mio viaggio dunque iniziò.
L'album, composto da sei tracce, si apre con "Proemio", che richiama l'inizio di un viaggio, essendo (anche) d'apertura all'Odissea di Omero. Dal Proemio si passa alla canzone che forse più di tutte rappresenta il gruppo, ovvero "Fuori Dal Mondo", ottimo pezzo le cui tematiche sono incentrate su un senso di estraneazione e alienazione dal mondo che caratterizza i Crevice e la loro musica. Le chitarre aggressive e la voce di Elia Biancardi si intrecciano su un tappeto di tastiere ben organizzate, che conferiscono alla canzone l'atmosfera giusta.
La successiva "Il Nostro Show" è una song dominata dallo splendido pianoforte che con una dolcissima ed emozionante melodia che apre e conduce la canzone, ancora una volta basata su un sentimento di inadeguatezza e di disillusione sul mondo. Lirica diretta e sincera, chitarra dirompente e pianoforte carico di sentimento. Segue "Lo Sparo, Il Silenzio", perla di cui il rock dovrebbe andar fiero. I sintetizzatori aprono le danze, subito accompagnati dalla dolce voce di Biancardi, qui più che mai espressiva, e dalla meloda chitarristica che presto arriverà a dominare la scena. La musica è triste e potente e gli strumenti perfettamente amalgamati tra loro sfociano presto nel primo assolo, preceduto da un'ottima progressione vocale. Ora la musica si fa più dura e ci si accorge che l'anima dei Crevice non risiede più nei loro corpi, ma va a fondersi direttamente con la musica. Batteria incalzante e chitarra aggressiva ci portano ben presto al secondo, grandioso, assolo, che arriva a bruciapelo per regalare nuove emozioni e per far riflettere, non importa su cosa. Prestazione da applausi. Tutto ciò che dovrebbe sempre essere nel rock è qui presente: capacità compositive e tecniche e, soprattutto, sentimento.
Dopo la splendida "Lo Sparo, Il Silenzio", si transita per "Lie", non il capolavoro dell'album ma nemmeno (ci mancherebbe) un riempitivo. Song breve e diretta, aggressiva e mai banale. L'ottima melodia vocale viene accompagnata dal forte riff di chitarra e dalle tastiere sempre fresche e originali, in un metal potente senza troppe pretese che sfocia in un buon assolo finale. Si chiude dunque la penultima traccia dell'Ep, che tuttavia si riserva alla fine il secondo vero capolavoro dell'album: "The Black Lady".
Ancora una volta è il pianoforte ad aprire, e ancora una volta non delude. Entra subito in scena la voce di Biancardi, che duetta in solitario con il piano per due minuti circa, per poi scandire con un energico acuto l'ingresso della chitarra, sempre molto brillante. La musica passa dunque da una dolce melodia ad un energico pezzo dominato dalle chitarre, che culmina poi nell'atteso assolo di Luca Bonetti (che, arrischio, duetta con lo stesso Biancardi). Al termine dell'assolo, impeccabile, si torna alla melodia iniziale, che scandisce la fine di questo breve ma intenso viaggio.
I Crevice, ebbene si, mi sconvolgono. La musica è eccezionale. Essa è fondamentelmente un incontro tra rock classico, alternative rock e metal, ma non si ferma a questa riduttiva definizione. In questa disco c'è l'anima, l'anima di un gruppo che entrò senza un soldo in uno studio di registrazione e che registrò sei tracce senza poi neanche riuscire a venderle come si deve. L'anima di un gruppo che vuole ottenere un posto nella musica che gli spetterebbe a pieno titolo.
Questa è la strana storia di un gruppo che suona bene in una scena musicale che suona male. Ma se la musica conta ancora qualcosa, almeno per qualche pazzo fanatico come me, il successo è lì che aspetta, dietro l'angolo, e prima o poi arriverà.
Buona fortuna, perchè mi avete lasciato dentro qualcosa di indelebile ed immortale. Grazie
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