Ho visto molti cieli, ma nessuno come questo.

Limpido e sereno, lontanissimo da quello che succede sulla terra che ricopre; laborioso e costante, l'opposto delle persone che sovrasta. Curzio Malaparte osserva il cielo tra i merli di un vecchio palazzo adibito a Comando francese a Napoli. Abbassa lo sguardo sulla gente, sugli ammassi di pelle e quel che vede sono soldati nord-africani che acquistano bambini da scopare per l'equivalente di un pacchetto di sigarette. Tutto è normale, c'è la guerra. Siamo in guerra, con chi non si sa. Il come pure latita.

Curzio Malaparte è un ufficiale di collegamento italiano con le truppe Alleate
che appena ricevuta la notizia della deposizione del Gran Consiglio del Fascismo è tornato in Italia dove è stato arrestato, per il suo passato fascista, prima dal governo Badoglio e poi dagli Alleati stessi. Cuzio Malaparte è vestito con l'uniforme di un soldato inglese morto in terra d'Africa. Ha un foro di proiettile - questa uniforme - contornato da una macchia di sangue, giusto sul cuore e un chiodo nella scarpa. Suda Malaparte, sotto questo sole, nel tentativo di estrarre questo chiodo; suda Malaparte, sotto questo sole, vagando per i vicoli di Napoli - la prima città libera d'Europa e la sola che ha avuto la decenza di liberarsi da sola - che si attorcigliano su sé stessi finendo per trasformarsi in gironi danteschi di questo inferno fatto di miseria, di pelle, di umanità che di umano non ha nulla.

Malaparte è un eccentrico, uno che conosce il mondo, uno che eccitava ed imbarazzava i salotti fascisti con il suo essere solo sé stesso; uno che ha rispetto solo dei morti e della loro sventura.

A Napoli, i bambini son sacri. Sono la sola cosa sacra che vi sia a Napoli. Il popolo napoletano è un popolo generoso, il più umano fra tutti i popoli della terra, è l'unico popolo al mondo dove anche la più povera famiglia, fra i suoi bambini, fra i suoi dieci, fra i suoi dodici bambini, alleva un orfanello preso all'Ospedale degli Innocenti: ed è fra tutti il più sacro, il meglio vestito, il meglio nutrito, perché è il "Figlio della Madonna" e porta fortuna agli altri bambini... nella Napoli degli Alleati, degli stessi Alleati che dopo aver portato la peste per i vicoli malati scrivevano "off limits", i bambini venivano venduti nella piazzetta della Cappella Vecchia. I Goumier li tastavano, alzavano loro le vesti, ficcavano le loro lunghe, esperte dita nere fra i bottoni dei calzoncini, contrattavano il prezzo con le dita della mano.

Curzio Malaparte osserva, vede.

La vergine di Napoli, pochi dollari per vedere la sola vergine che esiste su questo mondo distrutto. La vergine sta sul letto, il viso annoiato e la mano che regge il mento ha una sigaretta tra le dita. Alza la gonna, la vergine, un soldato, un negro americano, infila il suo dito e sorpreso ammette che è "like a baby". Poi si ripulisce il dito sulla tenda viola ed esce. I negri hanno una predilezione per le bionde e a Napoli di bionde non ce ne sono. Sono biondi i capelli, ma i peli sono tutto tranne che biondi. Arrivano da ogni dove a rovinargli gli affari: bionde dall'Abruzzo, dai territori ancora occupati. Qui ci si arrangia, si fanno parrucche per vagine. Per dieci dollari compri la tua parrucca, la metti sui pelli neri di speranze e gli affari tornano su. La parrucca, i peli che non possono essre più se stessi, che non sono più capaci di esser sé stessi sono un bandiera.

Quando finalmente riuscì a togliersi il chiodo dalla scarpa la compagnia che doveva guidare era riunita da tempo. Il colonnello Palese prese a parlare, disse: "Vi presento il vostro nuovo capitano..." e mentre parlava Malaparte guardava quei soldati italiani vestiti di uniformi tolte ai cadaveri inglesi, quelle mani esangui, quelle labbra pallide. "Il vostro nuovo capitano vi parlerà brevemente" e Malaparte parlò: "Siamo i volontari della Libertà, i soldati della nuova Italia. Dobbiamo combattere i tedeschi, cacciarli fuori di casa. Dobbiamo risollevare la bandiera caduta nel fango." Palese con il suo dito ordinò: "Tu, ripeti quello che ha detto il capitano". Il soldato guardò Malaparte, era pallido, aveva le labbra sottili e esangui dei morti e disse lentamente: "Dobbiamo renderci degni delle vergogne d'Italia."

Curzio Malaparte, Kurt Erich Suckert, è pratese e se non fosse nato a Prato avrebbe preferito non nascere. Fascista, reazionario, borghese, eccentrico, affamato di successo, irriverente, populista... catalogato in tutti i modi possibili forgiò, a metà tra romanzo, diario e cronaca, "La Pelle", il solo motivo per il quale si muore, il solo motivo per sopravvivere. La pelle, appunto. Un corpo che finisce sotto i carrarmati mentre grida "Viva l'Italia." La pozza, la piadina di pelle ed ossa che ne esce è la bandiera d'Italia, l'unica alla quale Malaparte presterà giuramento. L'unica che sente sua e lo rappresenta.

L'anima? Eh!?!

Nel libro, in questo semplice libro che pretende stomaco e pazienza vengono raccontati episodi ben peggiori e sconvolgenti di quelli qui riportati, che ho avuto il pudore di non inserire. Per lo stesso pudore non rileggo quanto scritto. Un po' di pudore serve sempre.

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