I bipolarismi musicali sono belli frequenti, per fortuna. Ora, se di funk si parla, l’esempio classico balza fuori da se’: prendi un George Clinton, che per stare bene con se’ stesso ha spiaggiato tutte le sue manie acide nei lidi funkadelic e la più diretta goliardia sui parliament, proponendo un’arte anche profondamente caratterizzata dall’ostentazione di un’immagine. E quanti disconi ha tirato fuori, in questa netta suddivisione. Ma ogni tanto qualche confine labile in più ci sta.

Strettamente a livello di sound vibrations, se dovessi scegliere una delle migliori alchimie sonore del genere, di quelle che ti segnano, che nel tempo finiscono per diventare uno dei propri classici esempi in tema, che ti ologrammano la copertina in testa, ecco, al momento mi fa proiettare con gli occhi della calypso quella colomba. Cymande è la colomba, la colomba è la pace e non sbaglia nemmeno su chi vede la musica anche in copertina.

Niente'altro che caribeños trapiantati a Londra, debitori del loro modesto successo ad un tour di fortuna ed a qualche puntuale hit. Questo, l’esordio del 1972, è decisamente una delle mie preferite sintesi di psych-funk che tira un diametro almeno fino al jazz, reggae e soul. Tutto fa brothers. Ora, dato che mi piace pensare ai grandi dischi come tali per pochi e semplici motivi, mi tolgo uno sfizio:

  • L’epitome del groove lisergico.
  • La mia doccia tropicale tipo, cas.
  • Il miglior finale di scena in 25th Hour, beh.
  • Un bel contributo qua dentro.
  • Precisamente, da qui.

Cymande significa roba ai massimi livelli, oltre che musica sfaccettata e più che rilegata ad una cultura dove l’humus ha una nota peculiarità: per arrivare alla mente di un nero devi fargli prima smuovere le gambe.

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