I Cypress Hill sono tornati, finalmente. Finalmente perchè sono passati ben 6 anni (!) dall'ultimo album dello storico gruppo di Los Angeles ma di provenienze latina, il, a mio avviso, non straordinario "Till Death Do Us Apart".
Dopo anni di progetti solisti e timori da parte dei fan di un prossimo scioglimento, la band torna e da alle stampe questo nuovo album: "Rise Up". I Cypress Hill sono stati e sono una delle band più importanti nel panorama hip hop dell'ultimo ventennio, precursori anche del crossover; e di conseguenza le aspettative sono molte e alte. Cominciamo subito con l'analisi di questo disco: introdotti da un inizio autocelebrativo che rimanda a parole agli esordi della band, arrivano 2 onesti pezzi campionati dal classico stile hip hop: il primo singolo con annesso video "It Ain't Nothin'" con la (breve) partecipazione di Young De e "Light It Up", onesti dicevo, ovvero buoni ma niente di eccezionale.
Ma la bomba arriva subito alla terza: parte il riff, è proprio lui, lo stile è inconfondibile, è proprio Tom Morello. E allora lasciamoci andare alle banalità: per un attimo sembra che i RATM siano risorti, che abbiano dato un seguito finalmente più concreto alla reunion del 2007; ok, adesso l'autosuggestione finisce, Zack non c'è, ovviamente, ma B Real è uno che sa il fatto suo, forse si capisce perchè nei mesi successivi alla drammatica dipartita del guerrigliero Zack dai RATM il frontman dei Cypress Hill veniva accreditato come suo successore. Il brano è un capolavoro, inutile nascondersi. Questo è il crossover, non è niente di nuovo, ma la fusione perfetta tra rock e rap è perfettamente rappresentata da questo brano, nessun campionamento, 100% ditta della casa. Il tutto condito da un testo che racconta della scalata dai bassifondi: "Living in the big city the american dream, is far roaming in the streets of greed, everywhere i turn i'm on a mission for more/ but i ain't selling my soul, with the dope there's no girl, i'm on a one way box to the top/ Gotta rise up (to the top, to the top), can't stop (how high can you get?)".
Questa formula vincente sarà replicata da "Trouble Seeker", con la collaborazione del redivivo Daron Malakian, recentemente sparito dai radar, alla chitarra e alla batteria; e dal secondo e ultimo (purtroppo) brano con Morello "Shut Em' Down".
Ma questi sono solo 3 dei 15 brani totali, uniti ai 2 iniziali restano quindi 10 altri pezzi: da segnalare "Get It Anyway", quarto pezzo del lavoro: una ballata che se non fosse per qualche "la la la" di troppo sarebbe forse il pezzo migliore in assoluto. Altra collaborazione illustre è per il nono brano della scaletta: "Carry Me Away", altra ballatona che parla dei passati burrascosi del leader nel ghetto, dove ha più volte rischiato la vita nelle gang: "An insane, it the brain certified street soldier, so close to the grave, you at an early age, can't tell you the price i've paid"; con il ritornello strappalacrime cantato dall' MC dei Linkin Park Mike Shinoda, l'unica parte del disco non rappata: "Oh the sky overhead, is like a canvas of grey, i dunno how much time, i beginnin' to save. From the first spring to light to the end of the day, i'm just livin' my life, 'till they come carry me away".
Altri bei brani sono "K.U.S.H.", sul tema caro alla band della marjuana, e "Take My Pain" con Everlast. Per il resto sono brani per un motivo o per l'altro non sempre degni di nota come "Pass The Dutch", con Evidence and The Alchemist, "Bang Bang", "Get Em Up", "I Unlimited" e "Armed And Dengerous", quasi tutti campionati e dallo stile hip hop dance o da discoteca, non tutte raggiungono la sufficenza, bisogna dire.
A chiudere questo ritorno ci pensa "Armada Latina", classico omaggio alla cultura di provenienza del gruppo. Con la partecipazione del rapper Pitbull e di tale Marc Antohny, questo lavoro si chiude ottimamente con questo buon pezzo distinto dagli altri musicalmente da influenze per l'appunto tipicamente latine, con campionature decisive da "Suite: Judy Blue Eyes" di Crosby Stills And Nash. Il ritornello è cantato interamente in spagnolo. Altri artisti campionati da segnalare sono: Peabo Bryson e Barry White, rispettivamente per la prima e secondo traccia Vanilla Fudge, Nancy Sinatra, Public Enemy, Willy Hutch, fino ad adirittura Malcolm Mclaren.
Un lavoro questo che riprende un persorso interrotto molti, troppi anni fa; un lavoro che se forse non sarà paragonabile ai migliori della band, si colloca come una più che buona prosecuzione della carriera dei Cypress Hill, una delle band più importanti dell'ultimo ventennio nell'hip hop e nel crossover. I temi della canzoni vanno da quelli classici della vita nel ghetto, a quelli della droga e dell'emarginazione, niente di nuovo da questo punto di vista. Gli scambi e i duetti tra B Real e Sean Dog sono prefettamente affiatati, le basi di DJ Muggs funzionano, insomma un ritorno in grande stile.
15 pezzi sono tanti, e di conseguenza non sempre ci sono solo alti, come detto anche in precedenza. Non potendo mettere 3 stelle e mezza, arrivo quindi a 4 riconoscendo il passo avanti rispetto al precedente, la presenza di alcuni capolavori e la discreta varietà del prodotto.
Carico i commenti... con calma