Essere degli outsider paga. Lo diceva anche Claudio Bisio a proposito di Filo Sganga, nessuno si ricorda chi cazzo sei e godi dei vantaggi dell'outsider. Di Damo Suzuki ci ricordiamo in pochi, ne sono certo. D'you remember Tago Mago dei Can? 1971 krautrock yes? Pensavo che a voi il 1971 psichedelicamente ricordasse solo Meddle dei Pink Floyd (sono stati tirati in ballo per recensioni ancor più pazzesche di questa lasciate lo faccia anch'io).

Ebbene, questo omino proveniente dal Sol Levante, dopo esser stato pescato per strada dai Can mentre molto probabilmente stava sdando con qualche performance allucinata, e aver registrato con loro 3 dischi (e una manciata di brani da un altro dischettino) di una bellezza inusitata, decide di sbattersene altamente il cazzo della musica. E dunque sparisce dai radar auricolari del mondo psichedelico. E acquisisce il vantaggio del poco famoso. Torna in punta di piedi nel mondo della musica alcuni anni dopo e da quel momento te lo puoi ritrovare ovunque. Damo Suzuki non è un cantante vero e proprio, è piuttosto un performer, una sorta di visionario delle parole (quali non si sa fondamentalmente), un improvvisatore tout court. Te lo puoi ritrovare sul palco in men che non si dica e prima di renderti conto di chi cazzo è ci metti un attimo. E' accaduto sul serio: gli Psychofagist (banda grindcoresperimentalizzatrice italica) mi hanno narrato che durante un loro concerto ad un certo punto sale questo ometto capelluto dagli occhi a mandorla sul palco con loro lasciandoli perplessi a chiedersi chi fosse, magari l'avevan già visto, ma chissà, e la tedesca che gli stava a fianco spiega al loro chitarrista che egli non è altri che Damo Suzuki dei Can. Bocca aperta e show devastante con il buon Damo a gridare come un forsennato nel microfono cosa lo sa solo lui. Dunque questo è il performer che vive in lui. La maggior parte dei dischi che fa uscire a suo nome sono lunghe lunghissime jam registrate dal vivo. Il dischetto che propongo qui non fa nessuna eccezione.

Il bello di questi esperimenti è il continuo cambio di compagni d'avventura, peculiarità che rende ogni uscita, e performance, un'esperienza differente dall'altra. il 5 marzo del 2006 Suzuki raggruppa all'UFO Club di Tokyo un pugno di psicopatici della psichedelia nipponica e decide di creare un marasma di acido tra le mura del localino. Scorrendo i nomi vi ritroverete davanti al secondo mastodonte di questa disperata/disparata squadra: Tatsuya Yoshida. Su questo siete preparati? Di certo i nippofili del sito (e pare che ultimamente siano parecchi sìsì) di certo sapranno di chi parlo. Gli altri? Probabilmente gli altri manco la stanno leggendo 'sta roba che scrivo, ma per questi tizi rendo noto che Yoshida è il percuotipelli impazzito del folle duo Ruins (e se proprio vogliamo anche degli Acid Mothers Temple). Tanta roba insomma. E tanta roba è quella che ci troviamo ad ascoltare. Le tracce sono lunghe, molto lunghe, le tracce sono acide, molto acide. E lo si capisce subito dall'incipit synthetizzato di "The Crystal Desert", che subito sfocia in slabbrate svisate noise e litanie vocali febbricitanti per poi organizzarsi in progressioni batteristiche che mostrano nervi scoperti in controtempi incolleriti, e i bellissimi riverberi volanti del violino di Yuji Katsui danno un tocco quasi mediorientale al tutto, accompagnando le parolenonparole del """"frontman"""", che più che giapponese sembra un impeccabile drogato inglese. Yoshida costruisce un groove spezzaossa sulla seguente "Moonlight Warrior", e si capisce subito che questa formazione ha due capitani, mentre Suzuki indossa vestigia beckiane/pattoniane/yamatsukaeyeiane (o forse sono loro ad aver assunto le sue a tempo debito?), e ripete a nastro frasi su frasi su frasi, tra loop vocali e urla belluine mentre il basso si invola di tanto in tanto in funkeggiate pregne di malessere. E nell'unico pezzo in cui il minutaggio viene demolito ampiamente, Another Dirty Weekend", si riescono anche a toccare vette di schizzi di punk inluridito da suoni fastidiosi e impreziosito da melodie di violino fino a rallentamenti bestiali con annesso groove micidiale salvo tornare a svisare in men che non si dica. Applausi, lo show è finito.

Da grande voglio fare anche io l'outsider. 

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