Già quasi sei sono gli anni passati da quando l'ottimo Dan ha lasciato questo mondo, sconfitto da un brutto male di cui si era purtroppo accorto quando ormai era progredito ad uno stadio incurabile. Aveva cominciato nel 1972, proprio con quest'album che alla maniera di Joni Mitchell (uno dei suoi punti di riferimento) lo vede pure ritrattista di se stesso, in un'espressione malinconica che caratterizzerà, e al limite renderà un tantino stucchevole, una consistente parte della sua musica.

Fogelberg, nato in Illinois, ebbe la fortuna di avere per compagno di università ad Urbana-Champaign un certo Irving Azoff, ancor oggi uno dei manager discografici americani di maggior successo (Eagles, Van Halen, Alter Bridge...), il quale in una delle sue prime iniziative di carriera lo spedì a Nashville, mettendolo nelle mani del rampante e ancora poco costoso produttore Norbert Putnam (un ex-bassista di Elvis Presley), finanziandogli questo debutto discografico.

Figlio di una pianista e di un capo banda, Daniel sin da ragazzo maneggiava chitarre, tastiere e canto con eguale perizia. E si sente... non sembra affatto che in azione vi sia un ventunenne all'esordio: voce matura e ben controllata, tocco vellutato sulle chitarre acustiche e al pianoforte. Putnam imposta gli arrangiamenti facendoli oscillare fra il country rock e il pop d'autore, rendendo entrambi gli stili secondo l'altissimo standard tecnico degli studi di Nashville, probabilmente i migliori al mondo ancor oggi.

La grande orchestra viene coinvolta su tre degli undici brani, a dare un tocco di magniloquenza alle composizioni più romantiche, la più riuscita delle quali sta in apertura e s'intitola "To The Morning" ed ha un insolito e disdicevole legame col nostro cialtronissimo paese: gli è infatti che la squisita melodia e il delicato pianismo di questa canzone colpirono favorevolmente certa Nicoletta Strambelli, abitualmente atteggiantesi a Patty Pravo (o piuttosto il suo produttore di allora, certo Gianni Nocenzi esimio pianista del Banco del Mutuo Soccorso? Ah, saperlo...).

Fu commissionato un testo in italiano alla paroliera Franca Evangelisti, e attribuendosi con nonchalance le musiche di "Pigramente Signora", la piccoletta plagiò la canzone davanti alla vasta platea del Festival di Sanremo 1987. Da brava arrogante e contando che la sua ignoranza fosse diffusa a tutto il paese, aveva a suo modo calcolato di poterla fare franca... invece qualcuno che conosceva la canzone si indignò. E denunciò: la Patty fu diffidata, accusata e sputtanata, dovette pagare i danni a Fogelberg e fu messa alla porta dalla sua casa discografica.

Detto della canzone di apertura, altri numeri notevoli sono l'arpeggiata "Stars", la rigogliosa "Hickory Grove", la romantica "Looking For A Lady". Di atteggiamento rock ce n'è assai poco in quest'opera d'esordio, giusto la conclusiva "The River", d'altronde fin troppo strascicata oltre i sette minuti. Ci penserà il cambio di produttore, da Putnam a Joe Walsh per il secondo album "Souvenirs", ad innestare un po' di benefico fuoco elettrico in parte delle sue composizioni. Fogelberg saprà in ogni caso svariare con sapienza nel proseguo della sua lunga carriera, arrivando a incidere lavori completamente dedicati al country ("High Country Snows", 1985), decisamente pop ("River of Souls", 1993), addirittura strumentali ("Twin Sons Of Different Mothers", 1978).

Il disco in questione, di tiepido successo all'epoca della sua uscita, nel corso degli anni ha beneficiato del traino costituito dalle più fortunate opere seguenti, arrivando col tempo a vendere oltre il milione di copie. In Italia è conosciuto da quattro gatti... magari diventano otto dopo questa recensione.

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