Lemmy indossa un completo dorato, sfoggia un sorriso smagliante dietro il supporto per l’armonica a bocca e gongola la sua chitarra acustica. "Completo dorato?... ", "Armonica a bocca?...", "Chitarra acustica?...", "Ma soprattutto... SORRISO SMAGLIANTE???" "Lemmy? Ma quando mai?" Ebbene si. È tutto vero. Per chi non lo conoscesse, Lemmy Kilminster è uno dei simboli assoluti del ROCK'N'ROLL () nonché fondatore dei Motorhead-geniali, incommensurabili, imbattibili-con i quali alla fine degli anni '70 ruppe tutti i secolari tabù di "genere" imbastardendo il rock, il punk e l'hard, aprendo conseguentemente la strada al nascente heavy metal. Oggi è un ragazzone di quasi sessant'anni, suona ancora ed ha ormai deciso di farsi prendere un infarto direttamente sul palco (vedi quel capolavoro balistico che è "Inferno", ultima recente uscita dei Motorhead). Ma chi conosce bene Lemmy, lo sa; i Rocking Vicars, Sam Gopal poi gli Hawkwind e infine i Motorhead. A quindici anni il nostro ascoltava gente come Bill Haley, Emile Ford and the Checkmates, Tommy Steele, Buddy Holly, Little Richard, Johnny Cash, Eddie Cochran ed aveva già scoperto quanto suonare la chitarra fosse una fantastica calamita per la figa.

Detto questo potrei star qui a sbattermi e scrivere intere pagine argomentando i "perché" di questo disco di sole cover anni cinquanta in rigoroso stile rockabilly semiacustico. Ma sarò esiziale (seppure clamorosamente di parte). Perché la non-voce di Lemmy è bellissima. Perché Slim Jim degli Stray Cats suona la batteria. Perché Danny B dei Rockats suona la seconda chitarra. Perché è un omaggio caloroso e sentito allo spirito fifties, cioè alle origini del rock prima che tutto avesse inizio. Perché i 18 brani in scaletta sono tutti dei MUST che chiunque dovrebbe ascoltare e far ascoltare... Perché allo stesso tempo io spero egoisticamente che questo disco non lo ascoltino tutti, ma solo la gente giusta. Pochissima.

Carico i commenti... con calma