Immagino sia molto condivisibile il sospetto che può sorgere allorquando si sente parlare di una morte avvenuta in circostanze misteriose, Pur ammettendo che le indagini volte a chiarire l' esatta dinamica dei fatti siano difficoltose, aleggia sempre il sospetto che ciò avvenga proprio perché ci sia chi ha tutto l' interesse a non far luce su mandanti ed esecutori di un decesso per nulla naturale trattandosi di un omicidio. E non si pensi che tutto questo sia una prerogativa dell'Italia, rinomata terra di misteri omertosi e mafiosi, poiché ciò si può riscontrare anche in nazioni insospettabili, almeno stando a immarcescibili stereotipi.

È proprio così come emerge da questo documentario ( presente sulla piattaforma Netflix) realizzato nel 2019 da Danny Garcia dal titolo "Rolling Stone: life and death of Brian Jones" , incentrato sulla vita travagliata del suddetto musicista morto in circostanze misteriose (?) in Inghilterra nel 1969. Il regista ha assemblato interviste a persone e sue amanti che ebbero modo di conoscere Jones negli anni della sua turbolenta vita , immagini e filmati di quell'epoca in cui visse il musicista, per offrirci il ritratto di un uomo tuttora scomodo (non è un caso che i superstiti Rolling Stones si siano rifiutati di contribuire al lavoro di Garcia).

Quello che emerge è la capacità di Brian Jones di risultare divisivo per tutti coloro che ebbero a che fare con lui. Dotato di un grande talento musicale ( pur non avendo le stesse capacità compositive di Jagger e Richards), fu il vero e proprio fondatore dei Rolling Stones ma nel momento in cui il gruppo acquisì fama mondiale, si trovò parzialmente emarginato. E ciò non deve stupire, considerato il suo quadro psicologico fragile tipico di un soggetto bipolare, l' insicurezza, la paranoia e tanti altri difetti tali da renderlo, in certi momenti, non più una persona gentile e amabile, bensì un perfetto stronzo. Se a ciò si aggiungono, oltre a uno stile di vita sessualmente disinibito, le sue smodate propensioni all' uso di sostanze stupefacenti e alcoliche, che furono all' origine di guai giudiziari con le autorità britanniche, si ha un quadro complessivo molto fosco.

E se questa è stata, a grandi linee, la vita di Brian Jones, risulta ancor più enigmatica la sua morte. Qui il documentario ha il suo punto di forza, poiché i fatti per come sono riportati ufficialmente non convincono del tutto. Ritiratosi in una villa nella campagna del Sussex, Jones stava cercando di rimettersi in sesto e provava a pensare di fare qualcosa dopo l' estromissione dai Rolling Stones. Ma una sera di luglio 1969 qualcosa di tremendo gli impedì di realizzare i suoi progetti. Trovato morto in fondo alla piscina della villa per cause accidentali, secondo il coroner accorso sul posto. Ma con il tempo emersero particolari inquietanti, secondo i quali quella sera con lui c' erano gli operai che avevano lavorato non brillantemente sul posto. Ne era nato un alterco fra Brian Jones e il capomastro Frank Thorogood, degenerato in rissa mortale. Quest'ultimo, in punto di morte nel 1992, avrebbe ammesso l' omicidio (così come riferisce Tom Keylock, roadie dei Rolling Stones e non del tutto estraneo ai fatti). D' altronde, nel referto post mortem di Jones, si accenna alla presenza di acqua priva di cloro nei polmoni della vittima. Ma non doveva essere annegata in piscina? E come mai un provetto nuotatore come Jones doveva crepare in tal modo?

Troppi quindi i punti oscuri in una vicenda che vide sparire o morire eventuali testimoni scomodi. Le autorità inquirenti britanniche non hanno ritenuto opportuno, nel 2010, riaprire il fascicolo sulla morte del musicista. E quindi lo stesso autore del documentario delinea un'ipotesi sensata su questi tragici fatti: all'epoca i Rolling Stones erano percepiti come oltraggiosi e fastidiosi per l'establishment, dovevano in qualche modo venir neutralizzati. Se non si era riusciti in questo intento con il processo per droga nel 1967 a Jagger e Richards, l' anello debole del gruppo era l' eccentrico Brian Jones. Una volta messo in crisi per i vari procedimenti giudiziari per possesso e uso di sostanze stupefacenti, sarebbe stato solo questione di tempo riuscire a toglierlo di mezzo, data la sua capacità a mettersi nei guai. E questo sarebbe stato di monito alle giovani generazioni britanniche e non solo a non imitare riprovevoli condotte di vita di certe rockstar dissolute.

Ovviamente, l' uomo Brian Jones ha avuto in vita una gran quantità di difetti che non ne fanno uno stinco di santo. Ma al di là delle sue indubbie qualità artistiche e musicali, resta confermato come inevitabilmente chi si pone in urto, per il modo di pensare e agire, verso il sistema finisca in grande vortice di guai. Fortunatamente, però, il suo contributo musicale al rock del ventesimo secolo rimane indelebile.

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