Mi rendo pienamente conto che è stato buttato già abbastanza veleno sull'ultimo film di Dario Argento ma io davvero non riesco a capacitarmi. La filmografia di Argento è un vero e proprio punto di riferimento per tutti i film che si muovono sulla stessa linea di genere. E' riuscito attraverso anni di carriera a confezionare film cult come "Suspiria", "Inferno", "quattro mosche di velluto grigio" e il rinomatissimo "Profondo rosso" e ad accattivarsi il consenso della critica nonché l'ammirazione di alcuni fan celebri (Primo fra tutti David Bowie). A questo punto mi viene da pensare che il nostro poliedrico Dario si sia detto "Il troppo storpia. Basta con tutti ‘sti elogi, ‘sti encomi. Voglio fà un po' di film invendibili sfruttando la mia reputazione". Questa l'unica soluzione che ho trovato di fronte ai fallimentari "Il cartaio", "Il fantasma dell'opera", "Non ho sonno". Ed è per questo che da lui mi aspettavo qualsiasi obbrobrio: da un Kolossal sulla vita di Giuliana De Sio a un noir con Carmen Russo e Loredana Lecciso. Poi è arrivato "La terza madre" che in fondo non è poi così lontano dalle mie ipotesi.

Il film è realizzato in famiglia: alla regia, ovviamente, C'è Dario Argento, alla produzione il medesimo e Claudio Argento, suo fratello, e poi il ruolo della protagonista è stato assegnato alla figlia Asia (io non riesco a capacitarmi di come Argento non riesca a rendersi conto della poca attitudine della figlia al cinema. O ha le cataratte o ho ragione io quando dico che "Filumena Marturano" è la pieces teatrale più veritiera che esista - I figl so piezz è cor'"-). Sarebbe inutile raccontarvi la trama dato che è quella dei film horror più banali e scontati del globo ma lo faccio lo stesso altrimenti la mia recensione non susisterebbe.

Durante dei lavori nelle vicinanze di un cimitero, avviene il ritrovamento di una bara con una specie di urna, più piccola. Il caso vuole che ad assistere a quel fatidico momento vi sia un prelato (Non saprei identificare il suo rango nella scala della gerarchia ecclesiastica. Diciamo un prelato....) conoscitore di esoterismo. Tutto merito del caso, ma guarda un po'. Senza la benché minima autorizzazione, ‘sto tizio si porta a casa l'urna e la invia al direttore del Museo di arte antica di Roma (Che non so per quale motivazione è di origine straniera. Almeno nei film facciamo finta che la disoccupazione in Italia non tocchi grandi livelli!) ma una sgallettata assistente decide di aprirla prima del suo arrivo. Sprigiona degli esseri mostruosi che iniziano a condizionare la mente dei cittadini romani, facendo loro compiere degli atti criminali e la funzione di tutto ciò non è altro che spianare la strada a "Mater lacrymorum", la sorella delle altre due streghe che occupano le vicende degli altri due film della trilogia. Nel frattempo, Sarah Mandy (L'espressiva Asia) riesce a scappare perché mentre la vice del direttore forzava la cassetta lei era andata a prendere dei dizionari, azione che le occupa un lasso di tempo così innaturalmente lungo che nel frattempo puoi anche dedicarti ad una partita di "Risiko" con rivincita. "Ma lei è la protagonista e se muore subito che sfizio c'è?????????????". Frase di rito.

Il resto del film vede Sarah che scopre di avere ereditato dalla madre dei poteri paranormali pur non avendo ereditato da nessuno dei due genitori quelli normali basilari come la capacità intellettiva adeguata per capire al volo che il direttore del museo (con il quale lei ha una tresca) è stato contagiato anche lui dalla furia (ora, se per gran parte del film è sempre stato conciato come se stesse lì lì per andare al ballo della croce rossa e te lo trovi verso la fine con la barba, le occhiaie, la tosse da cane rognoso, che ti dice "Hanno ucciso mio figlio" con la stessa disperazione con la quale ti direbbe "Al supermarket hanno finito gli scialatielli", qualcosa vorrà pure dire. Invece no! Lei ci va anche a casa insieme!). A farle scoprire di essere la predestinata a combattere la terza madre è una sensitiva, che per l'occasione è lesbica (ma perché??). La trova a casa di un altro esperto di esoterismo (Lasciate perdere tutte le altre facoltà. Ci vediamo a teologia che gli sbocchi a quanto pare ci sono) che viene fatto a pezzi dalla fantesca. Le due scappano a casa della sensitiva (Anche se prima la protagonista si fa portare a casa sua per poi ricredersi della scelta date la presenze demoniache che percepisce fuori al pianerottolo) dato che sulle orme della protagonista c'è la polizia che la crede colpevole dell'omicidio dell'assistente morta all'inizio della pellicola. La notte Sarah si accorge che qualcuno è entrato in casa. Dall'alto della mia idiozia, sarei scivolato nella camera da letto della sensitiva, l'avrei tozzoliata nel sonno e l'avrei avvisata. Invece Asia è più furba. Si veste, scende di casa e telefona da una cabina pubblico (Ma la più comoda via suggerita da me era troppo sempliciotta?). Troppo tardi. Un fedele della terza madre ha già fatto fuori sensitiva e compagna (Unica scena veramente disgustosa del film). A tal punto, Asia scorrazza per le vie di una Roma indemoniata (Ma non la tocca nessuno. Eppure quando và a trovare padre Joannes, quello ucciso dalla fantesca, gli abitanti del villaggetto dove si trova ‘sto tipo, anche loro con le teste annebbiate dalla maledizione sprigionata dalla cassetta, le si rivoltano contro perché sua madre aveva osato affrontare per prima la terza madre, della quale loro sono ora sudditi.

Mi so scocciato pure di applicarmi a capì) e dopo l'incontro già citato con il direttore del museo va a casa di un alchimista che le rende chiaro due cose:

1) Che se la deve vedere solo lei con la terza madre

2) Che si deve recare direttamente al castello dove questa risiede. Asia venit, videt, vicit. Questo è tutto.

A limarti ancora di più i coglioni sono le urla di una scimmiotta odiosa che in tutta questa carneficina rimane viva fino alla fine. Impedibile anche la scena in cui Asia è inseguita in un treno da una comparsa che dovrebbe impersonare una strega ma che troverebbe un contesto migliore alla "Melevisione" e lo splendido finale che lascia intendere una futura love-story fra Asia e il commissario di polizia che l'ha inseguita fino ai sotterranei dove si svolge il combattimento (?) contro la terza madre (dimenticavo: ma lo sapete che la terza madre è impersonata da Moran Atias? Quella tipa del quiz? Cioè, da ridere...).

A pesare sull'opera c'è anche la cattivissima recitazione degli attori, una colonna sonora ideale per la sigla della "Pimpa", effetti speciali realizzati fra una pausa caffè e un pisolino, e la totale mancanza di credibilità complessiva.

Meglio che mi vado a rivedè "Il gatto a nove code", và....

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Altre recensioni

Di  BeatBoy

 Vi dò la mia parola che la scena in cui viene uccisa la collaboratrice di Sarah... è di una sofferenza fuori ogni limite...

 È un film che và assolutamente visto, di sicuro non ne rimarrete delusi.


Di  Ilpazzo

 Il doppiaggio non sincronizzato è il vero orrore del film!

 Dario Argento è ancora bravo, ma si è un po' venduto al sistema del cinema moderno per ragazzini.


Di  Lesto BANG

 IL NULLA, LO ZERO ASSOLUTO!

 Perché continui a propinarci le tette della figlia ad ogni tuo film?