Il primo album di questo gruppo parmense è paragonabile al passaggio di una stella cometa: difficile da cogliere (solo per appassionati) ma di una bellezza infinita.

A distanza di tre anni i Dark Lunacy si ripresentano con quest’album che, diciamolo subito, è leggermente inferiore al predecessore e, di conseguenza, lascia un po’ l’amaro in bocca.
In “Forget Me Not” le melodie di chitarra assumono un ruolo rilevante, quasi da completamento al quartetto d’archi, e il pianoforte (suonato dal chitarrista stesso) sa tessere eccellenti tappeti sonori, abbandonando il suo precedente ruolo di contorno. Tutto il resto è rimasto immutato, e questo da un lato mi rinfranca perché sarebbe stato un tremendo peccato se anche una piccola parte del loro sound si fosse persa, ma dall’altro la sensazione è che si sia affievolito quel qualcosa che ti lasciava sprofondare nel loro vortice di suoni e parole (eh sì, forse in “Devoid” c’è proprio della magia!).

Ma, a conti fatti, è inutile muovere severe critiche a quest’album, perché “Forget Me Not” è ugualmente in grado di regalare grandi emozioni e, a differenza di “Devoid”, le canzoni sono tutte legate tra di loro attraverso una specie concept sul ricordo; e ciò dona maggiore organicità al disco (cosa non possibile con il primo disco, poiché erano presenti alcuni brani scritti anni prima e pubblicati su vari EP).

Quest’album si apre e si chiude con il rumore della pioggia, che probabilmente simboleggia lo scorrere dei ricordi nella propria mente, come l’acqua scorre su un vetro durante un acquazzone. E nello scorrere di questi ricordi alcuni rimangono impressi indelebili nella mente nell’ascoltatore: come l’impossibilità di comunicare il proprio amore in “Defaced”, la straziante disperazione di una piccola fiammiferaia in “Fiamm” o il requiem per le anime perse in “Lunacyrcus”. Difficile, inoltre, non notare che, se nei primi lavori dei Dark Lunacy la speranza appariva più come una chimera e non come una reale via d’uscita, in “Forget Me Not” essa è molto più concreta e a portata di mano, soprattutto in brani come “Serenità” e “Fragile Caress”.

In conclusione, “Forget Me Not” è un album molto valido, appassionante e ricco di pathos; seppur rappresenta un passo indietro rispetto a “Devoid”. Per chi volesse capire nel dettaglio che musica fanno i Dark Lunacy, consiglio di leggere la recensione di “Devoid” fatta da me (scusate la pubblicità, ma così almeno qualcuno me la commenta!;))

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