Ritengo fondamentale la scelta della scaletta in un album: una buona o pessima tracklist può voler dire intrattenere l'ascoltatore fino alla fine oppure annoiarlo a morte già dopo pochi pezzi, pur avendo a disposizione le stesse identiche canzoni. Con "If You Leave", primo LP dei Daughter, trio indie/folk londinese fondato nel 2010 dalla cantante Elena Tonra, il rischio di incappare in un lavoro soporifero era molto alto: il mood infatti si mantiene più o meno costante per tutta la durata del disco, con dieci pezzi sintonizzati alla voce sentimenti sempre su atmosfere malinconiche, senso di solitudine e di abbandono (e il titolo dell'opera ce lo dice già). Fortunatamente troviamo anche alcune canzoni che si distaccano dal tema centrale del disco, rendendo così If You Leave un lavoro che, seppur non di semplice ascolto (emotivamente può davvero farvi a fettine l'anima), risulta abbastanza scorrevole dall'inizio alla fine.

Si parte con un pezzo che dal titolo la dice già lunga, Winter è infatti una ballata minimalista in cui ricorrono gli ingredienti principali su cui è costruito l'intero disco: abbandono, malinconia e rimpianto di tempi migliori, rappresentabili metaforicamente dall'estate, ormai lontana; ora è inverno, e non resta che dire "we were in flames [...] now we are strangers". Smother, arricchita da cori e riverberi da cattedrale che rendono il pezzo molto "spazioso", prosegue su questa linea, per poi cedere il passo a i due brani più interessanti di If You Leave: Youth e Still, scelti come singoli, hanno dei ritornelli molto ben caratterizzati, che rimangono subito in testa a differenza dei restanti brani, più liberi e "circolari", se mi concedete il termine. Youth riprende sonorità tipicamente folk, e insieme alla voce sottile di Elena ne esce un brano molto intimo e personale sulle speranze e le illusioni peculiari dell'età giovanile ("'cause most of our feelings, they are dead and they are gone"), mentre Still ha un andamento quasi marziale, impreziosito da chitarre al delay che strizzano l'occhio alla tradizione post-rock. Andando avanti il clima diventa più sereno e spensierato, ma solo per una volta, in Human, dove finalmente troviamo delle chitarre acustiche che spezzano le atmosfere ipnotiche ed evanescenti che si erano cristallizzate in precedenza (Lifeforms e Tomorrow su tutti): merita a mio avviso il premio di miglior brano del disco, anche perché If You Leave prosegue e conclude senza ulteriori sorprese, con pezzi che sembrano mescolarsi e assomigliarsi l'un altro. Nota negativa? No di certo, volutamente le atmosfere e i suoni utilizzati (giri di accordi circolari alla XX, beat minimalisti e tanto riverbero) sono molto simili tra loro, per accentuare la sensazione di abbandono e desolazione nell'ascoltatore, che viene letteralmente travolto dall'ambiente creato dal disco.

Emotivamente è di difficile ascolto ma, come ribadito all'inizio, i brani, seppur impostati su un'unico mood, si alternano sapientemente in un LP che a conti fatti risulta onesto e sincero, a differenza di molte altre band in cui la malinconia e stati d'animo simili appaiono un po' troppo forzati e poco sentiti. In un genere dove spuntano quotidianamente nuove band, perciò, i Daughter di Elena Tonra sfornano un'esordio originale, che a mio avviso risplende in un mare di mediocrità.

Carico i commenti... con calma