Mai avrei pensato che qualcuno potesse mettere in musica l’isteria più pura.

Che qualcuno riuscisse a condensare in un cd i travagli di chi ha perso il controllo di se stesso. E che qualcuno potesse avere il controllo sul non controllo. Le Figlie lo hanno fatto. Il loro sound spastico rifiuta completamente qualsiasi costrizione imposta dai canoni musicali e si sfilaccia, si stira, si contorce sotto spasmi di apparente incontrollabilità.

Si slega senza umana logica per poi andare a ricomporsi in maniera mai concepita prima. Il viaggio inizia brutalmente. Si viene assaliti dalle urla stridule di un folle in preda ad un’ira furiosa; ma nei suoi occhi si intravede un lampo, e ci si rende conto che in realtà sotto la sua maschera di perduta sanità si cela una viscida violenza psicologica, che di incontrollato ha ben poco. E ci sputa in faccia pieno di libidine parole sconnesse, specchio di una mente perversa.
"If I cut off your arms and legs and wrap you in some fucked-up cocoon, would you still look at me and say"you can't catch what you can't see"?Well I caught you honey, like the clap sugar. What do you think of that ?"

E non ci rendiamo conto che poco prima siamo stati scaraventati nel suo mondo, fatto di echi continui di loro stessi, di vagiti di neonati, di stridii di ingranaggi fantasmi. I suoni si sovrappongono, formano muri invalicabili che poi collassano su loro stessi, lasciando a ricordo della loro presenza lontani fruscii, tintinnii di campanelli di allarme corrosi dal tempo. Tutto è spaventoso qui. Ma è ancor più spaventoso che inconsapevolmente tutto ciò a cui ci assistiamo ci attrae ed ammalia. Un cuore dal battito irregolare pulsa ferocemente nelle nostre orecchie, e quando sembra che sia sul punto di spegnersi inaspettatamente esplode in mille frammenti impazziti, schegge di una oramai perduta sanità, che non possono far altro che vagare tentando di riacquistare un precario equilibrio, consapevoli di essere destinate a riesplodere nuovamente, in un ciclo senza fine. Niente qui lascia intravedere una parvenza di umano. Qui tutto è alieno alla comprensione, qui tutto ci lascia ammutoliti, ammaliati. E inaspettatamente, quasi con viscida dolcezza veniamo cacciati dal mondo in cui siamo stati catapultati.

Chiedo scusa a tutti coloro che non riusciranno a capire (e penso saranno tanti) quello che musicalmente propone il gruppo recensito (ho deliberatamente evitato riferimenti precisi alla musica). E chiedo scusa a chi, una volta prestatogli ascolto, non condividerà niente di quello che ho scritto. Ho tentato di descrivere le sensazioni che l’ascolto di questo cd mi ha dato, ma mi rendo conto che effettivamente questa non è una recensione.

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