Non si può chiedere altro ad un artista che grondava di una immaginazione musicale straordinaria e insostituibile. Non si può chiedere di più da quel grandissimo uomo che si chiamava David Robert Jones, poiché quel limite esistenziale è stato da lui superato per sempre. David Bowie ha portato a compimento il suo sconvolgente requiem ★ (Blackstar) lottando creativamente contro quel maledetto cancro che ne ha sancito la morte. David Bowie è riuscito tuttavia ad onorare la propria vita in un modo così impensabile, sbalorditivo, dimostrando un coraggio ed una forza di spirito talmente esemplari da lasciare tutti raggelati in quel fottuto lunedì 11 Gennaio alla notizia della sua morte (avvenuta la sera precedente, Anno Domini 10 Gennaio 2016, a due giorni di distanza dall’uscita di ★). In Hunky Dory diceva di essere un mortale ma con i poteri di un superuomo, e la realizzazione concreta, coerente, di quel suo essere “oltre” è stata vissuta dall’inizio alla fine, con il rigore implacabile del suo spirito visionario. L’ennesima dimostrazione di cosa qui intendiamo con il termine spirito è il postumo Lazarus cast album.

Bowie nell’ultimo anno della sua vita non lavorava soltanto per l’Opus maius ★ ma si divideva tra le prove in studio e il progetto teatrale del musical Lazarus diretto da Ivo van Hove, scritto insieme al commediografo e sceneggiatore irlandese Enda Walsh, e prodotto da Robert Fox. Il progetto teatrale, ispirato al testo di Walter Trevis The Man Who Felt To Earth (lo stesso romanzo in cui ritroviamo il personaggio Thomas Jerome Newton, l’umanoide interpretato da Bowie nel film di Nicolas Roeg del 1976), è la realizzazione di un sogno di Bowie, almeno sin dai tempi di Diamond Dogs, di poter produrre e dirigere un musical tutto suo. E così è stato: un musical in cui la voce di Bowie non c’è, ma è interpretata da altre voci, mettendo in gioco il suo catalogo quarantennale, alternando classici immortali a brani mai suonati dal vivo nella sua carriera, come It’s No Game, Dirty Boy, Valentine’s Day, Love Is Lost, Where Are We Now, il tutto (ovviamente) arricchito da altri del tutto inediti.

Il Lazarus cast album è un doppio CD (in versione vinile è un triplo), nel primo CD è contenuta la registrazione del cast del 11 Gennaio 2016, molto intenso e commuovente, ma che risulterà gradito soltanto a chi piace il genere musical (non a me, per esempio); mentre il secondo CD dal quale iniziare l’ascolto, contiene gli inediti delle session di ★ :“No Plan”, “Killing A Little Time” e “When I Met You” che insieme a “Lazarus” formano 18 minuti di stravolgente e intensissima composizione bowiana. La stupenda “When I Met You” sembra suonata con i Sonic Youth, “No Plan” ci trasporta in un luogo dello spazio senza gravità in cui non c’è più musica, nessun rimpianto per la propria vita, mentre “Killing A Little Time” è il furioso conto alla rovescia del proprio tempo esistenziale, della perdita progressiva del proprio essere, del digradarsi della propria luce: “I’m falling, man, I’m choking, man, I’m fading, man, just killing a little time”. Per il valore del secondo CD il Lazarus cast album è senza dubbio da acquistare, a occhi chiusi.

E’ ovvio che “No Plan”, “Killing A Little Time” e “When I Met You” non sono affatto gli ultimi tre brani in studio del Duca. Sappiamo, secondo quanto ha dichiarato Donny McCaslin al Rolling Stones (14 Gennaio), che sono in tutto 16 i brani registrati dalle session di ★ come: “Wistful”, “Somewhere”, “When Things Go Bad”, “Blaze”, pronti per la versione EXTRA di ★; mentre secondo Tony Visconti (ma anche secondo Brian Eno), dopo le registrazioni di ★ David Bowie aveva in progetto un altro album sulla scia di Outside con la registrazione di 5 nuovi pezzi già pronti. Tuttavia queste cose avranno il loro senso quando avremo, pian piano, in mano tutto il lascito di Bowie, e che prevede a scadenza annuale (come per The Gouster album del ‘74 uscito solo quest’anno), album di rarità, extra tracks, inediti, covers, live ed altro provenienti dalle varie ere dei suoi cinquant’anni di carriera musicale. Ma ritorniamo ad oggi ed al Lazarus cast album.

Sempre come un pioniere di altre spazialità umane Bowie ha saputo oltrepassare e abbattere i confini culturali della nostra mente, mettendoci di fronte ad uno dei tabù più forti da pensare per i nostri tempi, il tabù della malattia e della morte. Addirittura, e per la prima volta nella storia, la morte di un artista Rock è stata commemorata dalla Santa Sede. In Lazarus dichiara di essere in Paradiso. Il nome Lazzaro significa “Dio aiuta”, Bowie si è trasfigurato facendo appello alla speranza cristiana della resurrezione dei figli di Dio. I figli della risurrezione, uguali agli angeli, sono eterni e non possono più morire. E come Gesù scoppiò in lacrime per la morte del suo amico Lazzaro, così noi bowiani abbiamo pianto tantissimo la morte di questo nostro amico-eroe immaginario che con il suo sound and vision ci donava spazio. Grazie ancora grande Duca per questo spazio, tutto quello che abbiamo sentito era vero. Grazie ancora per ★ e per averci messi così vicini ad una esperienza che non dimenticheremo mai, a contatto emozionale con la nostra mortalità terrena e con l’aldilà ultraterreno.

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