C'è una frase, che lessi tempo fa a proposito della sofferenza umana.

Non ricordo a chi appartenesse questa citazione, ma mi rimase impressa:

Nulla è più pericoloso di un uomo alle strette.

Nulla di più vero. La reazione umana ai soprusi quotidiani è irrazionale, inspiegabile. Non sai cosa aspettarti da te stesso alle strette, figurati dagli altri. La disperazione non segue logica ne meccanismi.

Il territorio vasto quanto pericolosamente importante in cui mi addentro è quello della discografia di David Bowie. Una delle mie canzoni preferite in assoluto è infatti una gemma nota all'interno dell'immortale Space Oddity.

Il giovane Bowie non ha nient'altro che la sua chitarra e un discreto seguito di ragazzi interessati al suo sviluppo musicale, quando incontra la danzatrice Hermione Farthingale negli studi della BBC, tramite l'amica in comune e coreografa Lindsay Kemp.

I due si frequentano, decidono di trasferirsi a Londra e fondare una band. Spettacoli improvvisati, cantautorato, poesie e mimi: una vera e propria carovana in stile circense per le strade inglesi del '68.

Il punto di rottura avviene quando la Farthingale decide di recarsi in Norvegia per prendere parte alle riprese di Song Of Norway.

La rottura (emozionale ed artistica) scatenò la genesi di molti testi dell'album, tra cui ovviamente, questa lettera aperta in omaggio alla storia giunta al termine.

Adesso, il motivo principale per cui il pezzo rientra di diritto tra i miei preferiti in assoluto, è l'empatia con la quale l'approccio ad esso prende vita. Il punto di vista del cantautore è un sentimento comune a tutti noi, che almeno una volta nella vita, abbiamo desiderato scrivere nient'altro che la purezza -mai banale- dei nostri pensieri a chi reputiamo degni di conoscenza.

Gli accordi che si susseguono delineano l'impulso e l'irrequietezza di chi non dorme e sta lì a scrivere e riflettere. Ad accompagnare le strofe, un giro splendido e molto fantasioso di note blu.

Blu come le vene di David che nella sfarzosità camaleontica del suo stile, inserisce senza vergogna un pezzo consistente di se.

Perché se veramente nulla è più pericoloso di un uomo alle strette, Bowie avrebbe potuto esprimere il dolore in due modi: Frustrazione o Filosofia.

Nonostante egli ammetta di piangere nell'oscurità: You cry a little in the dark, so do I

mette in luce il desiderio di riprovarci chiedendo: But did you ever call my name, just by mistake?

Le intenzioni possono non essere chiare poiché irrazionali nel contesto, tuttavia la magia celata dal pezzo sta proprio nella confusione di chi scrive la lettera. All'angolo, attende una reazione da se stesso.

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