L'inizio di Lodger (terzo album con Eno) è abbastanza insospettabile: Fantastic Voyage fra mandolini romantici e un'aria da filastrocca un po' retrò, sembra un'introduzione sommessa e non lascia immaginare niente di quello che succederà di lì a poco.
Ma ecco che arriva subito African Night Flight a confondere le carte; sotto le spoglie di uno scioglilingua posseduto si gettano subito le coordinate di un suono in bilico fra sperimentazioni da techno-giungla e nervoso rock occidentale... Intanto Byrne prende appunti.
Move On si presenta quasi acustica con strani cori e vocione baritonale per una melodia che sale in crescendo enfatica e disperata nel migliore Bowie style e si arricchisce sul finale di distorsioni e piano struggente (a proposito di sperimentazioni e ambiguità varie pare che Move On sia nata girando al contrario i nastri di All The Young Dudes).
Il viaggio prosegue con una Yassassin che fa tappa in un universo parallelo dove il reggae si suona in Turchia, mentre nel varco interdimensionale di Red Sails si prova a distillare una nuova essenza new wave incrociando una pimpante melodia un po' cinese con la ritmica motoristica dei Neu!
Avete un rapporto conflittuale con la disco music? Niente di meglio di quell'indecifrabile equivoco che è D.J. Appena l'intruglio vi entra in circolo non vi resta altro che seguire come zombi la ritmica ambigua e disturbata, la chitarra impossibile di Belew e le sviolinate andate a male di Simon House.
David (Jones), I'm only dancing!!!
"You Know Who I Am - he said!" non sappiamo se chi parlava fosse veramente un angelo o un diavolo o qualche altro fantasma, ma vorremmo tanto che questa figura tornasse a fare visita a Bowie e ispirargli ancora oggi pezzi così assolutamente memorabili come Look Back In Anger! Percussioni torrenziali, canto perverso e gelidi soffi di synth per una corsa a perdifiato di stazione in stazione in compagnia di Cristiane F. e dei suoi compagni di giochi.
Per riprendersi ci vorrebbe un bel boogie maliziosetto e frivolo di quelli che si facevano una volta. Sembrerebbe caro vecchio rock'n'roll quello di Boys Keep Swinging, non fosse per la cadenza un po'sghemba (il chitarrista alla batteria e il batterista al basso e vediamo cosa succede), e per le dissonanze incrociate di Belew-House. Quasi un dolcetto all'acido fatto con il DNA di Heroes (gli shoegazer di una quindicina d'anni dopo ringraziano).
"Un errore ripetuto tre volte diventa un arrangiamento", se poi lo ripetiamo per tutto un brano abbiamo Repetition: un semi apocrifo dei Devo in un'inedita atmosfera circolare e narcotica puntellata da un gommoso singhiozzo e dalle stonature dell'immancabile violino elettrico.
Fine del progetto e ritorno a casa: Red Money ovvero tornare sui propri passi iniziali e su quelli di qualcun'altro (Iggy ringrazia per Sister Midnight), alla faccia di chi dice che il rock è un eterno riciclaggio.
Dopo tante obliquità non resta altro che farsi una foto cartolina come testimonianza della propria disgregazione e spedirla a se stessi o a quel che ne rimane.
Prima che Mostri Terrificanti arrivino a bussare alla porta.
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