Contaminazioni Finali
ovvero il "thunder ocean" che nessuno si aspettava
Questa sera di metà ottobre è ideale per scrivere qualcosa su "Lodger". Bene, cominciamo. Dove eravammo rimasti?
Riassunto della puntata precedente: nel 1977 Bowie registra "Heroes", secondo album berlinese, e nel 1978 inizia il relativo tour "Stage", di cui abbiamo testimonianza in un doppio live. Dopo quattro mesi il tour si interrompe, ci troviamo a Montreux e...
Bowie decide di iniziare a lavorare su un nuovo disco, l'ultimo tassello della sua terapia, la prova finale della sua creatività rinata e delle sue capacità di autore innovativo. So bene che la maggior parte dei fan e degli esperti considera "Lodger" un lavoro minore e deludente, secondo me invece non tradisce le aspettative, e ora cerco di spegarvi il mio punto di vista.
L'ultima volta che ci siamo voltati abbiamo visto l'artista correre urlante per le strade di Berlino in una condizione mentale, spirituale e fisica completamente sconvolta: ha abbandonato quasi definitivamente il conforto della cocaina ed è stato elevato nuovamente ad idolo per le sue strade elettroniche. A causa del vuoto e del pieno creato rischia una ricaduta nelle vecchie dipendenze immagine-mitologia-droga e in una possibile mancanza d'ispirazione. Qui sta tutto il senso di "Lodger": questo disco è una nuova svolta, un'altra fuga, in un certo senso ancora più estrema di "Heroes". Bowie riscopre la forma-canzone e la struttura classica del pop-rock, ma quello che ci offre non è un raffinato disco di canzoni. Il cantante insieme a Brian Eno (ma la forza del sodalizio si sta esaurendo) e al nuovo chitarrista Adrian Belew stravolge ancora una volta il senso della musica e propone qualcosa di completamente diverso a tutto ciò che potevamo aspettarci da lui. Credevate in un nuovo disco metà cantato e metà strumentale? Spiacenti! Vi aspettavate una semplice raccolta di canzoni che ristabilisce l'ordine normale delle cose? Ancora spiacenti!
L'oscuro equilibrio berlinese si dissolve in dieci canzoni straordinarie, destabilizzanti, dai mille profumi e dalle mille contaminazioni. In "Lodger" ci potete trovare tutto ciò che finora non potevate neanche immaginare, per esempio il pop disperato eppure arioso di "Fantastic Voyage". E proprio un fantastico viaggio è questo cd, perchè tra gli inserimenti etnici troviamo il notturno e velocissimo delirio esotico di "African Night Flight" o il reggae turco di "Yassassin". E nella coinvolgente "Move On" mi pare di sentire il cori di "All The Young Dudes" al contrario che ci invitano nuovamente a intraprendere il cosidetto viaggio, ovvero lo spostamento verso i ritmi indiavolati di "Red Sails" o la critica di "D.J.", "la mia naturale reazione alla musica disco", brano ironicamente anti-occidentale, anti-commerciale, anti-Bowie!
Ma se proprio volete tornare su sentieri relativamente più convenzionali, allora sparatevi a massimo volume le perle "Look Back In Anger" e "Boys Keep Swinging", due dei singoli più originali ed energici del nostro. Le chitarre corrono fuori dai binari e creano percorsi impazziti, la voce del cantante raggiunge altezze e profondità da apocalisse elettropop. Mentre Gary Numan sale in classifica con atteggiamenti "Heroes" e si sveglia tutta la new wave pop, Bowie si è già mosso altrove e distrugge ogni convenzione ed ogni immagine passata, ironizza sulla nuova gioventù e su ciò che lui stesso era, cosa che si realizzerà in maniera più evidente nel seguente "Scary Monsters And Super Creeps"... e quando crediamo di aver sentito tutto, ecco in arrivo il blues ipnotico di "Repetition".
Il disco, e in generale l'esperienza "berlinese", si chiude (ma è veramente chiusa?) con "Red Money", ballata meccanica sorella di "Sister Midnight" (Iggy Pop) che secondo me riprende di nascosto gli stilemi di "Low". Ma se cercate la circolarità musicale e tematica rimarrete delusi perchè è proprio qui che si denuncia il "progetto cancellato che cade centrale". "Puoi sentirlo cadere? Come una malattia nervosa, ed è stata là per tutto questo tempo, cadrà dal cielo". Lo sentiamo bene, ma non per troppo, perché è il momento di abbattere il Muro... del suono; Berlino ha dato tutto quello che poteva dare, la musica è cambiata per sempre. Il rock è ancora rock? La salvezza è tale quando l'innocenza è persa? A chi tocca la responsabilità di decidere fino a che punto una canzone è una canzone? La divergenza con Brian Eno ormai è totale, qui David Bowie ci suggerisce una risposta opposta a quella evitata da me nella recensione di "Taking Tiger Mountain (By Strategy)": "Such responsability it's up to you and me". Dicendolo si volta, cambia strada e con la coda dell'occhio riusciamo a catturargli un sorriso beffardo...
da "Look Back In Anger"
"You know who I am," he said
The speaker was an angel
He coughed and shook his crumpled wings
Closed his eyes and moved his lips
"It's time we should be going"
ps: come ho già scritto alla fine di "Low" e "Heroes", propongo l'approfondimento di "Uncut" dal titolo "Trans-Europe Excess", visitabile a queste pagine per gentile concessione di velvet goldmine :
uncut 1
uncut 2
uncut 3
uncut 4
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