Premessina

Sarà che ho sempre avuto simpatia per i canti goliardici e per le mascherate, che ho iniziato ad amare sin da giovanissimo questo genere: il glam-rock, (da glamourous, seducente) come movimento musicarello giovanile fu rappresentato da una serie di cantanti e gruppi carnascialeschi che dominarono le classifiche dai primi anni 70 fino al punk.

Finiti i sogni flower-power e tutta l'utopia hippie col Vietnam, Altamont e le morti per droga, arrivò il tempo di eroi senza bandiera; occorreva dell'altro perché il linguaggio della musica giovanile potesse perpetuarsi.

I canoni dei '70 imponevano un'approccio diverso dai 60 su tutti i fronti: chi andava ad un concerto rock si aspettava sempre molto di più rispetto al pubblico del decennio prima: dai vestiti sgargianti -perché sennò da lontano non si vede il gruppo-, fino a luci e amplificazione sempre più potenti, etc.etc. Il pubblico poi era cambiato. Il teen-ager dei '60 era cresciuto con il rock and roll e il beat, nati da una ribellione inconscia degli adolescenti, e fino al 1967/68 quando divenne ancora più marcato il rifiuto cosciente dei valori tradizionali e la nascita di valori alternativi- sottocultura della droga come allargamento della coscienza, ribellione politica, pacifismo, misticismo,etc,etc.-

Il teen-ager dei '70, più ricco del decennio precedente è bombardato dai miti del riflusso, libertà sessuale, mass-media, tecnologia e consumismo che lo imbavagliano in un limbo dorato di eterno Peter Pan lontano da politica e ideologie: un barlume di malessere adolescenziale e di ribellione verrà trovato nel ballo in maschera del glam rock, ossia il vecchio rock tirato a nuovo contaminando le precedenti esperienze musicali con l'hard-rock, l'elettronica, coreografie e scenografie teatrali. Visto che in questo genere spesso l'estetica più che la musica la faceva da padrone, credo si debba prendere in considerazione anche il problema della maschera.

A quale ambito rimanda la maschera? A quello delle forze vegetative della natura? Al mondo degli animali, delle loro energie vitali, del loro significato simbolico? O al mondo dei morti: è una personificazione del morto? La maschera infatti assimila il suo portatore al soggetto di cui prende le fattezze, qualunque esso sia. Subnaturale o supernaturale, mascherarsi è un bisogno antichissimo dell'umanità, un rito dei periodi di passaggio. Nella preistoria ,mascherarsi da animali permetteva ai cacciatori primordiali di mimetizzarsi e sorprendere la preda, ma anche di assumere ritualmente, con l'aspetto, anche poteri e qualità attribuiti a certi animali.. La maschera dava il modo di assumere l'identità di altri esseri umani e addirittura esseri sovrumani o mitici, con tutte le possibilità narrative, mistiche e mistificatorie che a quella maschera si collegavano e di cui il Carnevale celebra la memoria. Nel mondo pagano l'abitudine di mascherarsi in massa apparve nei Saturnali e nei Baccanali, divenute poi meno licenziose nel Carnevale cristiano. Il ricorso a suoni parossistici era frequente nelle feste di carnevale, che vedevano protagoniste maschere di uomini selvatici, assumendo così delle valenze fortemente simboliche, quasi a voler evocare un caos primordiale, quel caos pandemico dei più antichi riti pagani. Anche Leonardo da Vinci ci dà una testimonianza rinascimentale con le maschere de gli "omini salvatichi" , maschere e costumi disegnati per la festa di Galeazzo di Sanseverino tenutasi a Milano nel 1491.

La maschera della musica popolare non può essere che quella di Dioniso, che mitologiacamente è tutt'uno con Ade-Plutone, come affermava Eraclito, ed è quindi un presagio di morte, in cui il cantante - profeta non è più il messaggero- bardo di una generazione di giovani, ma un jolly di  massa senza corte , una sorta di "profeta" generazionale, e più spesso un rock-cantautore,o  un degenerato trickster elettronico,  estraniato e modaiolo, intellettuale e guitto, che canta messaggi spesso mistificatori.

In quell'immaginario giovanile che oggi sembra lontanissimo Dylan, Hendrix, Morrison e Lennon furono assimilati dei profeti crocifissi, (Dioniso-Cristo smembrato quindi); in misura minore si può citare Mick Jagger, e ancora da quantificare la meteora Syd Barrett, il cui culto strisciante è divenuto una sorta di religione elitaria, alimentata ad arte dagli stessi Pink Floyd

Nel rock, talvolta anche nel progressive rock, si esasperò quindi l'aspetto teatrale, la messa in scena en travesti e così alla ribellione studentesca subentrò la rivolta estetica, e all'impegno si sostituì il narcisismo, e il culto dell'ego, della rock-star, che finì per produrre l'anarchia punk da un lato e il riflusso della disco dall'altro, prima che l'house music, dance e super-pop pian piano togliessero ogni nicchia ecologica al rock, relegandolo oggi a fenomeno di folklore.

David Bowie: Rise And Fall of Ziggy Stardust (1972)

Dopo il folk spaziale -misto tra Donovan-Dylan-Barrett -di Space Oddity (I°l.p), il ciclo titanico della scalata al successo di Bowie era iniziato con The man who sold the world (1971) - un sulfureo album metallaro/elettronico, forse uno dei suoi migliori lavori di sempre...Se vi capita dateci un'origliata, sembra di sentire un Dylan allucinato che canta su una musica dei Black Sabbath un po' più raffinata. Bowie fu costretto a comprarsene personalmente migliaia di copie rimaste invendute, per evitare il tracollo. La schizofrenia compositiva del nostro comincia da qui, passa per la pop art -lounge-fricchettona di Hunky Dory (1972) e giunge all'apice con il fumettone sci-fi /hollywoodiano di Ziggy Stardust e i suoi Spiders from Mars, ispirata alla storia più o meno vera di una rock star dei ?50. Gli arrangiamenti sono del George Martin di Bowie, Ken Scott, le chitarre violente e mellifue di Mick Ronson, la voce di Bowie al suo massimo narcisismo, quasi adolescenziale e fastidiosa, un fritto misto canoro di adenoidi di Neil Sedaka (eh sì! accattate-ville e sentite, del resto al nostro piaceva Tony Newley ) e nasi di Dylan e Lennon : Five years apre la rock-opera fantascientifica, con un tempo di valzer innestato su un classico slow anni 50...ne esce una nenia funebre: mancano 5 anni alla fine del mondo e Ziggy sta arrivando sulla terra come un messia lebbroso per le folle adoranti. Il protagonista, - osserva la gente nei supermercati, i poliziotti, i ragazzi, e la sua lei che succhia milkshakes tutta sola - (Ah, se un gruppo italiano dei '70 avesse avuto queste licenze poetiche, sai le critiche di qualunquismo...).Ad accentuare l'effetto alieno, Bowie ha l'ugola raddoppiata con riverbero spaziale un'ottava sotto, effetto che riutilizzerà su diverse canzoni, fino ad Ashes to ashes e credo che l'antesignano fu ancora Barrett con i P.Floyd su The Gnome.

Le chitarre e il glissato degli archi chiudono roboanti il crooning emozionante e ben recitato di Five Years, che t'arriva la deliziosa Soul Love, una ballad sambata con cantilene beatlesiane. Dopo c'è Moonage daydream che dilata le ballate glam-spaziali di Bolan con Mick Ronson a cui và tutto il merito del trasognato assolo finale con una nota di chitarra supersaturata -prodromo di Heroes- condita con glissando di psico-violini stile Fool on the hill dei Beatles. Spiccano poi la lennoniana Starman - quello Star----meeeen mi suona così Beatles ma così Beatles che so tentato di credere a un furtarello della strofa iniziale di Got to get into my life...Mah cmq chapeau per l'invenzione) ; poi segue una cover del gospel blues It ain't easy che mi lascia un po' perplesso come scelta, cioè che centra ? Lato B del vinile, che suona meglio del Cd: avevo un vinile di Ziggy che suonava d'un bene...: Tempo delle mele ouverture con Lady Stardust, dedicata a Bolan, quindi i rock'n roll vertiginosi di Hang on to yourself -bella prova, quasi pre-punk-, l'autoincensante Star - la title track Ziggy Stardust -venne rifatta cattivissima dai Bauhaus- lo street-rock di Suffragette City e il finale autodistruttivo-titanico di Rock'n Roll suicide. Rispetto ad altri concept-album del periodo, Ziggy Stardust è talmente teatrale che alla fine non si capisce se Bowie ci crede o ci fà- tuttavia è così entusiasmante "to play the part". Teatro, mimo, zeppe, costumi hollywoodiani, fino al make-up di La Roche per la copertina di Aladin Sane: i tour consacrano Bowie la stella del rock più futurista e multimediale, sempre in anticipo sui tempi. E attraverso il rock si apriranno le porte del cinema, del musical Diamond Dogs, della disco-music con Moroder, della prima new-wave con Eno, dei videoclip...Mick Ronson si darà alla carriera solista e farà due cover di canzoni italiane, Battisti, Io vorrei non vorrei ma se vuoi e Io me ne andrei di Baglioni.  Una nota dolente sul nostro Starman "abituato" alle astronavi: in tournéé si spostava solo in treno o in nave perché aveva paura dell'aereo! (sic)

Altra cosetta negativa, purtroppo và segnalata e questa è la sede giusta: il Bowie anni ?80 ha finito per seppellire le belle cose dei 70, il voler inseguire, da Scary Monsters in poi, tutte le mode e a tutti i costi pur di fare la pop-star, e il non trovà pace-anche a costo di cadute di stile clamorose, fino a riciclarsi nella tecno più becera, nel rap-con Mickey Rourke (!) sull'orrido Never let me down-, fino ad abbandonare a metà un concerto in Italia negli anni 90 per scarso pubblico...English Style o Zero Style, Boh! : eppoi, dico, ma come  si fà a sessant'anni suonati ad accettare di andare allo squallido show di Celentano e impostare un demenziale dialogo tra sordi con alterco finale...Ziggy è trapassato, waiting in the sky, e quaggiù rimane il suo mitico costume, quello della copertina...Lo puoi vedere al Rock And Roll Hall Of Fame and Museum in Cleveland...o a casa mia -ammesse solo donne però visto il personaggio- è una copia identica del famoso pitonato argenteo di Ziggy:lo presi a una svendita di abiti per lo spettacolo che ho utilizzato per suonare ad una festa di  carnevale ...e m'hanno  scambiato per uno dei Duran Duran. Sic transit gloria mundi.

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