David Bowie: Rise And Fall of Ziggy Stardust (1972)

Dopo il folk spaziale -misto tra Donovan-Dylan-Barrett -di "Space Oddity" (I°l.p.), il ciclo titanico della scalata al successo di Bowie era iniziato con "The man who sold the world" (1971) - un sulfureo album metallaro/elettronico, forse uno dei suoi migliori lavori di sempre...Se vi capita dateci un'origliata, sembra di sentire un Dylan allucinato che canta su una musica dei Black Sabbath un po' più raffinata. Bowie fu costretto a comprarsene personalmente migliaia di copie rimaste invendute, per evitare il tracollo. La schizofrenia compositiva del nostro comincia da qui, passa per la pop art -lounge-fricchettona di "Hunky Dory" (1972) e giunge all'apice con il fumettone sci-fi /hollywoodiano di "Ziggy Stardust" e i suoi Spiders from Mars, ispirata alla storia più o meno vera di una rock star dei ‘50. Gli arrangiamenti sono del George Martin di Bowie, Ken Scott, le chitarre violente e mellifue di Mick Ronson, la voce di Bowie al suo massimo narcisismo, quasi adolescenziale e fastidiosa, un fritto misto canoro di adenoidi di Neil Sedaka (eh sì! accattate-ville e sentite, del resto al nostro piaceva Tony Newley ) e nasi di Dylan e Lennon :

Five years apre la rock-opera fantascientifica, con un tempo di valzer innestato su un classico slow anni 50...ne esce una nenia funebre: mancano 5 anni alla fine del mondo e Ziggy sta arrivando sulla terra come un messia lebbroso per le folle adoranti. Il protagonista, - osserva la gente nei supermercati, i poliziotti, i ragazzi, e la sua lei che succhia milkshakes tutta sola - (Ah, se un gruppo italiano dei '70 avesse avuto queste licenze poetiche, sai le critiche di qualunquismo...).

Ad accentuare l'effetto alieno, Bowie ha l'ugola raddoppiata con riverbero spaziale un'ottava sotto, effetto che riutilizzerà su diverse canzoni, fino ad Ashes to ashes e credo che l'antesignano fu ancora Barrett con i P.Floyd su The Gnome.

Le chitarre e il glissato degli archi chiudono roboanti il crooning emozionante e ben recitato di Five Years, che t'arriva la deliziosa Soul Love, una ballad sambata con cantilene beatlesiane. Dopo c'è Moonage daydream che dilata le ballate glam-spaziali di Bolan con Mick Ronson a cui và tutto il merito del trasognato assolo finale con una nota di chitarra supersaturata -prodromo di Heroes- condita con glissando di psico-violini stile Fool on the hill dei Beatles. Spiccano poi la lennoniana Starman - quello Star----meeeen mi suona così Beatles ma così Beatles che so tentato di credere a un furtarello della strofa iniziale di Got to get into my life... Mah cmq chapeau per l'invenzione) ; poi segue una cover del gospel blues It ain't easy che mi lascia un po' perplesso come scelta, cioè che centra ? Lato B del vinile, che suona meglio del Cd: avevo un vinile di Ziggy che suonava d'un bene...: Tempo delle mele ouverture con Lady Stardust, dedicata a Bolan, quindi i rock'n roll vertiginosi di Hang on to yourself -bella prova, quasi pre-punk-, l'autoincensante Star - la title track Ziggy Stardust -venne rifatta cattivissima dai Bauhaus- lo street-rock di Suffragette City e il finale autodistruttivo-titanico di Rock'n Roll suicide.

Rispetto ad altri concept-album del periodo, "Ziggy Stardust" è talmente teatrale che alla fine non si capisce se Bowie ci crede o ci fà, tuttavia è così entusiasmante "to play the part". Teatro, mimo, zeppe, costumi hollywoodiani, fino al make-up di La Roche per la copertina di Aladin Sane: i tour consacrano Bowie la stella del rock più futurista e multimediale, sempre in anticipo sui tempi. E attraverso il rock si apriranno le porte del cinema, del musical Diamond Dogs, della disco-music con Moroder, della prima new-wave con Eno, dei videoclip... Mick Ronson si darà alla carriera solista e farà due cover di canzoni italiane, Battisti, Io vorrei non vorrei ma se vuoi e Io me ne andrei di Baglioni. Accattateville!

Una dolente sul nostro Starman "abituato" alle astronavi: in tournéé si spostava solo in treno o in nave perché aveva paura dell'aereo! (sic)Una cosetta negativa, dopo tanta polvere di stelle, purtroppo và segnalata e questa è la sede giusta: il Bowie anni ‘80 ha finito per seppellire le belle cose dei 70, il voler inseguire, da "Scary Monsters" in poi, tutte le mode e a tutti i costi pur di fare la pop-star, e il non trovà pace-anche a costo di cadute di stile clamorose, fino a riciclarsi nella tecno più becera, nel rap-con Mickey Rourke e allora chiama che ne so, pure Andrea Mingardi (!) -sull'orrido "Never let me down"-, fino ad abbandonare a metà un concerto in Italia negli anni 90 per scarso pubblico... English Style o Zero Style, Boh! : eppoi, dico, ma come cazzo si fà a sessant'anni suonati ad accettare di andare allo squallido show di Adriano Celentano e impostare un demenziale dialogo tra sordi sui prioblemi del mondo con alterco finale...

Ziggy è trapassato, waiting in the sky, e quaggiù rimane il suo mitico costume, quello della copertina... Lo puoi vedere al Rock And Roll Hall Of Fame and Museum in Cleveland... o a casa mia io faccio da cicerone -ammesse solo donne però visto il personaggio- dove insieme ai costumi del Sgt.Pepper presi a una svendita ho una copia del pitonato argenteo di Ziggy che ho utilizzato per suonare ad un carnevale paesano anni fa. Sic transit gloria mundi.

 

Valerio Rivoli

 

 

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