C'è molto freddo qui alla stazione, sto aspettando un treno in questa giornata grigia ed invernale, non so dove vado, ho solo voglia di fare un giro: eccolo che arriva fumante e rumoroso. Salgo in carrozza, metto il walkman e mi ascolto per l'ennesima volta "Station to Station", inevitabilmente penso al Duca Bianco che con quell'album nasceva, che nel 1976 stava male, molto male e probabilmente anche lui un giorno salì su un treno per staccare un'attimo la spina, per non pensare più a niente ed a nessuno, finendo col scrivere queste sei perle cariche di nostalgia e solitudine.

Anni pesanti quelli David, carichi di angosce e cocaina, di deliri come tu ci fai capire fin dalla title-track, canzone monumentale e stilisticamente perfetta dall'intro lento e crescente, fino al più movimentato finale, posta subito ad inizio album: trovo in questo pezzo tutto il repertorio fin li proposto, ottima transizione tra il passato ed il lì imminente europeo futuro. La più calma "Golden Years" ci accompagna in territori soul già affrontati nel precedente "Young Americans", canzone morbida e leggera, unico tratto di luce nel buio totale dell'album che ritorna a sfiduciarsi in "Word on a Wings", vera e propria preghiera di aiuto a Dio, un ultimo appello alla religione affinchè possa aiutarlo dalla cocaina, un'immagine agghiacciante ma allo stesso tempo meastosa. "Stay" tratta il tema degli incontri casuali tra le persone, uno spaccato sui rapporti umani; musicalmente è il "pezzo più forte" dell'album, un brano che ancora oggi viene proposto in sede live essendo un funk-rock molto coinvolgente ma che per chi scrive viene ricordato per la grande prova vocale di Bowie, qui più Duca Bianco che mai. Menzione a parte per la sperimentale "TVC 15" brano che sembra anticipare le sonorità che verranno già con "Low" e nella seguente triologia berlinese. Chiude questo capitolo "Wild is the Wind" ballata di Tiomkin coverizzata in maniera ineccepibile da Bowie che dona alla canzone quell'aurea unplugged e la romanticizza con la sua maiuscola voce.

Finisce il viaggio, si può scendere dal treno e si può riflettere. Si riflette su ciò che si è appena vissuto: c'è molta carne da mettere al fuoco, c'è il dolore personale di un malessere interiore che è ossessione, una persona che sta vivendo il punto più basso esistenziale, ma non artistico visto il grande risultato, un ponte che collega quello che è stato e quello che verrà, infatti a mio parere con "Station to Station" ha inizio il momento migliore del Duca che attraverserà cinque album fino a "Scary Monsters".

Si fanno le valigie, ora si salta sull'aereo con destinazione Berlino, ha inizio una nuova epoca.

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