L'immagine di David Lee Roth è indissolubilmente legata ai Van Halen, di cui è stato colonna portante quasi al pari dello stesso Eddie; purtroppo il sodalizio non ha retto all'infinito, la rivalità tra i due alla lunga ha fatto implodere la band, che vide come una vera e propria lesa maestà il primo tentativo di lavoro solista di David, ovvero "Crazy from the heat", un EP di sole 4 tracce che però riscosse un notevole consenso. A quel punto la band cacciò in malo modo il povero David, che ad onor del vero ammirava talmente tanto Eddie da spingere in prima persona per chiamare la band "Van Halen" anziché "Mammoth". David fu decisivo nel creare la leggenda Van Halen, timbro di voce molto potente, grandissimo carisma e grande personalità, oltre che grandissima presenza scenica sia nei live che nei video clip, durante i quali sprigionava un'energia incredibile. Il suo successore Sammy Hagar veramente risultò a mio avviso totalmente fuori luogo, nemmeno lontanamente avvicinabile all'immensa qualità del precedessore.
La voglia di rivincita di David dev'essere stata veramente alta, visto che ha pensato bene di giocarsi l'Asso di denari nello scegliere il chitarrista della sua band, ovvero nientemeno che Steve Vai, di certo non un Signor Nessuno. Altro ingaggio da urlo fu quello di Billy Sheehan al basso, per ironia della sorte soprannominato l'Eddie Van Halen dei bassisti; è parsa da subito evidente la volontà di David di creare un vero e proprio Dream Team al suo servizio.
Va comunque chiarito che il fantasma di Eddie non si materializzò mai all'interno della band, David finalmente poteva essere il capo supremo senza nessuno a contrastarlo, un vero e proprio Lider Maximo, e intelligentemente non provò mai ad imitare o comunque a tentare di replicare il sound Vanhaleniano. Dopo il primo album "Eat 'em and smile" ecco che nel 1988 viene sfornato questo "Skyscraper" che vado a recensire. Rimane il caratteristico sound pop rock, un po' più leggero rispetto all'epoca VH, il tutto molto gradevole, questo Skyscraper risulta tecnicamente impeccabile, ottimamente costruito, ma manca inevitabilmente della magia degli esordi, quasi come se un artista riuscisse a disegnare un capolavoro una volta, ritentando invano successivamente ma anzi allontanandosene sempre di più. Si ha quasi l'impressione di troppa perfezione tecnica e mancanza di quel sound ruvido, grezzo ma esplosivo che si adattava così perfettamente alle caratteristiche di David. I 41 minuti scorrono comunque benone, non mancano le track che diventeranno anche dei singoli di successo, come "Just like paradise", "Stand up" o come la stessa track di apertura "Knucklebones". Tutto perfettamente costruito, impeccabili le prestazioni dei fuoriclasse in campo, colori e armonie ottime, virtuosismi in abbondanza, ma forse manca un'anima profonda a questo disco per arrivare veramente ad emozionare fino in fondo come le grandissime qualità di David richiederebbero e meriterebbero. Sarebbero state più interessanti atmosfere e sound più grezzi, meno sound da cabaret seppur di indubbia classe e pregevolissima fattura. Il successo in termini di vendite arriverà comunque corposo, sulla scia dell'immensa popolarità acquisita precedentemente da Diamond Dave, i risultati ci saranno eccome, io non saprei se consigliarlo o meno, è un'opera gradevole che ogni tanto ascolti così un po' sopra pensiero, ma ogni volta mi risulta impossibile evitare il paragone con il suo disco di esordio Van Halen del 1978, tramite cui Dave ed Eddie in coppia stupiranno e conquisteranno il mondo.
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