Esistono dischi ed esistono torture, le più mostruose e inconcepibili.
In Cina esisteva la leng'tchè, da cui i Naked City hanno preso il titolo di un album (mamma quante ne so, più di caz), ma il beat goes on... dicevo la suddetta tortura consisteva nel sottrarre al corpo dell'uomo, vivo, un pezzo alla volta fino alla morte.
L'uomo suddetto veniva narcotizzato con dosi altissime di oppio: esiste una foto con questo tipo fatto a pezzi che guarda estatico il cielo... in estasi. Controsenso eh?
A me dei citazionismi e dei fighettismi presenti in questa sede non frega una beneamata mazza, e tornando al disco posso dire che la suddetta tortura al confronto è una passeggiata in una valleverde, quella delle scarpe, con lo svantaggio che l'oppio non è incluso nel prezzo.
Due coglioni estremamente rigonfi finiscono coll'esplodere sulla tastiera mentre scrivo ascoltando questa opera geniale, parto di un masturbatore mentale che al confronto il peggio citazionista presente tra questa pagine è un divertentissimo compagnone.
Ora, non mi frega neanche di citarvi i titoli delle canzoni, tanto le sapete, onanisti!
Vi dico che a tutti quelli che lo difendono, come sicuramente farebbe caz, glielo farei mangiare, risputare, ascoltare, rimangiare ed ascoltare ancora... la cura Ludovico del sistema gastrointestinale per critici musicali frustrati che critici non saranno mai, ma neanche altre cose se è per questo.
Un disco chew è un coacervo di lagne protratte fino alla nausea... ad nauseam, ad nauseam chiaro?
Ripetizioni, note prolungate fino al prolasso della mitrale e noia che renderebbe giustizia a tutti i mortacci che attendono dalla notte dei tempi il giorno del giudizio.
Così anche noi ci possiamo sentire un pò morti e annoiarci, a morte, con questo bel dischettino che ripete per tutto il tempo "the gooooood sooooooooooooooooooon, in, the vallllleeeeeey"... pausa e nota... altra pausa... pause; minimalismo che si infrange su queste balle enormemente più fruttuose e fruttifere delle vostre, e sapete a chi mi riferisco.
Uccidete David Sylvian.

Elenco tracce samples e video

01   Blemish (13:42)

02   The Good Son (05:25)

03   The Only Daughter (05:28)

04   The Heart Knows Better (07:51)

05   She is Not (00:45)

06   Late Night Shopping (02:54)

07   How Little We Need to Be Happy (03:22)

08   A Fire in the Forest (04:14)

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Altre recensioni

Di  Cleo

 "La sua sempre calda e avvolgente voce quasi recita una litania su ipnotiche distorsioni elettroniche per 13 meravigliosi minuti."

 "La ricerca e la sperimentazione, le sue grandi passioni, sono al massimo dell'esaltazione."


Di  vanamente

 Blemish non è nient’altro che un puro esercizio di stile per un artista che ama a tal punto ascoltare la propria voce da perdersi per 13 interminabili minuti in nenie ipnotiche e insopportabili.

 David Sylvian non è più un artista, è un autoreferenzialista che si autocita, fino a fagocitarsi completamente.